La
mostra promossa dall’Associazione Anassilaos, e curata
da Antonio Sollazzo, presenta una antologia fotografica volta
a puntualizzare non tanto un evento, ma per tributare un ennesimo
atto d'amore per questo figlio della chiesa reggina, un sacerdote
santo, innamorato di Dio, della sua terra di Calabria e della
sua gente.
La mostra, infatti,
oltre a raccontare fatti ed eventi, attraverso la sequenza
di immagini fotografiche non pregevoli artisticamente, anche
se curate molto bene a livello espositivo, rappresenta una
preziosa fonte di documentazione storica, ci offre il volto
del protagonista, il nascere e il dispiegarsi della congregazione
da lui fondata, e uno spaccato antropologico e socioambientale
del tempo. Anzitutto i luoghi, Chorio di S. Lorenzo, il Seminario,
la collina degli Angeli, la salita S. Marco, il Rione Spirito
Santo, e poi le figure dei vescovi, dei sacerdoti, di autorità
civili, ma soprattutto gente povera, bambini, fanciulle, masse
popolari, tutti a lui legati dalla fama di santità.
Si potrebbe definire
la mostra, uno spaccato orizzontale che descrive persone e
luoghi legati alla figura di P. Catanoso, e quindi una scrittura
biofotografica costruita con la logica della vicenda, che
la riproduce e la riorganizza.
La documentazione è
arricchita di valori storici legati non solo al passato ma
anche al presente. Lo schema narrativo, il ritmo che scandisce
questa storia, umile e grande insieme, dell’asinello
di Dio, non poteva trascurare, certamente, la descrizione
dei momenti celebrativi, di quegli eventi ampiamente presentati
nei giornali locali e nazionali, come l’apertura del
processo e la sua conclusione trionfale a Roma in Piazza S.
Pietro con la Beatificazione. Ma l’escursione espressiva,
che ci propone immagini apparentemente diverse, ma compositivamente,
strutturalmente, ideologicamente uguali, più che la
documentazione di un evento è una lettura dell'evento
muovendo da alcuni presupposti chiaramente segnalati dal motivo
stesso della mostra, spiegare la storia d’un’anima,
di una idea e di una presa di coscienza del grande tema di
fondo: Dio opera nella storia attraverso i suoi amici, i santi.
Potremmo chiederci
cosa ha giocato nella organizzazione concreta dei materiali
fotografici? Ciò che il momento colto dall'obiettivo
rappresenta, o meglio ciò che suggerisce, evoca, simboleggia?
Alcuni pannelli sono ampiamente spiegati dalle didascalie,
quasi per non far perdere a ogni avvenimento la sua storicità
o per colmare i vuoti nello svolgersi degli avvenimenti riprodotti.
Le immagini scorrono
come sequenza, dal luogo di nascita Chorio di S. Lorenzo 14
febbraio 1879, si condensano in una percezione istantanea
con i ritratti dei genitori o la foto di famiglia e poi gli
arcivescovi che lo hanno conosciuto, seguito e ammirato, alcune
istantanee che lo colgono ancora giovane prete con i fratelli
seminaristi, con don Orione, e poi subito già anziano,
con tanti confratelli sacerdoti, con i chierici , con le sue
suore, con le sue fatiche per la realizzazione della casa
madre e il progetto del futuro santuario. Altre foto provocano
il silenzio, si coglie solo la teologia del racconto, si trasformano
in preghiera dove c’è lui con il suo volto serafico
ed estatico, lì l'immagine nella realizzazione della
sua finalità comunicativa, cede il posto all’immaginazione.
Alcune fotografie attribuiscono rilievo, peso simbolico all'evento,
cariche di quella iconologia appunto che è storia ricostruita
( quando forzatamente indossa le insegne di Protonotario apostolico
nel 1961 nella ricorrenza del XIX centenario del passaggio
di S. Paolo a Reggio Calabria, o seduto accanto all’arcivescovo
Ferro con attorno le Suore Veroniche e il gruppo delle prime
vocazioni religiose, e i primi laboratori per fanciulle).
Altre sembrano muoversi dalla poetica dell'evento (la postulante
inginocchiata davanti al padre nell’atto di baciargli
la mano). Altre sono analisi, scrittura fotografica non didascalizzata
dalla parola: in queste foto riscopri le emozioni e la narrazione,
la mistica che le circonda e la realtà, la realtà
della sua morte e le esequie, la traslazione della salma nella
cripta e la sua definitiva dimora nell’artistica urna
nella navata destra del santuario del Volto Santo da Lui fortemente
vagheggiato, e il trionfale epilogo a Piazza S. Pietro dove
Giovanni Paolo II lo proclama, dinanzi a una immensa folla,
beato.
Altre volte a prevalere
è la comunicazione dei rapporti: Padre Catanoso con
Don Orione, con i vescovi, con alcune autorità, con
i chierici per i quali promoveva campagne di aiuto e dei quali
era stato padre spirituale e confessore, i parenti e le Suore
in occasione del suo 50° di Sacerdozio, gli orfanelli
di S. Antonio e della casa del Rione Spirito Santo. Un'escursione
espressiva, mossa a volte per andare alla concretezza della
lettura delle situazioni.
E anche se chiaro è
il rifiuto dell'antologia delle belle immagini che tanto infestano,
oggi, le mostre fotografiche e soprattutto la pubblicità,
le foto di questa mostra rappresentano solo potenziali sequenze
di una futura mostra permanente sulla vita e le opere del
Beato Padre Gaetano Catanoso, che fortemente auspichiamo si
faccia nel Salone del Santuario.
Le immagini della mostra
sono, per ora, solo sintesi sincronica di una narrazione del
cuore.
Giorgio Costantino
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