Il
padre Gaetano Catanoso, apparso sulla scena di questo mondo
nella borgata montana di Chorio appartenente alla Chiesa reggina
il 14 febbraio 1879, lasciò questa terra per il cielo
il 4 aprile 1963. La sua figura si potrebbe presentare all’occhio
di un osservatore profano e superficiale come una delle tante
figure di pastori d’anime che si sono, sì, sforzati
di adempiere con abnegazione e costanza il loro mandato di
salvamento, ma che tuttavia non si sono affatto discostati
dagli schemi consueti dell’attività pastorale.
La realtà è invece ben altra!
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Per
misurare, in quanto possibile, l’autentica statura soprannaturale
e le dimensioni spirituali di questo provvidenziale collaboratore
di Dio nell’annuncio del mistero della salvezza, occorre
abbandonare le apparenze esteriori, addentrarsi nel santuario
della sua anima, scrutare con diligenza le sorprendenti ricchezze
in essa racchiuse e insieme raffrontarle con la cospicua messe
di evangelici frutti da lui raccolta. Come ognuno sa, il servo
di Dio Gaetano Catanoso, nel dare applicazione alla sua multiforme
e risoluta azione pastorale entro l’ambito di responsabilità
confidatogli, per inscrutabile disegno della Provvidenza,
avvertì l’ispirazione, egli estremamente attento
a cogliere le voci che gli pervenivano dall’alto, di
prodigare una parte preminente delle sue cure al culto della
Passione di Cristo Signore nella sublime e insieme drammatica
espressione del suo Volto, convinto che in questo modo sarebbe
più efficacemente riuscito a conquistare larghi manipoli
di anime. Per anni interi infatti, si potrebbe dire per il
più notevole e laborioso periodo della sua missione
santificatrice, egli, da sé solo, senza collaboratori
e senza mezzi, ma con «l’assillo quotidiano»
dell’apostolo Paolo, che non accordava tregua al suo
spirito, curò e diffuse ovunque un pubblico foglio,
dedicato appunto al Volto Santo, in cui venne via via esprimendo
semplici ma ispirate e sostanziose elevazioni ascetiche, e
a un tempo promovendo benefiche iniziative intese soprattutto
a sovvenire i giovani chierici poveri nella loro preparazione
ai compiti del sacerdozio. Avviandosi con irrevocabile determinazione
sul terreno della Passione del Signore Gesù, il padre
Catanoso si trovò di conseguenza nel cuore del mistero
dell’Incarnazione redentrice, sospinto dalla sua fede
irradiante a fare alimento vitale della propria opera pastorale
ed apostolica le parole programmatiche che il Figlio di Dio
pronunciò entrando nel mondo: «Tu non hai voluto
né sacrificio né offerta, un corpo invece mi
hai preparato. Non hai gradito né olocausti né
sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo
— poiché di me sta scritto nel rotolo del libro
— per fare, o Dio, la tua volontà». Così
che egli, inserito ormai nel dinamismo del mistero pasquale
verso cui gravita la creazione nuova e perfetta dell’uomo
mediante la grazia divina che da esso fluisce, spesse volte
dovette, sulle orme dell’apostolo Paolo, anch’egli
provare la misteriosa ebbrezza soprannaturale sorgente dalle
parole: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono
più io che vivo, ma Cristo vive in me».
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