La coltivazione della vite in Calabria risale ai Greci, i quali, fin dall'VIII secolo a.C., individuarono sui litorali dell’Enotria – ossia “terra del vino” come chiamavano questa regione - le zone vocate alla vite e diedero impulso, con i loro vitigni e con le loro pratiche enoiche, a un’ottima produzione. La Calabria offre, inoltre, le prime testimonianze di una imponente e organizzata esportazione del vino verso nord e ovest. La viticoltura in Calabria continua ancora oggi a rivestire un ruolo fondamentale per l’economia della regione, con un patrimonio di varietà locali e tradizionali dalle quali si producono vini di elevata qualità.
Come si consuma
Il Verbicaro Bianco si serve in calici di media capacità a tulipano svasato a 8-10°C e si abbina ad antipasti di pesce e di verdure, a minestre e formaggi poco stagionati; il Verbicaro Rosso, da bere in calici bordolesi a 16-18°C, è particolarmente indicato per accompagnare carni bianche ripiene al forno, minestre molto ricche di sapore, oppure piatti di formaggi e salumi tipici della regione; il Verbicaro Rosato, da servire in calici di media capacità a tulipano ampio a 12-14°C, si sposa con i salumi e formaggi calabresi, le carni bianche, le minestre, i molluschi.
Come si conserva
Le bottiglie, per essere ben conservate, vanno tenute coricate in scaffalature di legno, al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un’umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo non si asciughi.
Come si produce
La metodologia produttiva utilizzata per la produzione del Bianco mira all’immediata estrazione del succo dal frutto, in maniera che la fermentazione riguardi solo la parte liquida. Nella vinificazione in bianco sempre più frequentemente la pressatura è effettuata direttamente su uve intere, quando non precedentemente pigiate, per separare il mosto dalle parti solide, riducendo al minimo la lacerazione delle bucce. Alla pressatura segue l’allontanamento delle particelle in sospensione o fecce, e la fermentazione del mosto pulito, a una temperatura massima di 20°C. Si procede, quindi, ai travasi per il definitivo illimpidimento del vino, il quale è, a quel punto, pronto per l’imbottigliamento.
La metodologia produttiva del Rosso può essere definita come la vinificazione con la vinaccia (costituita dalle parti solide dell’uva, bucce e vinaccioli) a contatto con il mosto durante la fermentazione, per estrarre parte delle sostanze in essa contenuta. In sostanza, l’uva viene pigiata e, nella maggioranza dei casi, diraspata, quindi posta in speciali recipienti per la fase di fermentazione e macerazione. Al termine della macerazione avviene la svinatura, che permette di eliminare dalla parte liquida le vinacce, ottenendo così il vino fiore. A questo punto il vino viene sottoposto a travasi per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene indirizzato all’affinamento e all’invecchiamento e infine stabilizzato e imbottigliato.
La metodologia produttiva del Rosato opera una fermentazione in bianco delle uve rosse, cioè senza macerazione delle vinacce, ma con il breve contatto con le vinacce del mosto fatto fermentare in bianco, dopo averlo separato dalle vinacce. Trattandosi di un tipo di vinificazione adottata per l’ottenimento di vini fini, occorrono pigiatrici diraspatrici che lavorino l’uva con molta delicatezza; il pigiato così ottenuto viene inviato nei fermentini, dove subisce una macerazione brevissima. Al termine di queste operazioni il vino fiore viene separato dalle vinacce e sottoposto a travasi, per separare la frazione limpida dalla feccia e per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene stabilizzato e, infine, imbottigliato |