Quello che prende nome da Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto è da sempre celebrato come un vino di altissima qualità. Quando l’imperatore Federico Barbarossa sbarcò a Sant’Anna con le sue truppe, vi trovò tali possibilità di vettovagliamento, ma soprattutto un vino così buono che decise di fare sosta nella contrada per ben sei mesi. Ma già molti secoli prima che nascesse il Sacro Romano Impero, Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto era stato il più importante centro della Magna Grecia per la produzione di frutta, e di uva in particolare. Il vino che si otteneva da tale uva serviva all’approvvigionamento di Crotone, ma soprattutto all’esportazione, che allora si spingeva fino a Creta e all’Egitto. La produzione di questo vino ebbe ulteriore impulso quando, agli albori del Cristianesimo, i Benedettini, impegnati nella divulgazione della parola di Cristo, iniziarono a costruire in quest’area monasteri, attorno ai quali proliferava la coltura della vite.
Il Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto esiste nelle tipologie Rosso e Rosato.
Come si consuma
Il Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, nelle tipologie Rosso e Rosato, da bere rispettivamente in calici bordolesi e a tulipano ampio a 16-18°C e a 12-14°C, è particolarmente indicato per accompagnare carni bianche e rosse oppure piatti di formaggi e salumi tipici della regione, minestre asciutte e in brodo, pasta e fave.
Come si conserva
Le bottiglie, per essere ben conservate, vanno tenute coricate in scaffalature di legno, al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un’umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo non si asciughi.
Come si produce
Per il Rosso la vinificazione avviene mettendo la vinaccia (costituita dalle parti solide dell’uva, bucce e vinaccioli) a contatto con il mosto durante la fermentazione. In sostanza, l’uva viene pigiata e, nella maggioranza dei casi, diraspata, quindi posta in speciali recipienti per la fase di fermentazione e macerazione, due fenomeni essenziali nel processo di vinificazione. Al termine della macerazione avviene la svinatura, che permette di sgrondare dalla parte liquida le vinacce, ottenendo così il vino fiore. A questo punto il vino viene sottoposto a travasi per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene indirizzato all’affinamento e all’invecchiamento e infine stabilizzato e imbottigliato.
La metodologia produttiva del Rosato opera una fermentazione in bianco delle uve rosse, cioè senza macerazione delle vinacce. Trattandosi di un tipo di vinificazione adottata per l’ottenimento di vini fini, occorrono pigiatrici diraspatrici che lavorino l’uva con molta delicatezza; il pigiato così ottenuto viene inviato nei fermentini, dove subisce una macerazione brevissima. Al termine di queste operazioni il vino fiore viene separato dalle vinacce e sottoposto a travasi, per separare la frazione limpida dalla feccia e per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene stabilizzato. Infine, il vino può essere imbottigliato |