1998
8
gennaio – San Giuseppe Jato. Continua il regolamento di
conti per il controllo dei traffici della zona. Assassinati
Salvatore Prestigiacomo e suo figlio Giuseppe, zio e cugino
del già “pentito” Balduccio Di Maggio. Due mesi più tardi
toccherà a un fratello del “killer collaboratore di giustizia”,
Emanuele Di Maggio.
15
gennaio – Esplode il “Caso Messina”. Nella città dello stretto
viene ucciso il medico e docente universitario Matteo Bottari.
Si dimette il sottosegretario all’Interno Angelo Giorgianni.
Febbraio
– Trapani. Muore per infarto il boss mafioso Calogero Minore.
13
febbraio – Al confine con la Svizzera viene arrestato il
boss Alfredo Bono.
19
marzo – Castellamare (Trapani). Assassinato Giuseppe Magaddino,
figlio di Gaspare, ucciso a sua volta nel 1983 nel Bronx.
12
aprile – Palermo. Per gli omicidi Montana, Cassarà e Antiochia
(1985) vengono condannati all’ergastolo, tra gli altri,
Riina, Provenzano, Michele Greco “il papa” e Bernardo Brusca.
14
aprile – Partinico (Palermo). Cattura del boss Vito Vitale.
12
maggio – Scarcerato per decorrenza dei termini, fugge in
Spagna, dove sarà nuovamente catturato più di un mese dopo,
Pasquale Cuntrera, uno dei maggiori trafficanti di droga.
8
giugno – Catania. Cattura di Turi Pillera, vecchio boss
della zona.
9
giugno – L’on. Gaspare Giudice (Forza Italia) è accusato
di associazione mafiosa.
12
giugno – Caltanissetta. La Corte d'Assise condanna all'ergastolo
Salvatore Riina e Mariano per l’assassinio del giudice Ciaccio
Montalto, avvenuto a Valderice (Trapani) il 25 gennaio 1983.
4
luglio – Toronto (Canada). Arresto di Alfonso Caruana.
4
luglio – Palermo. Per l’omicidio di Salvo Lima sono condannati
all’ergastolo, tra gli altri, Riina, Provenza, Aglieri e
Ganci.
3
agosto – Catania. In manette Vincenzo Santapaola, primogenito
di Nitto.
15
settembre – Palermo. Arrestato Mariano Tullio Troia, legato
ai corleonesi.
8
ottobre – Caccamo. Ucciso il sindacalista Domenico Geraci.
1999
12
gennaio – Agrigento. Catturato Giuseppe Fanara, capomandamento.
20
gennaio – New York. Arresto di Rosario Spatola.
23
gennaio – Caltanissetta. Al termine del processo d’Appello
per la strage di Via D’Amelio viene confermato l’ergastolo
solo per Profeta. La corte crede alla ritrattazione del
“pentito” Scarantino.
29
gennaio – Palermo. Cattura di Salvatore Di Gangi.
19
febbraio – Il “superpentito” Balduccio Di Maggio non molla.
Per aver tentato di imporre nuovamente il potere della famiglia
a San Giuseppe Jato, vengono arrestati suo figlio, suo fratello
e due suoi nipoti.
26
aprile – Catania. Arresto del sottosegretario al tesoro
Stefano Cusumano e dell’assessore regionale Giuseppe Castiglione,
entrambi dell’UDR di Clemente Mastella. Il Parlamento respinge
la richiesta di arresto di un altro parlamentare dell’UDR,
il sen. Pino Firrarello. Per tutti l’accusa è di associazione
mafiosa. Due mesi dopo la Cassazione annullerà gli arresti,
definendoli immotivati.
18
giugno – Roma. Il delitto del giudice Scopellitti rimane
senza colpevoli. La Cassazione conferma l’assoluzione di
Riina, madonia e Provenzano, tutti condannati all’ergastolo
in primo grado.
6
luglio – Palermo. Assassinato Filippo Basile, funzionario
dell’assessorato regionale all’Agricoltura.
22
luglio – Palermo. Giancarlo Caselli lascia il vertice della
procura e passa a dirigere il DAP, il dipartimento carcerario.
Gli subentra Pietro Grasso.
26
luglio – Roma. La Cassazione conferma l’ergastolo a Riina,
Provenzano, Madonia, Geraci e Calò per gli omicidi Reina
(1979) e La Torre e Di Salvo (1982).
31
luglio – Palermo. Muore nel suo letto l’avv. Vito Guarrasi,
uno delgi uomini più potenti della Sicilia.
24
settembre – Perugia. Andreotti, Vitalone, Calò e La Barbera
e Carminati assolti dall’accusa di aver assassinato il giornalista
Mino Pecorelli (1979).
30
settembre - Fairton (Usa). Per la prima volta Gaetano Badalamenti,
già boss di Cinisi, accetta di rispondere, per rogatoria
internazionale, ad una quindicina di domande rivoltegli
dai pm di Caltanissetta Francesco Paolo Giordano e Luca
Tescaroli. Il boss, interrogato in un carcere americano,
ammette di avere conosciuto Stefano Bontade e Totuccio Inzerillo,
negando invece qualsiasi rapporto con Totò Riina, Bernardo
Provenzano e i Brusca; respinge le accuse rivoltegli dai
pentiti Tommaso Buscetta e Francesco Di Carlo; afferma di
non sapere nulla sugli omicidi di Francesco Madonia, Giuseppe
Di Fede e Carlo Napolitano. Badalamenti conferma anche di
avere incontrato in due occasioni in carcere il maresciallo
Antonino Lombardo, poi morto suicida: la prima volta accompagnava
i Pm Gioacchino Natoli e Fausto Cardella; la seconda il
procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli.
4
ottobre – Palermo. La seconda sezione della Corte d'assise
non riconosce al “superpentito” Balduccio Di Maggio
lo status di “collaboratore di giustizia”. La corte, infliggendogli
27 anni di carcere, gli concede solo le attenuanti generiche
e non lo sconto di pena. La procura ritiene, infatti, di
non chiedere le attenuanti per Di Maggio, perché è “tornato
a delinquere mentre era sotto protezione”.
5
ottobre – Palermo. Il boss Giuseppe Graviano viene condannato
all'ergastolo per l'uccisione di Padre Pino Puglisi, il
parroco del quartiere Brancaccio, assassinato il 15 settembre
del 1993. Con la stessa sentenza, la Corte di assise di
Palermo assolve il fratello Filippo, condannato a 10 anni
per associazione mafiosa ed infligge 16 anni di carcere
a Salvatore Grigoli, killer “pentito” del sacerdote.
7
ottobre – Caltanissetta. La procura di Caltanissetta apre
un'indagine per riscontrare alcune dichiarazioni rese dal
“pentito” Francesco Di Carlo. Il “pentito” ha raccontato
di avere ricevuto in carcere, nel 1990, la visita di cinque
persone, “esponenti dei servizi segreti, uno forse italiano,
gli altri inglesi ed americani”, che gli avrebbero chiesto
collaborazione per uccidere il giudice Giovanni Falcone.
Di Carlo li avrebbe messi in contatto con suo cugino Nino
Gioè, ritenuto tra gli autori della strage di Capaci, morto
suicida nel '93 nel carcere di Rebibbia, con il quale avrebbero
avuto un incontro. Di Carlo ha aggiunto di avere avuto rapporti
con il generale Santovito del Sismi.
22
ottobre – Caltanissetta. Il pentito Salvatore Cancemi ripete,
nel processo d'appello per la strage di Capaci, la sua tesi
sull’esistenza di “mandanti occulti”: “Berlusconi e Dell'Utri
erano nelle mani di Toto' Riina” e quest'ultimo “aveva
disposto nel 1991 che queste persone fossero garantite oggi
e nel futuro”. Cancemi dichiara che “quelle persone
importanti dovevano essere portate a comandare e dovevano
essere cacciati quelli che comandavano politicamente in
quel periodo. Bisognava sfiduciarli”. Il pentito afferma
anche che “da Arcore Cosa nostra riceveva 200 milioni
ogni mese e mezzo o due e quei soldi passavano dalle mie
mani”.
23
ottobre – Palermo. Andreotti è assolto dall’accusa di associazione
mafiosa. Per l’antimafia palermitana è la più grave sconfitta.
Il procuratore Giancarlo Caselli ha lasciato il suo incarico
a Piero Grasso.
5
novembre – Palermo. Padre Mario Frittitta, il sacerdote
che confessava il boss Pietro Aglieri nel suo covo da latitante,
viene assolto in appello per “non aver commesso il fatto”.
In primo grado il carmelitano era stato condannato a due
anni e quattro mesi per favoreggiamento.
7
novembre –Trento. “Quando ho sentito dell'assoluzione
di Andreotti ho gioito. Mi sono preso una rivincita perché
sapevo di prima mano dei complotti che avvenivano tra i
pentiti e quando dicevo queste cose a Roma non mi credevano
oppure mi facevano tacere”. Lo afferma, in una intervista
al quotidiano trentino l'Adige, Giovanni Mutolo,
fratello del “pentito” Gaspare Mutolo.
Giovanni
Mutolo racconta in particolare che nel maggio del 1994 fu
portato a Roma, accompagnato da “persone in divisa'',
a casa dal fratello dove c'era anche Tommaso Buscetta. “Mio
fratello Gaspare e don Masino - racconta Giovanni Mutolo
– si appartarono in una stanza e capii che cosa stavano
facendo: complottavano”.
6
dicembre – Messina. L'ex “pentito” Rosario Spatola viene
arrestato a Messina. Aveva contribuito alle indagini sulle
cosche trapanesi condotte dall'allora procuratore di Marsala
Paolo Borsellino, ma era stato escluso dal programma di
protezione dalla speciale Commissione presso il ministero,
per la violazione di alcune norme.
9
dicembre – Caltanissetta. Diciassette ergastoli e pene per
complessivi 175 anni di carcere vengono inflitti dalla Corte
d'assise di Caltanissetta ai mandanti della strage di via
D'Amelio. Tra i condannati anche due “collaboratori di giustizia”,
Salvatore Cancemi, a 26 anni e Giovambattista Ferrante,
a 23 anni. Condannato a 16 anni per la strage anche l’”eterno
dichiarante” Giovanni Brusca. Carcere a vita ai boss Giuseppe
Madonia, Nitto Santapaola, Bernardo Brusca, Giuseppe Calo',
Giuseppe Farinella, Raffaele Ganci, Antonino Giuffre', Filippo
Graviano, Michelangelo La Barbera, Giuseppe Montalto, Salvatore
Montalto, Matteo Motisi, Bernardo Provenzano, Salvatore
Biondo, Cristoforo Cannella, Domenico e Stefano Ganci. E’
questa la terza sentenza per la strage di via D'Amelio.
2000
21
gennaio – Firenze. Ergastolo per Salvatore Riina e Giuseppe
Graviano e condanne rispettivamente a sette anni e sei mesi
e ad un anno e mezzo a Giuseppe Monticciolo e Alfredo Bizzoni:
è la sentenza del processo stralcio per le stragi di mafia
del '93 a Firenze, Roma e Milano, che provocarono 10 morti,
95 feriti e danni miliardari al patrimonio artistico nazionale.
15
marzo – Caltanissetta. Archiviato il caso Siino - De Donno
- Lo Forte, scaturito nel 1998 dalle dichiarazioni di Angelo
Siino. L'inchiesta ruotava sulla presunta consegna alla
mafia di un rapporto del Ros dei carabinieri su Mafia e
appalti. Nel procedimento trattato dal Gip di Caltanissetta
erano indagati per abuso e corruzione di atti giudiziari
quattro magistrati palermitani: Pietro Giammanco, Guido
Lo Forte, Giuseppe Pignatone e Ignazio De Francisci. De
Donno e Siino erano indagati invece per calunnia.
31
marzo – Palermo. La Corte di assise di Appello, presieduta
da Francesco Ingargiola condanna all'ergastolo 15 mafiosi
accusati di essere mandanti o esecutori delle uccisioni
del commissario Beppe Montana, capo della catturandi della
squadra mobile, assassinato il 28 luglio '85 e del vicequestore
Ninni Cassara', assassinato il 6 agosto '85 assieme all'agente
Roberto Antiochia. All'ergastolo vengono condannati Giuseppe
Lucchese, Nino Madonia, Pippo Calò, Vincenzo Galatolo, Domenico
Ganci, Raffaele Ganci, Salvatore Buscemi, Nene' Geraci,
Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella, Giovanni Motisi,
Salvatore Biondo detto “il lungo” e Salvatore Biondo detto
“il corto”, Salvatore Biondino, Nicola Di Trapani.
4
aprile – Muore negli Stati Uniti Tommaso Buscetta, uno dei
primi “pentiti” di mafia.
4
aprile –Caltanissetta. La Corte di Assise condanna all'ergastolo
15 boss mafiosi accusati di aver ordinato o eseguito la
strage di via Pipitone Federico, a Palermo il 23 luglio
1983, in cui furono uccisi il consigliere istruttore Rocco
Chinnici, due carabinieri di scorta ed il portiere dello
stabile, dove abitava il magistrato. Tra i condannati Antonino
Madonia, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo
Brusca, Francesco Madonia e Giuseppe Calo'.
21
maggio – Caltanissetta. La Corte d'assise d'appello conferma
la sentenza di primo grado nei confronti di Toto' Riina
e Mariano Agate, condannati all'ergastolo per l'uccisione
del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, a Valderice (Trapani)
il 25 gennaio 1983.
7
giugno –Palermo. Da una serie di colloqui informativi emerge
l’intenzione di alcuni boss mafiosi di aprire una sorta
di trattative con lo Stato: dissociazione da Cosa nostra
in cambio di un trattamento carcerario meno rigido e l’abolizione
dell’ergastolo. Le reazioni negative dell’opinione pubbliche
stoppano il tentativo di cui, però, si tornerà a parlare.
8
giugno – Palermo. Il giudice di Cassazione Corrado Carnevale
viene assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione
mafiosa. Un calvario, quello del giudice soprannominato
“l’ammazzasentenze”, durato sette anni.
20
giugno – Palermo. L'ex deputato regionale Giuseppe Giammarinaro
(Dc) viene assolto dall'accusa di associazione mafiosa.
Per i pm l'esponente politico aveva ricevuto appoggi da
parte dei boss in occasione delle elezioni regionali.
3
luglio – Palermo. Venti componenti della cupola mafiosa
vengono assolti dall'accusa di aver ordinato 12 omicidi
avvenuti negli anni Settanta a Palermo. Le accuse erano
fondate su dichiarazioni di “pentiti” non credute dalla
corte.
20
settembre – Palermo. Sedici ordini di custodia contro imprenditori,
amministratori locali e presunti mafiosi: le indagini della
Procura di Palermo sugli appalti condizionati dalla mafia
investono per la prima volta in Sicilia le cooperative 'rosse'
e sfiorano due esponenti di rilievo dei Ds: Gianni Parisi,
ex segretario regionale del Pci, membro della direzione
regionale Ds e Domenico Giannopolo, deputato regionale e
sindaco di Caltavuturo.
8
ottobre – Palermo. Quattro ergastoli e due condanne a trent'anni
di carcere per otto omicidi compiuti negli anni '80, tra
i quali quello del senatore del PRI Ignazio Mineo e dell'imprenditore
e presidente del Palermo Calcio Roberto Parisi. Condannati
al carcere a vita i boss Antonino Marchese, Pietro Salerno,
Giuseppe Lucchese e Francesco Nangano.
12
ottobre – Palermo. Finisce in manette Salvatore Genovese,
l'ultimo padrino di San Giuseppe Jato, figlio di un uomo
della banda Giuliano, in stretti rapporti con Bernardo Provenzano.
14
ottobre – Canicattì (Agrigento) – Assassinato Diego Guarneri,
50 anni, nipote di Antonino Guarneri, anche lui ucciso dieci
anni prima in un agguato di stampo mafioso, ritenuto esponente
di spicco della mafia agrigentina.
14
ottobre – Belmonte Mezzagno (Palermo). Ucciso a Antonino
Martorana, 45 anni, imprenditore edile, ritenuto vicino
al boss latitante Benedetto Spera, braccio destro di Bernardo
Provenzano.
27
ottobre – Caltanissetta. Cinque condanne e due assoluzioni
nel processo per il fallito attentato dell'Addaura al giudice
Giovanni Falcone, il 20 luglio 1989. Condannati a 26 anni
di reclusione ciascuno Salvatore Riina, Salvatore Biondino,
e Antonino Madonia. Nonostante la condanna restano i dubbi
sulle complicità esterne e sul ruolo del brigadiere dei
carabinieri Tumino, già condannato per aver manomesso i
detonatori dell’ordigno.
27
novembre – Catania. Giuseppe Giuga e Calogero Pulci, “pentiti”
delle cosche del nisseno, vengono accusati dai pm di Catania
di calunnia nei confronti dell'ex funzionario del SISDE
Bruno Contrada, già condannato a dieci anni di reclusione
per associazione mafiosa.
8
novembre – Roma. La Cassazione annulla numerose condanne
all'ergastolo inflitte a boss delle cosche della periferia
orientale di Palermo, accusati di aver compiuto 32 omicidi
alla fine degli anni Ottanta.
9
novembre – Palermo. Confermata in appello la condanna a
30 anni di carcere del “pentito” Giovanni Brusca, accusato
di avere ordinato l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo,
figlio del “collaboratore di giustizia” Santo, strangolato
e sciolto nell'acido.
15
novembre – Palermo. Assassinato il pregiudicato Pietro Martorana,
fratello dell'imprenditore Antonino, ritenuto legato al
boss Benedetto Spera, a sua volta ucciso esattamente u mese
prima.
18
novembre – Roma. Con una sentenza della Corte di Cassazione
viene di fatto cancellato il reato di voto di scambio. Il
reato, infatti, non può essere contestato se non c'è
un patto esplicito tra il politico e l'organizzazione criminale
di riferimento.
21
novembre – Palermo. L'ex senatore DC Vincenzo Inzerillo,
ex vicesindaco di Palermo e più volte assessore comunale,
viene condannato a otto anni di reclusione per associazione
mafiosa. Inzerillo era stato arrestato il 15 febbraio 1995,
dopo le rivelazioni di tre “collaboratori di giustizia”:
Gioacchino Pennino, Giovanni Drago e Salvatore Cancemi.
8
dicembre – Napoli. Muore in ospedale il boss di San Giuseppe
Jato Bernardo Brusca, 82 anni, padre dei “collaboratori
di giustizia” Giovanni, Enzo e Salvatore. L'anziano padrino
aveva subito diverse condanne all'ergastolo.
12
dicembre – Agrigento. Totò Riina viene condannato all'ergastolo
per la strage di mafia avvenuta nel 1981 nei pressi della
foce del fiume Platani. Nell'agguato furono uccisi il boss
di Cattolica Eraclea, Liborio Terrasi e altre tre persone
innocenti, tra cui un ragazzo.
2001
5
gennaio – Palermo. Arrestato il latitante Francesco Nangano,
già condannato all'ergastolo.
6
gennaio – Palermo. La procura di Palermo torna a chiedere,
per la seconda volta, la riammissione di Salvatore Contorno
al programma di protezione previsto per i “collaboratori
di giustizia”. L’ex “pentito” era stato estromesso dal programma
dopo che il 29 gennaio 1997 era stato arrestato con l'accusa
di essere implicato in un traffico di stupefacenti.
15
gennaio – Caltanissetta.
Confermato
in appello l'ergastolo a Salvatore Riina e Salvatore Pillera
per il duplice omicidio di Giuseppe Di Fede e Carlo Napolitano,
ritenuti guardaspalle del boss di Riesi Giuseppe Di Cristina,
uccisi il 21 novembre del 1977.
15
gennaio – Palermo. Con un’improvvisa sortita, il presidente
della Camera Luciano Violante lascia intendere che la cattura
del boss Bernardo Provenzano è imminente.
25
gennaio – Palermo. Nuovo arresto per il “pentito” Baldassarre
Di Maggio. Secondo gli investigatori stava progettando la
fuga, nuove azioni criminali e un ritorno in grande stile
nel business degli stupefacenti.
26
gennaio – Palermo. Sulla base di alcune “rivelazioni” del
“pentito” Francesco Di Carlo, la procura chiede all'ufficio
del gip la riapertura dell'inchiesta sulla scomparsa del
giornalista Mauro De Mauro, avvenuta nel settembre del 1970.
Secondo Di Carlo, “pentito” giudicato inattendoìibil da
altre procure, De Mauro Sarebbe stato eliminato da alcuni
mafiosi, tra cui Bernardo Provenzano, perché aveva saputo
della preparazione del golpe Borghese in cui sarebbe stata
coinvolta Cosa nostra.
27
gennaio – Palermo. Arrestate sei persone, originarie di
Cinisi, tra cui una donna, ritenute vicine al superlatitante
Bernardo Provenzano.
27
gennaio – Palermo. Condannato a nove anni di reclusione
per concorso in associazione mafiosa l’ex senatore di Alleanza
nazionale Filippo Alberto Scalone.
30
gennaio – Palermo. Arrestato il boss latitante Benedetto
Spera, considerato il braccio destro del capomafia Bernardo
Provenzano.
31
gennaio- Roma. La Corte di Cassazione restringe i casi in
cui può essere ipotizzato il reato di concorso esterno in
associazione mafiosa.
6
febbraio – Palermo. Sollevano sdegno e riprovazione le notizie
su una, nuova, trattativa che sarebbe in corso tra mafia
e Stato. Il quotidiano La Repubblica parla di un
incontro avvenuto in carcere tra il procuratore antimafia
Piero Luigi Vigna e un capo mafia.
13
febbraio – Firenze. La corte di assise di appello di Firenze
conferma 15 dei 16 ergastoli inflitti in primo grado per
le stragi della primavera-estate 1993. Fra i 15 condannati
alla massima pena figurano Toto' Riina, Leoluca Bagarella,
i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano e i boss latitanti
Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, considerati
– assieme al “pentito” Giovanni Brusca (20 anni di reclusione)
i mandanti delle stragi che a Roma, Firenze e Milano provocarono
dieci morti e 106 feriti.
19
febbraio – Palermo. Confermato in appello l’ergastolo per
Filippo Graviano, boss del rione Brancaccio, accusato di
aver fatto assassinare il parroco Pino Puglisi, il 15 settembre
del 1993. In primo grado era stato assolto, mentre al fratello
Giuseppe era stato inflitto il carcere a vita.
20
febbraio – Palermo. Continua la telenovela sulla
troppo annunciata cattura del boss Bernardo Provenzano.
Questa volta sotto accusa è il coordinamento tra le forze
di polizia. Il ROS dei carabinieri accusa la squadra mobile
di Palermo di aver fatto fallire l’arresto di colui che
è considerato l’ultimo capo di Cosa nostra. Mentre i carabinieri
seguivano Nicola La Barbera, un emissario dello stesso Provenzano
che probabilmente li avrebbe portati al covo del superlatitante,
la polizia decideva di arrestarlo, vanificando l’operazione.
Durissime le polemiche che coinvolgono le forze politiche.