Cisti
fornaio
Riassunto
Davanti alla bottega
di Cisti fornaio, ogni mattina passava messer Geri seguito
da alcuni ambasciatori del papa.
Tra le buone cose che Cisti aveva in bottega c’era il
miglior vino che si poteva trovare in tutta Firenze.
Cisti sarebbe stato lieto di far assaggiare questa bontà
a messer Geri, ma la condizione sociale che li distingueva,
lo fermava ogni volta.
Un giorno, però, Cisti fece in modo che Geri si fermasse
e assaggiasse il buon vino.
Rimasto contento e deliziato, messer Geri invitò Cisti
fornaio ad un magnifico banchetto, al quale però egli
non partecipò.
Allora Geri fece mandare uno dei suoi famigliari a prendere
un piccolo fiasco del buon vino che solo Cisti poteva offrire.
Presentandosi con un grosso fiasco, il giovane non fu accontentato
da Cisti che non poteva credere essere messer Geri il mandante,
vedendosi quel grosso contenitore.
Al ragazzo, tornato per la seconda volta, Cisti rispose che
con quel fiasco avrebbe potuto mandarlo all’Arno per
prelevare acqua e non vino così pregiato.
Messer Geri, ricevuta la risposta, controllò il recipiente
e capite le parole di Cisti, fece tornare il giovane con un
fiasco molto più piccolo che fu riempito volentieri
dal fornaio il quale, recatosi da Geri, gli spiegò
la vicenda e, per non apparire taccagno, gli offrì
una grossa quantità di quel delizioso vino.
Da quel giorno, Cisti fornaio fu considerato da Geri uomo
di grande valore e i due divennero così amici.
Commento
La vicenda si basa
sulla discrepanza tra qualità individuali e ruolo sociale.
Infatti Boccaccio denuncia il fatto per cui spesso ad “anima
nobile” il destino assegna “vil mestiere”.
La soluzione risulta moderata, dando la possibilità
alla virtù nascosta di Cisti di manifestarsi, pur riconfermando
la differenza che il ruolo sociale impone tra i due protagonisti.
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