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Da quasi un anno sono iniziati i lavori su una delle principali strade che consentono lo smaltimento del traffico nella cittadina vibonese.
La prima frana si verificò nel 2002 e ci volle un anno per realizzare una staccionata in legno e priva di segnaletica che solo dopo qualche mese venne distrutta dalle auto che andavano a sbattervi contro.
Nei tre inverni successivi il terreno veniva a mancare sempre più, scivolando lentamente a valle fino al giorno del nubifragio del 3 luglio 2006 – evento catastrofico che colpì la città di Vibo Valentia e Vibo Marina- quando l’acqua caduta creò una voragine lunga 10 metri e mise in serio pericolo sia le abitazioni insistenti sulla via che i conducenti degli automezzi che ivi transitavano.
Ci volle solo qualche ora per chiudere una corsia e apporre un semaforo regolatore della circolazione alternata.
Furono impiegati 4 anni – precisamente il 24 agosto 2010- affinché attraverso il “Master Plan” venissero stanziati 2 milioni di euro da parte della regione per “il piano di interventi infrastrutturali di emergenza e di prima sistemazione idrogeologica nei comuni della provincia di Vibo Valentia colpiti dagli eventi atmosferici del 3 luglio 2006”.
Ne servirono altri 2 di anni per fare iniziare i lavori – giugno 2012- .
I lavori si sarebbero dovuti concludere il 29/08/2012, almeno così era scritto nella tabella dei lavori esposta dinanzi al cantiere.
Sono passati otto mesi dalla prevista conclusione e la strada è ancora inaccessibile anche ai residenti che in tutto questo tempo si sono dovuti adattare a camminare sul fango per poter accedere alle loro abitazioni.
Alcune attività esistenti sulla via si sono trasferite altrove mentre l’autolavaggio che in quella via esercitava la propria attività, non essendo di facile spostamento è ormai chiuso da parecchi mesi , stroncato non dalla crisi finanziaria ma da un apparato burocratico e da una pubblica amministrazione che pensa solo a tutelare poltrone e sgabelli e a come fare per innalzare tasse per colmare debiti ingiustificati e vuoti di bilancio.
Il proprietario del lavaggio sta continuando a pagare contributi, forniture e rate per un finanziamento finalizzato all’acquisto di un depuratore che ha dovuto necessariamente per legge installare per evitare l’inquinamento determinato dagli scoli delle acque.
Eppure questi lavori se si fossero svolti in Giappone sarebbero durati non più di 15 giorni al massimo almeno così ci raccontano i mass-media.
Purtroppo siamo in Italia dove le belle parole e i progetti che non saranno mai realizzati valgono più dei fatti e adesso quel lavaggista ed i residenti tutti si chiedono quando finiranno i lavori e se l’aumento delle tasse riguarderà anche loro!!
Francesco Profiti
Risveglio Ideale, area Vibo
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