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Finalmente è stata fatta chiarezza sull’inquinamento dell’acqua che, oramai da diverso tempo, interessa diversi comuni del vibonese creando, proprio nella città capoluogo di Vibo Valentia, una situazione che non ha riscontro nelle altre realtà nazionali : dal 4 gennaio gli abitanti di quella città non possono usare l’acqua perché non idonea al consumo umano.
La Sorical S.p.A., che è bene ricordarlo è una società di diritto privato e quindi giuridicamente “a scopo di lucro”, ha individuato i responsabili dell’emergenza idrica puntando il dito contro i Comuni per i troppi difetti delle reti di distribuzione, per carenze gestionali e per la vulnerabilità delle fonti.
Dice inoltre, la Sorical S.p.A., di aver dismesso numerosi pozzi che erogavano acqua di pessima qualità.
Qualcosa, ragionando sui dati reali, non convince il Coordinamento calabrese Acqua Pubblica e, ne siamo sicuri, la maggior parte dei cittadini.
Nei mesi scorsi, sulle cause della non potabilità dell’acqua, la stessa Sorical S.p.A. aveva ammesso una “eccessiva” disinfezione dell’acqua nell’impianto dell’Alaco oltre ad indicare ulteriori ipotesi.
Tra le altre cause vi era quella, indicata adesso come prova certa, che l’inquinamento batteriologico sarebbe stato causato dalla rete di distribuzione dei vari comuni che presenta valori di dispersione molto elevata; spiegato in parole comprensibili, i punti dai quali l’acqua si disperde, per tubazioni molto usurate, sono anche punti di possibile infiltrazione e quindi di probabile inquinamento.
Probabile inquinamento, non certo inquinamento; se così fosse in tutto il mondo non si potrebbe bere acqua potabile perché non esiste, e questo è un dato assolutamente indiscutibile, nessuna rete idrica che non abbia delle perdite lungo le condotte.
Quindi la colpa è proprio dei Comuni? In verità i cittadini del vibonese attendono ancora una spiegazione plausibile a quanto affermato, con dati scientifici ed analisi appropriate, dai dirigenti del laboratorio bionaturalistico e chimico del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal che in nota dell’ormai lontano 9 settembre scorso scrivevano: ”Le analisi effettuate dai nostri laboratori evidenziano che la potabilità dell’acqua distribuita nella rete di Vibo è stata e continua ad essere compromessa da fattori legati alla linea di adduzione, e precisamente dall’impianto di potabilizzazione che usa le acque del Bacino del Lacina, compreso nei territori dei comuni di Brognaturo, San Sostene e Cardinale. I livelli di compromissione sono variabili, e sono sia chimici e sia batteriologici; chimicamente si rileva spesso la presenza di Ferro oltre i limiti normativi, Manganese a livelli vicini ai limiti normativi, ammoniaca. Batteriologicamente sono spesso presenti contaminazioni da Coliformi Totali, Escherichia Coli e Streptococchi Fecali”.
Il Coordinamento calabrese Acqua Pubblica aveva chiesto, per fronteggiare la grave crisi idrica vibonese, di ripristinare i pozzi che un tempo alimentavano la città di Vibo Valentia; adesso sappiamo che quell’acqua era di “pessima qualità” e che, di conseguenza, l’approvvigionamento assicurato negli anni scorsi, prima che alla Sorical S.p.A. fosse affidata la gestione dei Nostri acquedotti, era di acqua non potabile.
Dire questo vuol dire discreditare non solo la tanta vituperata gestione Pubblica ma anche tutti quegli Enti (Ufficio Igiene e profilassi, ASL, ecc.) che avevano ed hanno la responsabilità di verificare la qualità dell’acqua fornita ai Cittadini.
La verità è che i Calabresi hanno compreso benissimo che sono stati “privatizzati”, cioè privati, del loro Bene Comune più prezioso; i cittadini del vibonese sanno per certo di non aver vissuto mai, nella precedente gestione pubblica, un’emergenza idrica di questa entità che relega il loro territorio a situazioni che definire del terzo mondo è un eufemismo.
Purtroppo la gestione “privata” degli acquedotti concede la proprietà “effettiva” degli acquedotti ai privati, nel caso la multinazionale francese Veolia, e soprattutto realizza in pieno la cosiddetta “asimmetria informativa” per cui è il gestore a possedere i dati e a comunicarli, ed i cittadini, senza una reale partecipazione alla gestione del Bene Comune, possono soltanto “prenderne atto”.
Diverse e numerose sono invece le problematiche che attendono una risposta dalla società mista Sorical S.p.A.; tra queste sicuramente quella relativa alla tariffa applicata ai Comuni calabresi che, più volte, il Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” ha denunciato essere illegittima.
La richiesta del Coordinamento di rispettare le normative nazionali vigenti in materia di adeguamento della tariffa idrica rimane senza risposta; eppure sono state ben TRE le sentenze della Corte Costituzionale che hanno ribadito la piena fondatezza della posizione del Coordinamento calabrese.
Anche la Corte dei Conti della Calabria, riprendendo proprio le sentenze della Corte Costituzionale, ha ribadito che, nella determinazione degli adeguamenti della tariffa idrica, al legislatore regionale è precluso ogni atto che invece resta di competenza Nazionale.
Nessuna risposta neanche dalla “parte pubblica” della società Sorical S.p.A., proprio quella Regione Calabria alla quale è assegnato il compito ed il dovere di controllare l’operato della società e la tariffa applicata ai Comuni calabresi.
Ma, e di questo ne siamo sicuri, il controllo tornerà ben presto nelle mani dei legittimi proprietari dell’Acqua, ovvero dei Cittadini. Come è noto, dopo la raccolta di 1.400.000 firme in tutto il Paese, di cui oltre 48.000 nella nostra regione, la Corte Costituzionale ha dato il via libera al referendum popolare che si terrà nella prossima primavera; tutti i Cittadini saranno chiamati ad una scelta precisa ben consci che il loro futuro, e quello delle prossime generazioni, dipenderanno molto dall’esito di questo Referendum, del Referendum “2 Sì per l’Acqua Bene Comune” .
Perché si scrive acqua ma si legge democrazia.
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