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Laura Caparrotti, professione attrice, regista, produttrice, l’ appuntamento è a Pizzo Calabro. La incontriamo alla marina, in una delle tante rinomate gelaterie della cittadina tirrenica, Laura è bella e prorompente ma la cosa che più ci colpisce sin da subito sono i suoi grandi occhi che sono luce, colore, storia e racconto. Le origini di Laura sono rimaste incollate a soli pochi chilometri da Pizzo, a Maierato, dove le strade, le case e le finestre chiuse dei suoi avi si aprono ai suoi ricordi. Lei è nata a Roma ma, da tanti anni, vive e lavora molto più lontano, al di là dell’Oceano, a New York.
Laura Caparrotti nella Grande Mela è un’attrice molto conosciuta nell’ambiente culturale italiano, ma anche in quello americano. A fare l’attrice ha iniziato in Italia, prima si è laureata in Lettere, Discipline dello Spettacolo, poi ha studiato e lavorato con il mitico Dario Fo, con i grandi Peter Stein, Peter Brook, Eugenio Barba, con Ferruccio Soleri e tanti altri personaggi del mondo del teatro. Nella sua brillante attività artistica ha avuto la fortuna di recitare anche con Mario Carotenuto e Giancarlo Cobelli, tanta esperienza fatta di studi, di gavetta, di prove e di tavole polverose di palcoscenico, poi il successo internazionale.
Da anni Laura promuove il teatro italiano in America. Lo fa e lo ha fatto con tante importanti iniziative ricche di contenuti e creatività. Occhi particolarmente luminosi dicevamo, ma anche una bella voce, teatrale e impostata, una fisicità forte, una raffinata dizione, silenzi che sono riflessione, una gestualità sinuosa, sensuale e femminile, che la personalizzano sempre, come persona che è, e come personaggio che cambia continuamente. Occhi, corpo, voce, sguardi, parole, gesti, silenzi… Laura è proprio un’attrice vera.
Le poniamo alcune domande:
-Laura Caparrotti, a Maierato vivono ancora i suoi parenti? No a Maierato no, i parenti li abbiamo a Cosenza, visto che mia nonna, Elvira Greco, era di lì. A Maierato oggi abbiamo solo ricordi… parte dei Caparrotti sono sparsi per la Calabria e i parenti più stretti sono a Roma.
-Da quanti anni è a New York? – Da 15 anni, più o meno… la prima volta andai a New York in vacanza, nel 1993, mi innamorai subito di questa città, poi mi trasferii per soli 9 mesi, nel 1996… e i nove mesi durano ancora! Decisi di fare esperienza in un teatro di New York per vedere come si lavorava lì. Anche perché il teatro americano è molto diverso dal nostro, sempre molto più legato alla tradizione. Fu il ‘The Kitchen’ sulla 19ma ad offrirmi questa possibilità di internship. Era così diverso, si faceva un qualcosa che mi era sconosciuto, ho iniziato a fare delle rappresentazioni in italiano, anche con un certo successo.
-Laura, in America mette in gioco tutto il suo background italiano, recita sul palcoscenico, organizza mostre, scrive, fa regia, insegna teatro… ci racconta delle sue attività più recenti… “Tosca e le altre due” di Franca Valeri, lo scorso febbraio. Lo spettacolo è stato presentato in italiano con sopratitoli in inglese. E’ stato accolto benissimo e spero di riproporlo. Poi c’è stata la lettura della trasposizione teatrale di “Gomorra”, dal libro di Saviano, adattata da Mario Gelardi e Roberto Saviano. Il testo in inglese è stato tradotto da me e da colleghi americani: un gran bel lavoro, difficile perché volevamo evitare riferimenti a film di mafia come “Il Padrino” o “Good Fellas”. La lettura ha avuto un tale successo che abbiamo dovuta replicarla più volte. Poi continuo a portare in giro il mio spettacolo “ABC l’italiano s’impara così”, un One Woman Show comico sugli stereotipi italiani di moda in America, a proporre serate di lettura di libri di autori italiani in traduzione, il tutto per diffondere la cultura italiana all’estero.
-Progetti futuri? Portare “Gomorra” sul palcoscenico americano, in inglese e tradurre e portare in scena “Idroscalo 93” un testo sulla morte di Pasolini e su tutto quello che c’è dietro di essa; organizzare la tourné di “Tosca e le altre due”…
-Come produttrice cosa sta preparando? Gli spettacoli appena citati mi vedono coinvolta anche come produttrice… poi ho tanti altri progetti che vedremo di far diventare realtà! Vorrei portare dei testi americani in Italia…
-É vero che è ufficialmente rappresentante della famiglia De Curtis in America? Direi proprio di si! Lavoro da 10 anni con la famiglia De Curtis nel portare Totò in giro per il mondo.
È una cosa nata nel 2002. In quel periodo c’era una retrospettiva su Totò al Lincon Center. L’Istituto di Cultura di New York mi chiese di curare una piccola mostra, realizzata con l’archivio della famiglia De Curtis, qui a New York. Tutto questo ha aperto le porte al viaggio all’estero di Totò. Piano piano negli anni si è costruita questa esposizione sulla sua vita e la sua carriera. È un onore, un piacere, un regalo che è sopraggiunto senza averlo cercato o sperato. Chi se lo poteva aspettare che sarei diventata colei che racconta agli abitanti di altri Paesi chi era questo immenso attore e uomo che abbiamo avuto in Italia. Il bello è vedere quanto il pubblico non italiano si diverta e segua le espressioni, la mimica, i minimi cambiamenti della maschera Totò. Ed ogni volta che presento la mostra, il documentario o lo spettacolo da qualche parte del mondo, trovo sempre qualcuno che ha un legame particolare con Totò… io li chiamo i miracoli di Totò!
-Ha un sogno nel cassetto?
Si, voglio realizzare un evento, non so ancora se solo spettacolo o altro, sulla Calabria, terra dimenticata che io amo profondamente e che sento mia! In fondo ho un po’ di dna calabrese in me.
Franco Vallone
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