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Il consigliere comunale del Pdl, Vincenzo De Filippis, nel corso del dibattito in aula consiliare, si definisce, non senza orgoglio, un fascista. Poi tenta di rimediare, dichiarandosi un “fascista democratico”. Dal punto di vista della logica – cosa che evidentemente manca ai più che siedono in Consiglio ed in Giunta – risulta arduo capire come si possa scegliere di richiamarsi esplicitamente al partito fascista e contemporaneamente rispettare il metodo democratico e la Costituzione repubblicana e antifascista che nasce in aperta opposizione ai principi che avevano ispirato il regime mussoliniano nel Ventennio.
Per dirla con una battuta al pari livello del nostalgico consigliere, sarebbe come dire “un cretino intelligente”. In suo aiuto giunge però l’assessore Pino Scianò, non nuovo ad accarezzare il pelo a vecchi e nuovi nostalgici, il quale, non provando alcuno imbarazzo nell’indossare le doppie vesti di assessore e opinionista commentatore di una radio locale, tenta una funambolica difesa, credendosi quest’ultimo altissimo intellettuale, epigono di Croce: un’aquila sì, ma con la meningite.
Sminuisce, depotenzia, rende a normalità l’incredibile e l’inaccettabile. A noi, se ci è consentito – e ci scuserete – ci vien da vomitare. I valori dell’antifascismo sono i caratteri fondanti della nostra Democrazia, della nostra Costituzione. Non possiamo in questo senso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni.
Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale, della democrazia e dei suoi inviolabili diritti. Le parole pronunciate dallo sprovveduto consigliere sono oltre che oltraggiose, poichè dichiarate all’interno di una istituzione democratica, anche pericolose.
Tentare di ridurre il tutto ad una ingenua battuta è il modo di nascondere quanto di oscurantista si possa nascondere nelle menti di alcuni, che sanno però approfittare della silente e dormiente coscienza dei molti. Dalla lapide del partigiano Papandrea fino alle ultime dichiaranzioni, non si può parlare di un semplice caso. Il 28 ottobre di un tempo non troppo passato, un manipolo di uomini marciò sulla capitale. In molti, troppi, rimasero a guardare credendo che si trattasse di una semplice folkloristica e goliardica sfilata in divisa. Per le sue affermazioni, il consigliere comunale De Filippis deve dimettersi: imparerà, quanto meno, cos’è la democrazia!
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Federazione di Vibo Valentia
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