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La giovane deputata tropeana Dalia Nesci, del Movimento Cinque Stelle, ha scritto al ministro dell’Interno Angelino Alfano, a proposito dell’imminente chiusura delle aziende di Antonino De Masi. Vittima di usura bancaria, l’imprenditore non ha ancora ricevuto il mutuo previsto dalla legge. Presentò la domanda nel 2006 e il Tar di Reggio Calabria ha da poco confermato le sue ragioni, per la quattordicesima volta.
Nella sua lettera al ministro dell’Interno, la parlamentare Cinque Stelle ha così inquadrato il caso: «La situazione che si è determinata è paradossale. De Masi è costretto a cessare le attività d’impresa non per una crisi aziendale, bensì perché non vi è organo che ne renda effettive le ragioni sancite in giudizio».
Nesci ha dunque sottolineato al ministro Alfano: «Ci troviamo, perciò, a un bivio: o lo Stato s’attiva subito, garantendo a De Masi quanto gli spetta per legge e per diritto, oppure si vanifica ogni discorso sulla tutela del lavoro, dell’impresa e dei lavoratori; sulla difesa della legalità, dell’impegno antimafia e del coraggio civile – specie in una terra come la Calabria, oppressa dal crimine mafioso».
Da ultimo, la deputata calabrese ha rammentato al ministro dell’Interno una recente dichiarazione pubblica dell’imprenditore De Masi: «chiuderemo per crimini di Stato, riuscendo un pezzo dello Stato laddove non è riuscita la criminalità».
Chiedendo l’immediato intervento del ministro Alfano perché all’imprenditore De Masi sia garantita la necessaria, dovuta liquidità, Nesci ha rappresentato che, in caso contrario, «il pericolo è che passi un segnale terribile, per la Calabria e per tutti quei territori e figure che lottano per affermare i princìpi e le regole dello Stato democratico».
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