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Riceviamo e pubblichiamo:
Preg.mo Sig. Sindaco,
con vero sconcerto e profondo rammarico apprendiamo dalla stampa del suo proclama sulla programmata realizzazione di un nuovo pozzo di emungimento di acque di falda che nelle Sue intenzioni ridurrebbe la “dipendenza” del Comune di Pizzo Calabro dalle portate erogate dalla So.Ri.Cal. S.p.A. per il soddisfacimento del proprio fabbisogno idropotabile.
Pur tralasciando la superficialità e gli evidenti errori delle Sue affermazioni che La vedono contemporaneamente dichiarare che il fabbisogno idrico complessivo del Comune di Pizzo sia pari a 80 litri/secondo e di come la realizzazione di un nuovo pozzo da 12 litri/secondo possa ridurre la “dipendenza” dalla So.Ri.Cal. S.p.A. del 50%, l’affermazione più grave, che rigettiamo e contestiamo con forza, è quella ove si riferisce dell’acquedotto Alaco da Lei definito: “un brutto ricordo”. Con tale affermazione Ella si accoda al coro di quei movimenti che – per motivi tutt’altro che trasparenti – continuano a sostenere una inverosimile e falsa campagna di denigrazione sull’operato della So.Ri.Cal. S.p.A. e di rigetto dell’acquedotto Alaco, rifiutando in ogni modo di prendere atto che migliaia e migliaia di analisi di laboratorio condotte sia dall’ARPACAL che dal ns. Servizio Interno Analisi, recentemente anche rese pubbliche sui siti istituzionali dell’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia www.aspvv.it e della nostra Società www.soricalspa.it, hanno sempre evidenziato – come continuano ad evidenziare – la piena ed assoluta potabilità dell’acqua erogata dall’Alaco ai comuni serviti, tra i quali anche Pizzo Calabro.
L’acquedotto Alaco, al contrario di quanto Lei affermi, è una tra le principali infrastrutture idrauliche della Calabria, la cui realizzazione venne programmata già dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso dalla allora Cassa per il Mezzogiorno allo scopo di assicurare l’approvvigionamento idropotabile di una vastissima area della Calabria centro-meridionale ed in particolare della massima parte del territorio della Provincia di Vibo Valenzia, per come previsto dal Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, Legge dello Stato n. 129/1963. Per lunghi decenni soltanto un’opera “incompiuta”, solo grazie al lavoro ed all’impegno della So.Ri.Cal. S.p.A., l’Alaco ha raggiunto l’assetto funzionale per il quale fu progettato e realizzato.
Una grande indispensabile infrastruttura quindi, senza nessuna valida possibile alternativa, che solo nel corso degli ultimi anni, oltre 50 anni dopo la sua iniziale pianificazione, è arrivata finalmente alle sue condizioni operative di regime !
Ed è solo grazie a questa infrastruttura che anche il Comune da Lei oggi amministrato, al pari di 26 altri Comuni tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, può fruire di un servizio di erogazione idropotabile più moderno ed affidabile.
A conferma di quanto sopra, ed a clamorosa smentita delle Sue superficiali ed erronee affermazioni, basterebbe evidenziare come il Comune di Pizzo Calabro, solo pochi giorni dopo il Suo proclama di autonomia, di fronte ad una situazione di carenza idrica generata da un prolungato fermo di uno dei propri autonomi impianti (ci risulta che ENEL abbia effettuato il distacco dell’alimentazione elettrica a fronte della Vs. morosità nel pagamento !), ci abbia formulato una richiesta di aumento della fornitura idrica dallo schema Alaco presso il serbatoio di Località Sant’Antonio (Vs. nota n. 6379 del 13.03.2013), richiesta che abbiamo provveduto immediatamente a soddisfare, proprio aumentando la portata erogata dallo schema acquedottistico Alaco. Altro che autonomia dalla So.Ri.Cal. ed Alaco come un brutto ricordo !
Ad ulteriore conferma della superficialità delle sue affermazioni in merito all’esistenza di un importante studio che individua in Calabria oltre 30.000 sorgenti ancora da sfruttare, basti ricordarLe che tale studio non è altro che uno degli elementi del Progetto Speciale n. 26 della ex Cassa per il Mezzogiorno, che pur avendo censito sul territorio tutte tali pur infinitesime fonti, aveva invece programmato la realizzazione del grande schema acquedottistico Alaco, con un grande invaso di testa ed un impianto di potabilizzazione, come fonte primaria e indispensabile per garantire l’approvvigionamento idropotabile ad una parte rilevante del territorio della Calabria centro meridionale.
Le prospettive future di sviluppo e di ammodernamento del sistema delle grandi infrastrutture idropotabili della Calabria, già definite negli atti di programmazione della Regione Calabria e fissate nella bozza di nuovo piano regolatore degli acquedotti, da tempo completato ed oggi al vaglio delle strutture competenti della Regione per la relativa approvazione ed adozione, ancora più che in passato, si basano solo sulla possibilità di attribuire ai grandi invasi della regione, e tra questi all’invaso dell’Alaco, una funzione di ulteriore e maggiore rilevanza, nell’obbiettivo di concentrare in poche grandi infrastrutture idrauliche a gestione realmente industriale il servizio che è ancora allo stato attuale frammentato in una moltitudine di piccoli schemi acquedottistici a carattere locale.
A margine delle considerazioni di cui sopra, non è inutile ricordarLe come l’Amministrazione del Comune di Pizzo Calabro, nel maggio del 2005, si sia già resa protagonista di una clamorosa iniziativa in materia di acque potabili e del suo rapporto con la So.Ri.Cal. S.p.A. A fronte di un irrilevante superamento della concentrazione di cloruri nelle acque erogate dal campo pozzi di Località San Giorgello, privo di qualsiasi significato o problematica sanitaria, il Comune di Pizzo emanava un’ordinanza di non potabilità al solo scopo di contestare il pagamento alla So.Ri.Cal. dei corrispettivi per la fornitura idropotabile.
Pur a fronte della immediata attivazione da parte della So.Ri.Cal. S.p.A. che attuava dei rilevanti investimenti e dava pronta e definitiva soluzione al problema – che peraltro gli atti in ns. possesso confermano fosse preesistente da decenni e mai affrontata – il Comune di Pizzo Calabro insisteva nel mantenimento dell’ordinanza di non potabilità che è effettivamente stata poi revocata soltanto nel 04/06/2010 dopo ben oltre 5 anni dalla sua emanazione. Su tutta tale assai poco edificante questione si è andato poi ad incardinare un impegnativo giudizio tutt’ora pendente presso il Tribunale di Catanzaro, nell’ambito del quale è da evidenziarsi come la CTU disposta dal Giudice Istruttore abbia confermato senza alcuna ombra la piena correttezza dell’operato della SO.Ri.Cal. e come invece al contrario fosse assolutamente immotivata ed illogica l’ordinanza di non potabilità emessa dal Suo comune.
Certi che i chiarimenti di cui sopra possano esserLe di qualche utilità, Le confermiamo la ns. piena disponibilità a qualsiasi approfondimento o confronto ritenesse utile.
Distinti saluti.
Ing. Sergio De Marco
Direttore Gestione Operativa
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