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Nella mattinata di Sabato 10 Marzo, presso l’Hotel Calabria si Praia a Mare noi comunisti italiani abbiamo voluto manifestare la nostra vicinanza e solidarietà nei confronti della “Fabbrica della morte”. Da sempre i comunisti sono vicini ai lavoratori che sempre più sono sfruttati, non tutelati e costretti a lavorare in condizioni completamente prive di sicurezza.
Nel corso della mattinata sono intervenuti il Segretario Nazionale del PdCI Oliviero Diliberto, che con una brillante relazione ha centrato i punti fondamentali di questa nostro evento a favore dei lavoratori privi di diritti, attraverso vecchi racconti di miniera e un’esposizione chiara e concisa ha dato espressione alla voce di chi è più debole, spogliato di dignità e considerato niente.
Altri esaustivi e interessantissimi interventi li abbiamo avuti dal Segretario Regionale del PdCI Michelangelo Tripodi che ha espresso piena solidarietà da parte del partito ai lavoratori della Marlane , ponendo come obiettivo centrale del partito la battaglia per la difesa dei diritti dei lavoratori. Inoltre sono intervenuti Giovanni Guzzo Segretario Provinciale del PdCI che ha assicurato la presenza certa al processo della Marlane che si terrà il 30 Marzo presso il Tribunale di Paola , di una delegazione del partito che darà il proprio supporto alla causa dei lavoratori. Altre due figure fondamentali che hanno contribuito alla riuscita di questa splendida iniziativa sono Luigi Pacchiano (ex operaio Marlane e coordinatore di Si-Cobas) e Francesco Cirillo ( autore del libro “La Fabbrica dei Veleni” ) che tramite i loro racconti e le loro testimonianze ci hanno aiutato a capire meglio quanta indifferenza e quanta omertà hanno aleggiato finora sulla vicenda Marlane, sottolineando l’importanza della giornata e apprezzando l’interesse che il partito ha dimostrato. Prima delle conclusioni del Segretario Nazionale , Maurizio Marcelli (responsabile nazionale della sicurezza sul lavoro FIOM) mediante un approfondito intervento ha sottolineato la ribellione alla concezione schiavistica dell’imprenditore, citando delle statistiche a dir poco sconcertanti ( incidenti mortali sul lavoro in Italia nel 2011 : più di 1100!!!) .
La questione Marlane rappresenta pienamente un “lavoro” che non è il “lavoro che vogliamo. Non è il “lavoro” i cui diritti sono elencati a chiare lettere nella nostra Costituzione, è il “lavoro” che per interessi di singoli signorotti porta l’uomo a quella che è una vera e propria alienazione. Una totale perdita di diritti, di dignità, una perdita totale di LIBERTA’. Esatto, la libertà, poiché un uomo attraverso il lavoro, “il vero lavoro”, può esprimere al volo i propri processi creativi, la propria persona. L’uomo attraverso le sue capacità fa sentire la sua PRESENZA all’interno della società in cui vive e se questa capacità di emergere, di esprimersi, viene negata, all’uomo viene negata la sua stessa natura. L’uomo che questa subdola società capitalista ha creato è un uomo INNATURALE, un automa al servizio del padrone di turno, che si appropria ingiustamente di un PLUS-VALORE che non gli appartiene, quel valore creativo che caratterizza l’indole umana.
La cosa più grave sta nel fatto che, questo “lavoro di alienazione” è fatto sugli uomini da parte di altri uomini; quella che era la solidarietà tra simili non esiste più, vince chi calpesta più gravemente il suo simile.
Questa non è la società che noi vogliamo, questo non è il lavoro che vogliamo, che speriamo riempia il futuro dei nostri figli. NOI PRETENDIAMO UN FUTURO MIGLIORE per le nuove generazioni, in una società più giusta che si occupi di tutte le classi sociali senza alcun divario tra le stesse; proprio perché la società giusta ed equilibrata è quella “vivibile da tutti”, quella società che richiede e necessità del contributo di tutti posti sullo stesso livello.
Il CASO MARLANE, dovrebbe suscitare in tutti una profonda riflessione: il lavoro deve servire all’uomo per liberarsi, non per stringerlo in catene, di LAVORO SI DOVREBBE VIVERE NON MORIRE!!! Per questo motivo chiediamo alle autorità, alla politica tutta (indistintamente dall’appartenenza di partito), alla gente, alle istituzioni di tornare a volgere lo sguardo alle cose semplici ma, di fondamentale importanza; perché per un figlio, per una moglie è importante vedere ritornare a casa ogni sera il proprio padre, il proprio marito sano e soddisfatto della giornata lavorativa. Chiediamo di tornare ad ascoltare, a parlare, rompendo cosi questo silenzio omertoso che distrugge l’uomo e lo rende schiavo bloccando lo sviluppo del suo libero pensiero.
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