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di Franco Vallone
L’invito dell’evento organizzato dal Circolo del Cinema “Lanterna Magica” di Pizzo e da “Le Stanze della Luna” di Briatico questa volta è davvero molto particolare. Contiene, al suo interno, una vera cine-reliquia, un frammento originale del primo schermo da proiezione cinematografica utilizzato da Giuseppe Imineo.
Su questo telo, oggi ingiallito dal tempo, sono stati proiettati migliaia di film di ogni genere, davanti a questo schermo tanta gente ha sorriso, ha riso, ha pianto, ha applaudito e si è commossa, si è innamorata ed emozionata. Ed oggi è bello sapere che intere generazioni, con il loro sguardo e il loro guardare, hanno fissato per ore anche questo piccolo pezzo di schermo bianco.
Quanta luce è stata assorbita, quante immagini, quanta vita è passata davanti a questo frammento di telo. Anche questa è la magia del Cinema. La serata, in programma alla marina di Pizzo, è un vero e proprio “Imineo Day” tutto dedicato all’ultimo cinematografaro di Calabria, e prevede tra l’altro la proiezione del video del ricercatore Salvatore Libertino “Intervista a Giuseppe Imineo al porto di Tropea”, una serie di letture e interviste in sala a cura di Vera Bilotta e Antonietta Villella del Circolo del Cinema “Lanterna Magica”, il conferimento della targa “Omaggio a Giuseppe Imineo” e la proiezione del docufilm di Valerio Jalongo “Di me cosa ne sai” lavoro con la partecipazione di Imineo e proiettato al Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
Nato a Filogaso, in provincia di Vibo Valentia, il 30 agosto del 1933, Imineo è, da sempre, prima di tutto un grande appassionato di Cinema. É il 1946 quando a Pizzo nasce, a cura della famiglia Ruoppolo, il mitico cinema Moderno nelle stalle di un palazzo nobiliare dei marchesi Stillitani. Successivamente sarà proprio Imineo a gestire, per tanti anni, questo magico luogo, una vera avventura per uno dei pionieri di questo tipo di attività nella nostra regione.
Il grande locale di Pizzo deve essere trasformato in una sala di proiezione, proprio sulla mangiatoia dell’antica ex stalla viene ricavato e costruito un piccolo palco e su quelle polverose tavole di palcoscenico passeranno poi, negli anni, tanti stili di avanspettacolo, di teatro leggero, tanti personaggi del mondo dello spettacolo, della musica ed anche della politica. Imineo nel suo affascinante viaggio, nel corso della gestione dei cinema Mele e Moderno, incontrerà tanti vip di cinema e teatro, da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia all’inizio della loro carriera artistica, ad attori impegnati di teatro come Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi, da registi come Gianni Amelio, Donatella Baglivo e Lucia Grillo, ad Elena Varzi, Saverio ed Eleonora Vallone e tantissimi altri grandi personaggi del cinema.
Sul grande schermo bianco verranno proiettati migliaia di film di tutti i tipi, documentari, cartoni animati, film muti, in bianco e nero e a colori, cortometraggi, lungometraggi e cinemascope, cinegiornali della Settimana Incom e cinefilmati dell’Istituto Luce, pellicole in 16 e 35 mm. Il tutto proiettato con macchine da proiezione di tutti i tipi, veri marchingegni fumanti e rumorosi, prima a carboni e poi con modernissime e innovative lampade alogene allo xenon. Dal 1957 in poi lo stesso Imineo cura proiezioni presso i cinema mitici di quegli anni in tutta l’allora provincia di Catanzaro, dal Mele e il Moderno di Pizzo al cinema Massara di Briatico, al Miramare di Vibo Marina, dal cineteatro Valentini di Vibo Valentia fino a Curinga e Bagnara, e poi il cinema ambulante nelle piazze di tutta la Calabria che vede un errante Imineo con il suo furgoncino bianco, un mezzo attrezzato di tutto punto, da cui, aperte le porte posteriori, usciva la luce magica del cinema.
Oggi Imineo possiede un patrimonio storico culturale e documentale davvero notevole costituito da un archivio con migliaia di affissi, fotobuste, manifesti e locandine, da bobine e pizze di film di tutti i tipi che scrivono e descrivono la storia del cinema dal dopoguerra ad oggi. Imineo nella sua carriera ha raccolto tante considerazioni sul suo lavoro fatto di luce che passa veloce sullo schermo, da quello di Vittorio Sgarbi con le sue forti critiche relative all’ambiente decadente del Moderno, alla regista italoamericana Lucia Grillo che dichiarò che “il Moderno di Pizzo è il cinema più bello mai visto in assoluto, altro che le fredde e lucide multisale di New York e Los Angeles… è questo il vero cinema con l’odore di cinema”.
Questione di sguardi, di sensibilità e di gusto, aggiungiamo noi, di concezione romantica del cinema e del suo mondo ancora fatto di polverosi tendoni rosso porpora, seggiole di legno ripiegabili, poltroncine vellutate e teli bianchi che assorbono luci e suoni. Imineo, dicevamo, è oggi un vero appassionato del cinema e la sua fama di cinematografaro ha oltrepassato i confini calabresi. In questi anni è diventato un vero personaggio stimato da attori, registi ed esperti di cinema. Adesso, dopo sessant’anni, il cinema Moderno ha chiuso i battenti, come tutte le belle cose, come nelle belle avventure, c’è una fine a tutto e come nei film arriva alla fine il The End.
“Ho visto chiudere il Mele di Pizzo, ci racconta Imineo, il Massara di Briatico, il Valentini di Vibo Valentia… io vado avanti, intendo continuare ancora con il cinema in piazza, programmare e con il mio gusto estetico fare delle scelte, con la mia memoria, con la mia lunga esperienza, ho in progetto una rassegna cinematografica tutta mia, è una cosa inedita e davvero tutta particolare: i sessant’anni di cinema raccontati attraverso una selezione di film del mio archivio-museo, dal lontano 1946 ad oggi, un sogno che intendo realizzare per tutti gli appassionati estimatori di cinema della Calabria”.
Ma la storia di Giuseppe Imineo non finisce con la chiusura dei tanti cinema della provincia di Vibo Valentia. La sua avventura continua oggi, come diceva lo stesso Imineo, con la luce, quella magica luce del cinema all’aperto, quella magica luce che tutto colora, che continua ad illuminare i grandi teloni bianchi stesi al vento, a creare immagini mosse dalla brezza marina su questi bianchi schermi che molte volte non riescono nemmeno a contenere l’intera immagine proiettata.
Grazie all’opera di Imineo si vedono ancora improvvisi fuori quadro, fotogrammi in movimento, sfocature e immagini deformate anche su facciate di chiese e campanili, case e cose che circondano le piazze dei nostri paesi. Ancora oggi tante sedie in fila, il vecchio sgangherato furgoncino bianco allestito di tutto punto come una vera sala di proiezione, e la voce del cinematografaro di Filogaso:”abbassatevi così vedono tutti”, prima di passare davanti allo schermo ancora illuminato di sola luce bianca, e poi le ombre allungate che sfilano come giganti neri nella luce.
Il cinema all’aperto è una vera e propria tradizione, purtroppo in fase d’estinzione, dei nostri paesi calabresi. “Dagli anni trenta fino agli anni sessanta – ricorda Giuseppe Imineo – molti proiezionisti giravano la nostra regione con furgoni e camioncini carichi di teli arrotolati, arcaiche macchine da proiezione a carboni, pizze di latta arrugginita e pellicole di celluloide che spesso prendevano fuoco all’improvviso”. Il furgoncino bianco di Imineo, prima della proiezione e per tutto il pomeriggio, girava per le strade del paese pubblicizzando l’evento previsto per la serata.
La tromba amplificata fissata sopra il tettuccio del mezzo chiamava a raccolta, come un banditore, tutta la cittadinanza: “Donne, uomini e bambini, questa sera alle ore ventuno, tutti in piazza per un magnifico film, prima sarà effettuata la proiezione del “firmi luci” (di solito un breve documentario dell’Istituto Luce o un cinegiornale che precedeva la proiezione del vero e proprio film) “. Poi alle 21.00 sceso il buio, nella piazza la gente iniziava ad affluire per vedere il nuovo film. Molti entravano nella vicina chiesa per affittare le sedie numerate sullo schienale dipinto di rosso: una sedia dieci lire, due sedie venti lire. 10 lire di allora, quanto costava un cono gelato a due gusti o l’equivalente di dieci caramelle di zucchero alla menta, un solo obbligo: riportare le sedie dentro la chiesa alla fine dello spettacolo.
Molta gente preferiva portarsi la sedia da casa, sottobraccio, per risparmiare le dieci lire, poi, dopo la caotica installazione della platea, finalmente si spegnevano le luci dei lampioni ed iniziava la proiezione con la macchina magica. Dal rumoroso proiettore usciva fumo, molte volte la pellicola scarrellava dalla bobina, altre volte la stessa pellicola di celluloide esplodeva e prendeva fuoco. L’audio della proiezione era un mix di colonna sonora originale, rumori di fondo, fruscii, urla e schiamazzi, risate e rumori di sedie spostate.
Qualcuno, in prima fila, riusciva a sentire qualcosa, altri anziani, dietro, dormivano sulla sedia. Quando il film era in cinemascope bisognava allungare il telone con dei prolungamenti improvvisati ai lati, quando invece la pellicola si spezzava improvvisamente e il telone s’illuminava di bianco, era il momento per fare ombre cinesi, per urlare e fischiare fino a quando, riparato lo spezzone, non si riprendeva con la proiezione. Nella sola zona di Vibo Valentia in quel tempo vi erano numerosi “cinematografari di piazza”, oltre a Imineo di Filogaso, c’erano i Rascaglia di Nicotera, i Grillo di Vibo Valentia, i Massara di San Costantino di Briatico, i Servello di Maierato, i Bonelli di Mileto, mastro Bruno Schiavello di San Costantino Calabro, altri proiezionisti anche a Curinga e Vibo Marina…
Nei giorni di festa questi personaggi giravano le piazze di tutta la Calabria, paesi e paesini, contrade piccolissime, per proiettare film comici, storici e western, qualcuno si ricorda di aver visto “Tormento, Blek il macigno, I figli di Nessuno, Banditi a Milano, Catene con Amedeo Nazzari, o Non c’è pace tra gli ulivi con Raf Vallone. Le varie procure dei comitati feste, nell’organizzare le manifestazioni in onore ai santi patroni erano intenti a scegliere il film più richiesto con gli attori più graditi. A Rombiolo ci raccontano di quando nelle frazioni Moladi e Garavadi, rispettivamente il 6 e 8 dicembre di ogni anno, in occasione delle feste dell’Immacolata e di San Nicola, si svolgeva il film all’aperto proiettato da Giuseppe Imineo.
In pieno inverno era una vera avventura, la gente oltre alla sedia si portava appresso anche il braciere acceso. Doveva essere davvero emozionante assistere ad una proiezione in quest’ambiente tra decine e decine di fuochi accesi e i fumi che si coloravano delle immagini proiettate. Il cinema era magia e continua, ancora oggi e a distanza di tanti anni, ad esserlo. Ma non finisce qui l’avventura di Giuseppe Imineo… Nel 2009 il regista romano Valerio Jalongo arriva in Calabria per girare alcune scene del suo Film Bianco, e proprio grazie al Circolo del Cinema Lanterna Magica di Pizzo avviene l’incontro del regista con Giuseppe Imineo. Un incontro che diverrà determinante per i contenuti culturali del film, per il titolo stesso (la scelta cadrà su “Di me cosa ne sai”, una spontanea frase di Imineo). Dopo il montaggio e l’uscita del film la pellicola viene presentata al Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
In quell’occasione Giuseppe Imineo, invitato ufficialmente, è presente in sala, mentre scorrono i titoli di coda del film viene invitato ad alzarsi in piedi in quella magica platea di registi, attori, giornalisti, addetti ai lavori e un pubblico di quelli importanti. Poi arriva la grande emozione, l’applauso della capitale italiana del cinema all’ultimo cinematografaro di Calabria.
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