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«Ci troviamo dinanzi ad una vicenda che sta assumendo i connotati di una polveriera sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro, con conseguenze funeste per chi da circa sedici anni lavora senza nessuna garanzia previdenziale e senza alcuna regolarità nei pagamenti e per Comuni e Enti territoriali che rischiano di trovarsi nelle condizioni di dover interrompere servizi e funzioni fondamentali».
Bruno Censore, dopo le innumerevoli battaglie condotte in Consiglio regionale assieme ai colleghi di schieramento De Gaetano e Guccione, adesso ha deciso di portare il caso a Roma: il deputato del Partito Democratico chiede una definitiva soluzione per l’annosa e irrisolta questione dei lavoratori LSU-LPU e, come primo firmatario, assieme ai colleghi calabresi Demetrio Battaglia, Enza Bruno Bossio, Stefania Covello, Ernesto Magorno, Nicodemo Oliverio e Ferdinando Aiello, ha indirizzato una circostanziata interrogazione al Presidente del Consiglio e al Ministro al Lavoro.
Una interrogazione parlamentare, dunque, per proporre, tra le altre cose, un tavolo di concertazione con la Regione Calabria al fine di studiare un percorso che porti all’individuazione delle risorse finanziarie che garantiscano la stabilizzazione degli Lsu-Lpu e per rilanciare alcune richieste (istituzione di un Fondo nazionale a sostegno dei Comuni che intendono stabilizzare gli Lsu-Lpu, e l’allenamento delle norme che bloccano le assunzioni negli enti pubblici) emerse nel corso di un recente incontro promosso a San Giovanni in Fiore dallo stesso Censore insieme ad altri esponenti del PD quali Nino De Gaetano, Carlo Guccione e Franco Laratta.
«In Calabria – sottolinea l’on. Bruno Censore – la condizione dei Lavoratori Socialmente utili e di Pubblica Utilità è divenuta ormai insopportabile. Sebbene gli oltre 5000 Lsu-Lpu svolgano da molti anni un lavoro insostituibile negli Enti locali, la loro condizione di precarietà risulta sempre più grave, tanto che in seguito alla recente sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato l’art.55 del collegato alla Manovra finanziaria 2012 della Regione Calabria i rischi per il loro futuro sono improvvisamente divenuti elevatissimi».
La Corte Costituzionale, infatti, con sentenza n.18/2013, ha rimarcato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 55, comma 1, della Legge regionale n.47/2011 che aveva prorogato il termine per la stabilizzazione dei lavoratori dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2014.
«Senza un intervento urgente di stabilizzazione, i lavoratori LSU-LPU a luglio saranno licenziati e in Calabria – osserva Censore – potrebbe esplodere una vera e propria bomba sociale anche per i gravissimi ritardi dell’amministrazione regionale che non ha mai inteso avviare un percorso virtuoso di regolarizzazione dei lavoratori precari, lasciati addirittura senza stipendi per numerosi mesi. Va ricordato – prosegue il parlamentare del PD – come nella scorsa legislatura, il Governo Berlusconi ha destinato 110 milioni di euro per la stabilizzazione degli Lsu di Napoli e di Palermo, lasciando del tutto dimenticati i precari calabresi, nonostante le vibrate proteste delle opposizioni parlamentari e delle forza sindacali». Insomma, la richiesta avanzata al Governo da Bruno Censore è lapidaria: «Bisogna porre fine a questa lunga condizione di incivile precariato, rammentando che senza l’apporto dei lavoratori Lsu/Lpu sarà messa in ginocchio non solo l’economia di oltre 5.000 famiglie ma anche la normale gestione dei servizi essenziali in molti enti locali».
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