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«Teatro puro». Così Dalila Nesci, deputato calabrese Cinque Stelle, commenta il primo tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico su Italcementi di Vibo Valentia, appena concluso. La parlamentare incalza: «In scena una versione calabro-romana di “Sei personaggi in cerca d’autore”, cioè il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, il sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, l’assessore regionale al lavoro Nazzareno Salerno, muto, il deputato del Pd Brunello Censore, il consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino e il direttore di Italcementi Silvestro Capitanio. Completa la trama il mistero dello studio di Nomisma, che doveva essere pronto e consegnato oggi».
Nesci spiega: «Doveva essere un tavolo tecnico, ma è stata una prova d’arte drammatica. Scopelliti non ha formulato proposta, passando la palla al sindaco di Vibo Valentia e dicendosi disposto a soluzioni di terzi. Assurdo, è la Regione che deve decidere. Scopelliti ha costretto il “povero” sindaco a parlare in astratto di turismo, deviando dal punto principale, cioè la sorte dei lavoratori, cassintegrati fino al settembre 2014».
«A nulla sono valsi – sottolinea il deputato Cinque Stelle – gli incontri delle scorse settimane a Vibo Valentia. Abbiamo chiesto il tavolo a Roma, rivelatosi premessa fumosa. Del fatto che Italcementi stia andando via avevo detto e scritto nel giugno scorso, inascoltata. Censore, spiazzato, oggi l’ha buttata sul dramma e sulla bonifica del sito, tema largamente taciuto». La parlamentare prosegue: «Sorprendente il “comizio” di Giamborino, poi, sganciato dalla realtà.
Nulla si è detto della mancanza dell’AIA, ragione per cui c’era un rappresentante del Ministero dell’Ambiente, pur se la competenza è regionale”. Conclude Nesci: «Nel complesso una penosa concertazione, fondata sul rinvio e sulla volontà di gestire la pratica fuori da controlli. Ho proposto la pubblicità dei lavori del gruppo tecnico, ma il sottosegretario De Vincenti si è infuriato, giudicandolo inutile. Per questa via, a Vibo avremo soltanto l’ennesimo cimitero industriale, e nuova, imperdonabile disoccupazione».
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