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«Nessuna delocalizzazione. La chiusura dell’impianto di Vibo Marina non dipende da spostamenti della produzione in altre regioni o altri paesi, ma dalle condizioni del mercato del cemento in Italia che registrano un volume di vendite più che dimezzato rispetto a sette anni fa».
Italcementi respinge qualsiasi strumentalizzazione informativa e ribadisce, in una nota, le ragioni che hanno portato alla decisione di cessare l’attività produttiva dello stabilimento di Vibo.
«Le vendite nel nostro Paese stanno registrando nel primo semestre del 2013 una ennesima consistente diminuzione. I dati del Ministero dello Sviluppo Economico parlano di una ulteriore caduta del 18,2% tra gennaio e aprile 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che già aveva registrato un drastico calo dei volumi. L’andamento del mercato del cemento, del resto, rispecchia il momento difficilissimo che il comparto delle costruzioni sta attraversando.
I dati diffusi ieri dall’ANCE parlano infatti di 690 mila posti di lavoro complessivamente persi negli ultimi cinque anni a causa della crisi del settore. Per fare fronte a questa situazione Italcementi ha varato un piano che prevede la razionalizzazione della propria rete produttiva, con la chiusura di alcuni impianti e la ristrutturazione di altri, scelti in base a una analisi complessiva del mercato italiano, al fine di mantenere il proprio apparato produttivo efficiente dal punto di vista industriale e adeguato ai mutati volumi di vendita. Questo potrà garantire la tenuta dell’azienda in una fase drammatica del mercato».
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