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di Franco Vallone
Una volta lo chiamavano populittu, il quartiere popolare di Cocca, a Briatico, case piccole, basse e a schiera, tante quanto basta da avvolgere una piazzetta a forma di elle. Vi si accede, anche oggi, da due lati, dal primo anche con le auto, dall’altro soltanto a piedi.
Il piccolo e animato quartiere di Cocca rimane immobile, ed anche un tantino degradato, per anni. In quel tempo è abitato da gente semplice e umile, brave persone, per lo più pescatori e contadini che lavorano faticosamente di giorno e di notte, sul mare e nelle terre, ma anche da qualche operaio e artigiano muratore.
In questo luogo popolare vivevano le famiglie dei Prostamo, dei Collia, dei Napoli, i Bruzzese, i Costanzo, i Gentile, i Zungri, i Morello, i Forelli, i Mazza, i Petrarca, e prima ancora due indimenticabili e misteriose sorelle, le maistre… tutti abitanti del populittu, residenti nelle casette tutte uguali, rosa e bianche di calce, con un piccolo fazzoletto di terra che girava attorno e dalla quale ricavare qualcosa per la famiglia: fichi, prugne, nespole, limoni e qualche altro frutto, pomodori, basilico, prezzemolo e sedano a volontà, per fare il sugo tutti i giorni.
Oggi molte di quelle persone che abitavano il quartiere purtroppo non ci sono più, qualcuno è emigrato al nord, altri si sono trasferiti. Le cose cambiano, oggi ad abitare le case del populittu ci sono le nuove generazioni ed i giovani hanno saputo trasformare quel modesto quartiere popolare di un tempo in un vero e proprio borgo con un giardino affacciato sul mare, un luogo visitato anche dai tanti turisti che passano sul lungomare e rimangono colpiti dalla bellezza del luogo. Populittu che incanta, le casette sono diventate colorate villette dipinte con i colori raffinati di terre rare, di ocra, di rosa, con tante tonalità diverse di una stessa tavolozza, mediterranea e solare, che fa assomigliare questo luogo alla Sardegna, alla Liguria, alla Grecia e a Malta.
Gli abitanti si sono costituiti in un gruppo di lavoro spontaneo e volontario dove ognuno fa quel che può: c’è chi cura le maestose agavi, chi le palme e gli altri ombreggianti alberi, chi innaffia le aiuole e chi ripulisce cestini e strada, chi colora i muri. A vigilare su tutto e su tutti una bella icona della Madonna, una piccola statua che è stata posta in una nicchia al centro della Piazzetta e che dà il benvenuto ai visitatori e protegge l’intero quartiere a lei devotissimo. Ogni festa della comunità briaticese viene vissuta intensamente dal piccolo quartiere della Cocca di una volta.
Dalle infiorate del Corpus Domini, all’altarino della festa patronale e all’allestimento scenografico con tanto di barca e reti per la Madonna del Carmine.
Tante le processioni religiose, i giganti da corteo e le bande musicali che periodicamente inondano di suoni e di gente il quartiere, tutti si fermano puntualmente per una breve pausa, per un ristoro simbolico oramai obbligato e consolidato. Il quartiere rinato è oggi realtà tangibile, un luogo dove si sente il senso dell’accoglienza, si incontra la pulizia dell’ambiente e la cura dei particolari estetici, una vera e propria cultura del bello insieme ad una raffinata sapienza popolare scaturita spontaneamente proprio suoi luoghi dell’infanzia degli abitanti. E poi poi ci sono i fiori che sbucano improvvisi e prorompenti dai numerosi vasi pensili e dai contenitori posti nell’atrio delle casette, gerani di tutti i colori, bouganville, rose, garofani ed oleandri… le panchine sotto gli alberi guardano fino a notte fonda al mare di Cocca e della Brace, a Sant’Irene, a Tropea e allo Stromboli che svetta fumante all’orizzonte ogni giorno in attesa di un nuovo, infuocato tramonto.
É diventato davvero un bel posto ‘u populittu, un luogo che merita di essere visitato e che insegna come e quanto potrebbe essere interessante Briatico con un poco di cura in più, con più pulizia, con una attenta partecipazione collettiva alla salvaguardia dell’ambiente, alla cura dei particolari urbanistici, all’arredo esterno, al valore paesaggistico, alla tutela e conservazione del bene comune.
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