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di Franco Vallone
Mancano pochi giorni a Pasqua, domenica scorsa ci siamo recati nella piccola casa di Domenica Galeano nell’antico nucleo abitativo del rione Baracconi, a Briatico. A due passi dalle arcaiche bamboline volanti di Corajisima appese sulle porte di casa di Carmela Galati e Mattea Grillo e a pochi metri dal vecchio calvario bianco a tre croci, ancora allestito con palme e rami d’ulivo benedetti, che proteggeva e segnava il limite abitativo del paese. Oggi, 25 marzo, Venerdì Santo, le porte delle sue stanze si apriranno a tutti, la sua casa si trasformerà in una vera e propria agorà mistica. Oggi sulla signora Domenica Galeano le stigmate stanno velocemente prendendo già la forma definitiva, le spontanee e misteriose tracce cutanee, sul suo corpo, stanno lentamente cambiando di colore, da rosa chiaro diverranno a breve rosso scuro, con sangue coagulato e croste.
I segni mistici e sacri, la scrittura misteriosa che annualmente, da ben trentuno anni, vengono accolti dal suo corpo durante i giorni della Settimana Santa, la inseguono e le segnano vistosamente corpo e anima. Qualche anno fa Domenica, nella sua piccola e modesta casa, ha ricevuto anche la visita del vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea, mons. Luigi Renzo, accompagnato da Don Salvatore Lavorato, parroco del paese di quel tempo, prima ancora l’avevano osservata Padre Maffeo Pretto, Don Luigi, Padre Gianni, Padre Zefferino Parolin, Padre Giuseppe e tanti altri, la lista è lunga. Oggi lei quest’incontro lo ricorda con viva emozione e ricorda pure di aver promesso al vescovo di non farsi riprendere da telecamere televisive, lei non vuole pubblicità, ne visibilità e clamori mediatici. Le redazioni televisive di Rai ed altre emittenti chiedono continuamente e inutilmente di poter filmare le sue stigmate ed effettuare interviste ma lei, gentilmente, continua a rifiutare da anni. Un regista cinematografico romano aveva anche pensato di poter fare un docufilm sulla sua straordinaria storia. Nulla da fare, nessuna firma liberatoria. La gente qui, alla sua casa, ci arriva lo stesso, ogni Venerdì Santo, sempre più numerosa e poi, ancora, tutti gli altri giorni dell’anno. Le persone che chiedono di incontrarla, di essere ricevute, cercano un consiglio, una parola di conforto, un parere, un contatto con una donna che si ritrova senza volerlo questi segni forti della Passione di Cristo. Lei invece non offre consigli ma accoglienza, chiede con forza fede in Dio, offre conforto, non devozione a se stessa. Umile e discreta testimone della sofferenza cristiana cerca di aiutare, come può, tutti coloro che soffrono.
Il suo volto, pur provato recentemente da gravi perdite familiari, è sempre e costantemente roseo, sereno, carico di un misticismo che sa d’accettazione per quel che nella settimana di Passione le accade. Domenica Galeano vive, con suo marito Nicola, a Briatico in una casa dignitosa ed accogliente nella sua modestia, meta silente, ogni anno di tanti fedeli in pellegrinaggio, di tante persone in cerca di aiuto. Ogni Pasqua sempre di più, la voce dilaga, si spande. C’è, da anni, un discreto passaparola, si parla anche di guarigioni, di tanta gente che dalle mani di Domenica sente emanare sensazioni di caldo intenso, ma anche di freddo estremo, di gelo. E chi sa, oggi, bussa alla porta della sua dimora, per vedere e baciare le sue stigmate, per sfiorarle con un fazzoletto bianco. Chiunque viene accolto, purché animato da fede cristiana. In tanti, fotografi, videoamatori, medici, psicologi e sacerdoti, che arrivano fin qui e solcano la soglia della sua casa, diventano testimoni diretti o mediati della sua sofferenza, intima ma visibile, collettiva, tangibile anche attraverso le immagini e i segni che si manifestano ritualmente sul suo corpo. Lei non chiede soldi, non ha mai chiesto nulla a nessuno, la gente le porta lo stesso qualche cosa, un pacco di biscotti, dell’olio, succhi di frutta, altri generi alimentari, piccole cose “per il disturbo”, per ringraziare una donna semplice, spontanea e dolce.
Abbiamo seguito, anche quest’anno, l’evolversi delle tracce ematiche fin dal loro esordio, sono comparsi segni sulla sua mano, sul braccio, su un dito. Lei, Domenica, oggi ha sessantasei anni ed è dal lontano 1986 che, in silenzio, accoglie questo messaggio che arriva puntualmente ma con tracce annualmente diverse. Ben trentun anni con quella croce sulla mano come elemento costante, con i grani di rosario sul polso, le tracce di spine e di punte di flagelli, le tracce di frustate sulla spalla ed altri segni arcaici di tipo religioso, simbolico, cristiano. Sono, a detta degli esperti che studiano questi fenomeni, i classici elementi iconografici, segni che sembrano essere stati lasciati da una corona di spine, da fruste e flagelli antichi. Domenica Galeano è, prima di tutto, una donna semplice dalla quotidianità normale, madre, moglie e nonna.
Domenica, detentrice umana, una volta l’anno, di lacerazioni della cute – allo stato inspiegabili – con segni che si materializzano sulla sua pelle attraverso lesioni e stigmate dal sangue scuro. La sua rituale estasi della passione si manifesta ogni anno il Venerdì Santo dalle ore 15.00 in punto, così come le sacre scritture riportano della morte del Cristo. Dopo lunghi, intensi minuti di uno stato di coscienza simile alla morte, dove si ritrova a condividere, nei territori del Golgota, insieme all’Addolorata e alla Maddalena, la condizione di dolore per il Martirio del Dio umano si rianima molto lentamente e racconta a tutti i presenti, con voce stanca e flebile, del suo breve ma lunghissimo viaggio, delle sue visioni, dei suoi incontri estatici, dei messaggi ricevuti, dei luoghi e dei tempi del sacro visitati. Poi, pian piano, si riprende, il suo viso ritorna roseo, acquista colore e dopo aver consumato un brodino caldo riacquista piano piano le forze. A sera è già in forma e riprende la vita di sempre con i suoi riti della Settimana Santa, i suoi canti nelle processioni dietro le icone di legno e cartapesta, i santi, il Cristo e la Madonna ammantata di nero, le messe e la sua cristianità di sempre. Domenica da sempre è donna semplice, rifugge dall’autoreferenzialità e sceglie la via dell’umiltà. La Chiesa, dal canto suo, ormai da qualche anno sa. In questi anni i parroci che si sono avvicendati in paese sono andati a trovarla a casa proprio in questa particolare occasione. Domenica Galeano forse è una vera e propria nuova mistica, che vive in un territorio impregnato di fede e devozione, nel ricordo imperituro di Natuzza Evolo il cui trascendentale mistero la scienza non è mai riuscita a spiegare. Oggi Domenica, più semplicemente Mimma, ricorda e sottolinea rimarcando la più classica affermazione dell’umile “verme di terra”, della mistica di Paravati. Domenica si definisce invece “spazzatura umana”, non è Natuzza, non vuole esserlo, così si chiude nella sua modestia e nel suo umile silenzio facendosi passare addosso tutto quello che le continua ad accadere da anni.
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