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I giovani protagonisti questa mattina durante l’incontro avvenuto all’auditorium della Scuola di Polizia. Hanno presenziato infatti, gli studenti del Liceo classico “ Michele Morelli” e quelli dell’ Istituto tecnico commerciale “Galio Galilei” di Vibo Valentia. Sul palco: Alessandro Russo, direttore artistico della quarta edizione del “Calabria Film Festival”, Vincenzo Russo, attore e aiuto regista ne “L’abbuffata”di Mimmo Calopresti” e anche l’attore vibonese Dario Costa.
L’incontro, oltre a fornire informazioni e spunti di riflessione sui lavori passati e in cantieri di Mimmo Calopresti, che ha sorpreso il pubblico con una telefonata in diretta dove ha salutato e ringraziato i partecipanti, ha anche analizzato le difficoltà che i giovani incontrano nell’approccio al cinema. “Un lavoro precario”- lo ha definito il giovane Vincenzo Russo-, ma bellissimo anche per questo.
Vincenzo Russo, nativo di Polistena, ha lasciato la Calabria a soli 16 anni per trasferirsi nella capitale. Dopo aver concluso la scuola si è formato all’ Accademia di recitazione “Ribalte” diretta da Enzo Garinei, studiando anche dizione con Cinzia Alitto. Successivamente si è diplomato al Teatro “Sperimentale” e al Teatro del “Racconto” con Francesco Anzalone; ha partecipato al Laboratorio Teatrale ”Shakespeare on Stage” e si è anche diplomato all’Istituto nazionale di Cinematografia e Televisione “Roberto Rossellini” e al conservatorio “S. Cecilia” di Roma in clarinetto. Una formazione poliedrica quella di Vincenzo Russo e sicuramente un vanto per tutta la Calabria considerando che ha solo 27 anni.
Dopo l’incontro gli studenti hanno assistito alla proiezione del cortometraggio “Una bellissima bambina” e de “ L’Abbuffata” entrambi di Mimmo Calopresti. Nel cortometraggio “Una Bellissima bambina” Mimmo Calopresti sta cercando un’attrice che rappresenti Marylin Monroe in un film. Nonostante gli innumerevoli provini non riesce a trovare la persona giusta. Solo una bambina, che lo accompagna in questa ricerca, riesce a comunicargli la freschezza e l’ingenuità che la sua Marylin dovrebbe avere. Alla fine rimarrà solo il sogno di una Marylin Monroe danzante nella notte.
“L’ abbuffata” invece è ambientata a Diamante. I tre giovani protagonisti del film, che sognano di sfondare nel mondo del cinema, sanno bene che Diamante è troppo piccola per le loro ambizioni. Così come sanno bene che non sarà facile portare a termine il loro cortometraggio, frutto di una storia d’amore – sognata per trent’anni – fra una vecchia zia e un giovane emigrante sparito nel nulla. Nella frenetica ricerca di un attore, i tre – accompagnati da una spigliata fanciulla in cerca di successo – si spingeranno fino a Roma, dove scoprono sulla loro pelle che le amicizie, i contatti e le conoscenze, contano molto di più della voglia di fare.
L’inno della provincia di Mimmo Calopresti è un’operazione ardimentosa, il cinema che parla di cinema ha perso fascino, non ha più appeal, eppure, dopo aver visto questi tre giovani aspiranti registi affannarsi per portare a termine il loro film, si ha l’impressione di aver visto qualcosa di nuovo, di vitale, di genuino. Il viaggio a Roma, nei luoghi sacri del cinema, ormai templi della peggiore delle degenerazioni sociali (la cosiddetta tv), porta a un affrettato rientro a casa.
Ma nulla è perduto: il sud, il sole e il gusto per la buona tavola, convinceranno un grandissimo attore il divo Gerard Depardieu – a recarsi lì in pellegrinaggio per permettere ai tre giovani di coronare il loro sogno. Nella speranza che l’abbuffata, cosi com’è, non si trasformi in bulimia, ma in delizia.
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