Il Settecento si chiude
con due grandi rivoluzioni : quella politica e sociale in
Francia e quella industriale in Inghilterra. La rivoluzione
francese avvio nella maggior parte dei paesi europei un processo
che portò alla formazione di regimi liberali e borghesi,
l’altra segno in questi stessi stati, il trionfo del
sistema economico capitalistico : due aspetti diversi, ma
convergenti in un unico processo storico : due facce della
stessa medaglia.
• La rivoluzione industriale ha la
sua premessa tecnologica nell’introduzione delle nuove
macchine che moltiplicarono il rendimento del lavoro umano.
Si iniziò con l’industria tessile : spoletta
automatica o volante, filatrice meccanica, water frame (telaio
ad acqua). Con i progressi di James Watt nel campo della propulsione
a vapore si ebbero i primi telai azionati a vapore.
• Concentrazione dei primi complessi industriali urbani
(per la necessità di concentrare i telai e le macchine
che dovevano azionarli). Altre invenzioni e innovazioni tecnologiche
di questo periodo furono molo importanti : la calce idraulica,
la piallatrice, la perforatrice meccanica, la macchina per
cucire, la macchia per scrivere, il gas illuminante, la fotografia
(o dagherrotipo), Nel campo della chimica nacquero i primi
coloranti tessili.
• Tutte queste nuove invenzioni si spiegano con la necessità
da parte della nuova classe imprenditoriale di migliorare
continuamente gli strumenti di produzione per poter avere
prodotti sempre più competitivi. Questo tipo di economia,
fondata sul profitto non mira più a soddisfare i bisogni,
ma tende ad accumulare denaro. Quest’ultimo cessa quindi
di essere un mezzo che facilita gli scambi per divenire il
fine della produzione stessa.
• Un importante fenomeno connesso alla trasformazione
industriale è la rivoluzione dei mezzi di trasporto
: nasce il primo battello a vapore, che fu presto in grado
di attraversare l’Atlantico. In Inghilterra fu costruita
la prima locomotiva a vapore destinata a sostituire nel giro
di pochi decenni i carri e le diligenze a cavallo. La prima
ferrovia tra Stockton e Darlington fu inaugurata nel 1825.
Gli spostamenti delle persone e delle merci avennero in incredibilmente
più infretta centuplicando gli scambi commerciali.
Lo sviluppo delle ferrovie d’altro canto diede una forte
spinta all’industria siderurgica che in breve divenne
più importante di quella tessile. Per quanto riguarda
le comunicazioni un’invenzione strepitosa fù
: il Telegrafo che consentiva di inviare messaggi alla “velocità
della luce” che perciò divenne uno strumento
indispensabile per la Borsa, la Banca, la speculazione finanziaria
e il commercio internazionale. Le Banche grazie all’apporto
del denaro di tanti piccoli risparmiatori furono in grado
di sovvenzionare i grandi imprenditori e le loro imprese.
• Le innovazioni tecnologiche determinarono profondi
mutamenti non solo nel sistema produttivo e nelle condizioni
di vita delle masse lavoratrici, ma anche nel costume e nelle
ideologie. Entra in crisi la bottega artigiana e al suo posto
si afferma la fabbrica capitalistica. La filatura e la tessitura
erano affidati fino ad allora ai singoli lavoratori che ricevevano
la materia prima dai mercanti e restituivano a questi ultimi
il prodotto finito. Oggi il protagonista della produzione
è l’imprenditore capitalista che provvede all’acquisto
delle macchine, fornisce la materia prima, l’energia
motrice, organizza la produzione e ricerca i mercati. La concentrazione
delle macchine nelle fabbriche modifica anche la geografia
dei luoghi : sorgono nuove città, città industriali
strutturate in funzione delle officine e delle fabbriche e
sorte ove si trovavano materie prime da elaborare ( ferro,
carbone). Altre città non industrializzate decadono
miseramente. Un mutamento radicale avviene con la divisione
del lavoro tra gli operai, ad ognuno dei quali viene affidato
solo un “momento” della produzione; questo garantisce
una maggior velocità di produzione e quindi una notevole
diminuzione del costo del prodotto, a vantaggio esclusivo
dell’imprenditore. L’abilità lavorativa
del singolo che in passato era determinante, oggi non è
più rilevante grazie agli automatismi delle macchine,
le quali però rendono soggetti i lavoratori a quella
che oggi si chiama alienazione per il continuo ripetersi di
identici movimenti in funzione del macchinario.
• Un fenomeno legato all’industrializzazione e
alle mutate situazioni economiche, sociali e scientifiche
è il forte incremento demografico : in Inghilterra
si passò da 7 milioni del 1760 a quasi 10 milioni nel
1821. Questo fu reso possibile, oltre che dalla richiesta
di manodopera anche dai progressi della medicina, dall’accresciuta
produzione agricola e dalla scomparsa delle grandi malattie
epidemiche come la peste e il colera.
• Il vantaggio dei diminuiti costi di produzione, determina
un maggior profitto dell’imprenditore che però
non si ripercuote sui salari degli operai, ma va a costituire,
secondo le teorie elaborate in quegli anni da Carl Marx, il
plusvalore. Il Plusvalore non rapporta il prezzo finale del
bene con il costo del lavoro necessario a produrlo. Quest’ultimo
viene ridotto al minimo indispensabile alla sopravvivenza
degli operai i quali erano costretti a lavorare 14 e anche
16 ore al giorno. Sempre per via della dinamica del massimo
profitto e minimo costo, vengono introdotti nelle fabbriche
le donne e i bambini, anche di età inferiore ai 9 anni,
sottoposti anch’essi a ritmi di lavoro di anche 14 ore
e retribuiti meno degli uomini. Il popolo operaio viveva ammassato
in piccoli caseggiati miseri e squallidi, con conseguenti
ripercussioni igieniche.
• Tutto ciò era ero possibile anche dall’enorme
afflusso di manodopera dalle campagne. Ricordiamo che per
lungo tempo le campagne inglesi non erano recintate ma lasciate
libere secondo il sistema degli “open fields”,
ma oggi a seguito delle nuove teorie economiche di Adam Smith
e della razionalizzazione delle colture venivano introdotte
le recinzioni (“enclosures”). Privati del pascolo
comune e incapaci di resistere alla concorrenza dei grandi
imprenditori agrari, molti dovettero vendere i loro terreni
che andarono ad accrescere quelli degli imprenditori e si
riversavano nelle città vendendo la propria forza lavoro
che quindi veniva a costituire una merce vera e propria che
gli imprenditori acquistavano al prezzo più basso.
• Le condizioni misere in cui si trovavano gli operai
non mancarono di suscitare le loro proteste soprattutto per
l’introduzione di macchinari sempre più sofisticati
che necessitando di meno personale, erano causa di licenziamenti.
Il movimento cosiddetto del “luddismo” vedeva
nelle macchine l’origine del problema e i suoi esponenti
le presero d’assalto colpi di martello. A queste esplosioni
di collera corrispose la feroce repressione dei governi impegnati
a mantenere l’ordine che corrispondeva al garantire
alla grande borghesia capitalistica l’egemonia economica
e sociale.
• Gli operai cercarono di difendersi dando vita a società
di mutuo soccorso organismi di lotta Trade Unions, che operavano
clandestinamente. Solo nel 1814 ottennero il riconoscimento
giuridico, ma lo sciopero come arma contro le sopraffazioni
era sempre giudicato come una ribellione contro lo Stato e
perciò rigorosamente vietato. In questa azione di difesa
e di lotta, il proletariato inglese non restò del tutto
isolato. Alcuni esponenti della borghesia liberale e progressista
(radicali) di estrazione piccolo e medio-borghese promossero
campagne di sensibilizzazione pubblica schierandosi affianco
agli operai. Non per questo la lotta fu meno dura, le marce
di protesta dei disoccupati e le agitazioni dei miseri sfruttati
erano sempre accompagnate da violente e spesso sanguinose
repressioni. Nel 1819 un reggimento caricò una pacifica
folla di dimostranti presso Manchester tra i quali molti erano
donne e bambini causando 11 morti e 500 feriti. Il fatto passò
alla storia come il Massacro di Peterloo (la waterloo degli
operai)
• Per far fronte a questi fatti di sangue e per porre
rimedio alle allarmanti condizioni di salute delle donne e
dei fanciulli impiegati nelle fabbriche il governo aveva già
provato a mettere in piedi delle riforme per eliminare almeno
gli aspetti più crudi di questo spietato sfruttamento
capitalistico, ma invano. Per avere una prima legge sul lavoro
bisogna attendere il 1831 quando viene vietato l’utilizzo
ai fanciulli di età inferiore ai 9 anni e un limite
di 12 ore per i minori di 18 anni. Nessuna regolamentazione
venne fatta per gli adulti fino al 1847 quando venne fissato
per tutti un massimo di 10 ore di lavoro.
• Una volta sulla via delle riforme, il parlamento inglese
dovette affrontare il problema delle riforme elettorali. La
borghesia ormai era l’elemento vitale della nazione,
ma la sua rappresentanza in Parlamento non era conforme alla
sua preponderanza sociale. Mentre Newton ad esempio, piccola
cittadina controllata dalla vecchia aristocrazia latifondista
mandava in Parlamento due membri rappresentati, Manchester,
grande città industriale non aveva nessun rappresentanza.
Con la legge del 1832 la borghesia imprenditoriale ebbe, contro
l’ostinata resistenza della camera dei Lords un maggior
numero di rappresentati in Parlamento. Nonostante le classi
popolari avessero appoggiato attivamente la borghesia in questa
sua lotta di diritti, in pratica non ne trassero alcun vantaggio.
Esse speravano in un allargamento dei diritti elettorali con
l’appoggio dei ceti imprenditoriali, ma in realtà
l’alleanza con la borghesia non porto agli operai che
delusioni, giacchè la legge lasciò invariato
il criterio censitario di 10 sterile come reddito annuo.
• Dalla riforma del 1832 rimasero insoddisfatte anche
la piccola e media borghesia artigiana e commerciante, che
dette vita insieme agli operai al cosiddetto “Movimento
Cartista”. Esso aveva un chiaro programma di democrazia
politica espresso nella cosiddetta Carta del Popolo , che
chiedeva suffragio universale maschile , votazione segreta,
uguaglianza di tutti i seggi elettorali, rinnovo annuale del
Parlamento, concessione di un’indennità Parlamentare.
Queste rivendicazioni furono presentate nel 1838 con oltre
un milione di firme alla Camera dei Comuni, mentre in tutto
il paese avevano luogo vivaci manifestazioni a sostegno delle
richieste avanzate. Nonostante tutto la richiesta fu respinta
e le manifestazioni si trasformarono in insurrezioni armate
che diedero il pretesto di adottare misure repressive severissime.
La sconfitta subita e il distacco sempre maggiore dalla borghesia
indusse gli operai inglesi a disinteressarsi delle rivendicazioni
politiche concentrando i loro sforzi su obbiettivi limitati
strettamente sindacali, allontanandosi purtroppo dalle mete
di democrazia politica perseguite con tenacia sino ad allora.
• In Francia la rivoluzione industriale si diffuse molto
più lentamente, per diverse motivazioni. Prima di tutto
gli effetti della rivoluzione francese produssero un frazionamento
delle proprietà terriere impedendo quindi il costituirsi
delle grandi fattorie di tipo capitalistico come era avvenuto
in Inghilterra. Inoltre la Francia era un paese prevalentemente
agricolo, nel 1848 oltre il 75% della popolazione viveva ancora
nelle campagne. |