I partigiani danno vita
ad azioni di guerriglia contro i nazifascismi
Nell’Italia settentrionale i soldati chiamati alle armi
dalla repubblica di Salò, preferirono disertare e unirsi
in gruppi per combattere la pace. Nasceva così il movimento
partigiano, formato da persone di diverse ideologie: comunisti,
socialisti, cattolici, liberali, monarchici, soldati ed ex
ufficiali dell’esercito italiano rimasti fedeli al generale
Badoglio e ai Savoia; buona parte di questo movimento era
formato da gli aderenti al partito d’azione, di ispirazione
laica, socialista e democratica.
I partigiani si riunirono in gruppi sulle Alpi e sugli Appennini
e cominciarono una guerriglia con le truppe nazifasciste,
non con l’intento di affrontare l’esercito (anche
perché non erano in grado di affrontarlo) ma di ostacolarlo
con sabotaggi, offensive, distruzione di depositi di armi.
I comitati di liberazione nazionale organizzano
la lotta
In Italia per coordinare le operazioni del movimento partigiano,
si formarono i comitati di liberazione nazionale (CLN), composti
dai sei rappresentanti di partiti politici formatisi nel 1943
(democratico-cristiano, comunista, socialista, partito d’azione,
liberale e democratico del lavoro).
Il comando strategico fu affidato a Raffaele Cadorna, Ferruccio
Parri e Luigi Longo. In pochi mesi le bande partigiane aumentarono
notevolmente di numero: da 20-30.000 degli inizi del 1944
a 70.000 del giugno dello stesso anno e organizzarono varie
brigate.
I nazisti, ormai messi alle strette reagirono con spietate
reazioni contro la popolazione civile: a Roma, alle Fosse
Ardeatine furono fucilati 335 civili (marzo 1944) e a Marzabotto,
nell’Emilia, un gruppo di SS uccise 1836 persone (ottobre
1944).
Resistenza: un fenomeno che interessa molti
paesi europei
Il movimento di resistenza non fu però un fatto circoscritto
solo all’Italia; l’occupazione nazista suscitò
in tutta Europa un movimento di resistenza.
In Francia, dopo l’invasione tedesca arrivò un
primo drappello inviato dal generale De Gaulle, rifugiatosi
in Inghilterra: al programma di quest’ultimo si ispirarono
gli FTP (Francs Tireurs et Partisans, franchi tiratori e partigiani)
di ispirazione comunista.
Anche in Russia, Polonia e Jugoslavia ci furono muovimeli
di resistenza, particolarmente in Jugoslavia dove una resistenza
comunista condotta da Josip Broz (nome di battaglia Tito)
dove ci fu una resistenza aspra.
Gli angloamericani avanzano da ovest, i Russi
da est
Nel giugno 1944 le truppe angloamericane sbarcarono in Normandia
sotto il comando del generale Eisenhower. Nel giro di poche
settimane, assieme all’aiuti delle forze di liberazione
francesi travolsero le difese tedesche. Alla metà di
settembre l’esercito tedesco fu costretto a sgomberare
buona parte dei territori del Belgio e della Francia. Intanto
in Francia già da agosto si era insediato un governo
capeggiato da De Gaulle. In oriente iniziava a prendere slancio
l’azione dell’armata rossa, mentre Grecia e Jugoslavia
venivano liberate dai partigiani.
A Yalta si radunano i grandi
Nel febbraio 1945 si aprì la conferenza di Yalta, dove
Churchill, Roosvelt e Stalin si riunirono per decidere l’attacco
decisivo alla Germania. Tra marzo e aprile l’avanzata
a tenaglia dei sovietici e degli alleati portò la Germania
in una mossa senza possibilità di uscire. In quella
conferenza i capi dei tre stati non si limitarono solo a definire
la strategia da usare per sconfiggere la Germania, ma cominciarono
anche a delineare gli assetti del mondo dopo la guerra; io
progetto prevedeva un’Europa spartita tra Usa e Urss,
che assumevano il ruolo di grandi potenze internazionali.
In Italia i partigiani e gli alleati liberano
il paese
In Italia, durante il 1944 le forze angloamericane risalivano
lentamente la penisola e i partigiani ostacolavano la difesa
tedesca con sabotaggi e attentati. Dopo aver raggiunto nell’autunno
1944 l’appennino tosco-emiliano l’esercito alleato
si fermò non riuscendo a superare la linea di difesa
detta “linea gotica”; l’inverno 1944-45
fu durissimo, soprattutto per i partigiani.
Solo nella primavera 1945 riprese l’avanzata alleata
verso nord e i partigiani incominciarono a liberare le principali
città dando vita ad una insurrezione nazionale.
Dopo un’ondata di scioperi che misero in grave crisi
gli approvvigionamenti tedeschi, il 25 aprile 1945 il CNLAI
(Comitato per la liberazione nazionale alta Italia) assunse
pieni poteri politici e militari.
Due giorni dopo le truppe tedesche furono costrette ad arrendersi
e Mussolini che stava fuggendo in Svizzera venne catturato
a Dongo e fucilato a Giulino di Mezz’egra, sul lago
di Como, per ordine del comitato di liberazione.
Maggio 1945: finisce la guerra ma solo in
Europa
A Berlino, mentre le truppe sovietiche dilagavano, Hitler,
nel suo bunker, si tolse la vita assieme ad altri ufficiali
del regime nazista.
Il 7 maggio l’ammiraglio Karl Donitz, designato da Hitler
per succedergli, firmò per la Germania la resa incondizionata.
La guerra in Europa era finita, rimaneva solo il Giappone
che poteva ancora contare su vasti territori, abbondanti risorse
e su un forte esercito. Inoltre l’azione dei kamikaze,
piloti che sacrificando la propria vita si lanciavano con
l’aereo carico di esplosivo sul bersaglio da colpire
e la resistenza dell’esercito Giapponese, che preferiva
farsi sterminare piuttosto che arrendersi, facevano sembrare
la sconfitta del Giappone ancora molto lontana.
Stati Uniti: è bomba atomica
Gli Stati Uniti lanciarono al Giappone un ultimatum che fu
respinto. In queste circostanze, il nuovo presidente americano
Harry Truman, succeduto a Roosevelt che era morto nell’aprile,
decise di far ricorso alla nuova micidiale bomba atomica.
Il 6 agosto 1945 fu sganciata la prima bomba atomica sulla
città di Hiroshima, il quale centro fu incenerito in
pochi secondi, provocando la morte di circa 150.000 persone.
Qualche giorno dopo, il 9 agosto, una seconda bomba colpì
la città di Nagasaki, facendo 80.000 morti. Intanto
l’8 agosto l’Unione Sovietica aveva dichiarato
guerra al Giappone e come previsto dalla conferenza di Yalta
invase la Corea e la Manciuria.
Fu l’orrore del disastro atomico a indurre l’imperatore
giapponese ad accettare la resa senza condizioni il 14 agosto
1945.
Finiva così la seconda guerra mondiale che era costata
60 milioni di morti.
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