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Il fascino del tempio calcistico reggino, l’Oreste Granillo, fa da cornice ad una serata intensa di contributi e di condivisioni. Questa è la formazione per il CSI mettere al centro lo sportivo, l’allenatore, il dirigente. Mettersi al centro di un processo di crescita reale; senza vendere fumo, ma parlando diretto al cuore dei problemi. Compagni di viaggio del Centro Sportivo Italiano, in questo segmento di percorso fatto insieme, sono stati quattro allenatori, dalle caratteristiche apparentemente differenti, ma con un comune denominatore: l’amore verso i giovani che fanno Sport. Stiamo parlando di Gaetano Gebbia, mito del basket reggino e nazionale, oggi avventurato nel coordinamento del settore giovanile della Reggina Calcio, che ha parlato « di un momento che aspettava da molto tempo, quello in cui mettere a confronto la sua esperienza e quella dei 50 giovani e meno giovani dirigenti e coach accorsi all’Area 1914, uno scambio che è proficuo proprio perché è bivalente »; stiamo parlando di Annalisa Parra e del suo concetto puro, purissimo di fair play « dove si gioca per vincere, questa è la regola aurea, ma come si vince? Dando il 100% in campo ». Stiamo parlando di Vittorio Ferrero, il professore col tao francescano, che di acqua sotto i ponti ne ha vista passare tanta ed è memoria vivente di un percorso lungo mezzo secolo di formazione, siglata CSI, « non abbiamo niente da invidiare alle federazioni – aggiunge Ferrero – come CSI è già dai primi del ‘900 che crediamo che un buon allenatore debba essere un educatore ed un motivatore psicofisico. Bisogna capire che lo sport non è il fine, ma lo strumento per far crescere saggiamente i giovani ».
E, infine, stiamo parlando di Davide Dionigi, fuoriclasse della serie A amaranto, oggi triainer della Reggina, che a più riprese, sottoponendosi volontariamente ad una question time dei dirigenti ed allenatori del CSI, è intervenuto ai lavori, senza lesinare esempi concreti sul suo operato.
« Il trucco – ha affermato Dionigi – per risolvere il 60 – 65 % dei problemi di una squadra è entrare nello spogliatoio, nelle sue dinamiche. Curare prima di tutto una coesione umana e di intenti, senza quella non si va da nessuna parte. Spesso credo sia inutile parlare di 4-4-2, 3-4-3 o 3-5-2 quelli sono solo numeri se prima non si bada alla sostanza della squadra. Una sostanza che si acquisisce parlando singolarmente con tutti i calciatori e dicendo le cose in faccia. Oggi i giovani atleti non devono essere presi in giro, bisogna dosare sempre il famigerato “bastone” e la nota “carota”.
Ad esempio con un gruppo navigato come quello di Taranto della passata stagione è semplice entrare nelle loro corde, perché quando ti rivolgi ad un calciatore di 38 anni e che conosce la categoria devi avere il buon senso di non essere duro, ma devi parlare con lui, magari capire il suo punto di vista e poi portarlo al tuo dettame tattico; quando si parla invece a dei giovani, come accade quest’anno a Reggio, bisogna coltivare i rapporti ad uno ad uno ». Queste le parole durante i lavori del workshop che ha visto un centinaio di appassionati accorsi, gremendo di fatto la sala sotto la Tribuna coperta del Granillo.
« L’educazione – sottolinea Paolo Cicciù, presidente provinciale del CSI – non è un optional. L’educazione va messa al centro, e siamo ben lieti che con noi ci sia anche in questo evento Mimmo Praticò in rappresentanza del CONI. Non possiamo arrenderci ad essere un contenitore che veicola talenti, senza intercettarne l’anima. I dirigenti devono essere formati, prima sull’etica e poi sulla tattica e sulla gestione delle società sportive.
L‘etica non deve essere accantonata rispetto alle pressioni economiche: dobbiamo cooperare tutti insieme, federazioni, enti di promozioni e associazioni; tutti per un unico obiettivo, quello di non depauperare un dono, come Davide Dionigi ci sottolineava, che abbiamo ricevuto: operare nel mondo dello Sport, coi i giovani e per i giovani ».
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