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Una buona notizia nella settimana in cui tutto lo sport italiano deve fare i conti con la “delusione” per la rinuncia alle Olimpiadi in Italia. Infatti, nasce il “Manifesto dello sport educativo” che regalerà grande speranza ed entusiasmo a tutto il movimento sportivo. Indubbiamente farà meno clamore rispetto a Roma 2020, ma si tratta di un impegno che può (e deve) segnare in positivo il futuro dello sport italiano e del Paese.
A “inventare” il Manifesto è stato l’Ufficio per la pastorale sport turismo e tempo libero della Conferenza Episcopale Italiana. Sono state tutte le associazioni di ispirazione cristiana impegnate nell’ambito sportivo a scriverlo, sotto la preziosa regia di don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Cei. Csi, Anspi, Libertas, Us Acli, Sportmeet, Pgs, Noi Associazione, Centro Nazionale Opere Salesiane per lo Sport, Fisiae, Federcultura Turismo e Sport, Entel, e Cdo Sport, come se fossero una grande squadra si sono messe intorno al tavolo dell’ufficio della Cei e hanno dato il proprio contributo alla stesura definitiva.
Si tratta di un preziosissimo strumento che vuole rimettere in fila, nero su bianco, obiettivi e finalità di chi crede nello sport come strumento educativo, alla luce del Vangelo. Il manifesto verrà presentato nelle prossime settimane a Roma, alla presenza delle massime autorità della Chiesa e dello sport italiano. Poi nasceranno “presentazioni” sul territorio promosse dagli uffici diocesani per lo sport, turismo e tempo libero. L’obiettivo è di coinvolgere tutti andando in ogni direzione. Da un lato si tratta di un manifesto “aperto”, nel senso che ogni realtà dello sport italiano potranno condividerlo firmandolo e facendolo diventare un impegno per tutta la loro realtà. Dall’altro si vuole arrivare alle società sportive.
Un giorno non lontano questo manifesto dello sport educativo dovrà diventare patrimonio di tutte le società sportive impegnate in ambito educativo quale punto di riferimento per l’azione quotidiana di dirigenti, allenatori, operatori, animatori, genitori. Come dicevamo la presentazione avverrà fra qualche settimana. E allora perché parlarne oggi? Perché ogni sportivo è abituato, persa una partita, a guardare avanti ed a tuffarsi in un’altra sfida. Tramontata la candidatura di Roma 2020, la nascita del primo Manifesto dello sport educativo segna una sfida che coinvolgerà tutto lo sport italiano.
Dare forza e incisività alle potenzialità educative dello sport non è una “partita secondaria”. È, e sempre di più dovrà essere, una “priorità delle priorità” per tutte le istituzioni del Paese. Inoltre non capita sempre che in ambito ecclesiale si assista ad un gioco di squadra così bello e concreto. Tutte le realtà di ispirazione cristiana che scendono in campo, a fianco del loro “capitano” don Mario Lusek, con un documento “unitario”. Un bel segno di comunione, di speranza, di quello slancio sportivo, che a dirla con le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «avrà modo di esprimersi attraverso possibili iniziative che non mancheranno per valorizzare le energie e le potenzialità dello sport italiano».
Paolo Cicciù, presidente del Csi di Reggio Calabria è sicuro che <lo sport italiano deve ripartire anche dalla Parrocchia e dall’Oratorio per costruire un futuro liberato dai tanti mali dello sport di oggi. Regalare una marcia in più in termini educativi a tutta la nostra Chiesa locale, una marcia in più importante nei confronti di quel desiderio di educare alla vita buona del Vangelo i giovani di una società complessa, difficile e complicata come quella di oggi. Lo sport, infatti, rappresenta, in maniera più o meno immediata, molte situazioni della vita e accompagna chi lo vive con impegno ad affrontarle gradualmente, con la possibilità di migliorarsi man mano e di imparare anche dagli errori che si commettono>.
Il presidente Cicciù aggiunge che <nel presente e nel futuro il Csi è chiamato a dare il meglio di se stesso per giocare sino in fondo la difficile partita educativa che l’attende. Noi, andando dritti al cuore delle nostre radici, vogliamo ragionare su come “costruire un Csi sulla roccia”, capace di resistere all’alluvione di “non valori” che caratterizza il nostro tempo e di essere incisivo e concreto nella sua sfida educativa>.
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