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di Marco Federico
Dopo la giornata di ieri, è il momento di fare alcune analisi a mente fredda.
La Reggina, soprattutto negli ultimi 3 anni, ha pagato una cattiva gestione societaria, sia in termini economici che meramente amministrativi. La terrificante parabola discendente che ha portato la società calabrese dalla serie A alla Lega Pro è frutto di superficialità, mancanza di idee e di unione d’intenti. Basti pensare che, nella stagione 2010-2011, il ritorno nella massima serie è stato davvero vicino, ma le continue scelte sbagliate sul mercato da quella stagione in poi (la cessione di Missiroli in primis), l’irrazionalità tecnica e gestionale, hanno fatto si che il declino iniziasse inesorabile.
Senza programmazione, senza scelte oculate, sia in termini di uomini che di risorse, portano una qualsiasi azienda al fallimento. Certo è che la crisi economica ha investito tutte le squadre del calcio italiano, ma questo non dovrebbe essere una scusante. La Reggina in questi anni ha chiuso parecchie cessioni plurimilionarie, ma gli introiti non sono stati neanche in minima parte reinvestiti. Le continue vicende extracalcistiche, come i ricorsi, i punti di penalizzazione e le varie beghe burocratiche, non hanno fatto altro che creare instabilità, poca serenità e pessimismo.
Non ce la sentiamo di dare la colpa di tutto questo al solo Foti, che ha saputo in tanti anni gestire moltissime difficoltà uscendone bene, ma di certo le scelte di proseguire da solo nelle ultime stagioni, consapevole dei debiti, dei tanti problemi presenti, non ha fatto altro che svalutare la sua immagine, rendendolo così un capro espiatorio facile. Gli uomini di cui si è circondato il presidente non sono sempre stati all’altezza dei loro ruoli, ma forse, e ripetiamo, forse, nominare un direttore sportivo competente e d’esperienza in grado di effettuare un buon lavoro di scouting ed un aiuto economico da parte di investitori (cercato qualche stagione fa e non quando la situazione fosse già tragica) avrebbe permesso un presente migliore.
Queste sono tutte supposizioni, ma piangere sul latte versato serve poco. Ci auguriamo che il futuro ci riservi ancora qualche sorpresa. D’altronde, la Reggina ci ha abituato a tanti miracoli.
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