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Il calcio, si sa, è anche magia. Il suo universo, è costellato da storie di campioni e talenti, capaci di disegnare parabole perfette, che hanno emozionato e tutt’ora ispirano i tifosi. Non è passato inosservato l’attuale momento particolarmente brillante, della Reggina, nemmeno a chi nel tempo, ne ha fatto parte, scrivendo pagine di puro calcio spettacolo. Viene quindi spontaneo ripensare agli anni sessanta, alla tv rigorosamente in bianco e nero, quando ogni squadra aveva uno o più giocatori simbolo per agonismo e tecnica genuina. Stiamo parlando di uno dei calciatori più rappresentativi della grande la Reggina di Granillo, Maestrelli, Dolfin e Segato: Giovanni Toschi uno di quei calciatori entrati di diritto nella storia dei colori amaranto. Tre stagioni in riva allo Stretto, dal 1967 al 1970. Le 106 presenze collezionate con la maglia amaranto, non si possono certo dimenticare.
L’area avversaria era casa sua
Sapeva portarsi in avanti con grande classe e tempismo, risultando pericoloso sia nel tiro negli ultimi sedici metri, che nel proiettarsi in progressione palla al piede, da autentico padrone, nell’area avversaria. Tanta era la sua classe, da permettergli di saltare l’uomo, grazie ad una visione tattica superiore, che gli consentiva e non solo negli spazi brevi, rapidi recuperi. Frenate, ripartenze ed accelerazioni da grande campione, queste le sue doti. Dalla sua, scatto, eleganza e pericolosità come una tigre del Bengala. A queste qualità si aggiungeva una straordinaria correttezza dentro e fuori dal campo, qualità quest’ultima che non gli impediva di essere un’attaccante insuperabile. Particolari la sua tecnica e i dribbling ubriacanti – ala zanzara lo avrebbe poi etichettato Sandro Ciotti in un suo editoriale – che gli hanno permesso di realizzare reti da posizioni impensabili, regalando al popolo amaranto, più di cinquant’anni fa, emozioni forti.
Tanta emozione
Il piccoletto di Porcari (Lucca), con il quale ho avuto il piacere di dialogare in video chiamata, direttamente dal Granillo, nel ricordare i suoi trascorsi in riva allo Stretto, ha rilasciato ai microfoni di NtaCalaria, un’intervista esclusiva, prima dell’inizio del match vinto dagli amaranto con la Reggiana. Fisico ancora asciutto come ai vecchi tempi, dallo sguardo intenso,Toschi, ha rivisto con un filo di emozione e gli occhi lucidi, quello che ha sempre definito il suo stadio, quella porta e quella Sud ancora vuota per il Covid, che non ha mai dimenticato.
Un momento difficile
Mi dispiace, ha esordito, che gli stadi e che il Granillo siano ancora chiusi, perché i tifosi amaranto avrebbero fatto la differenza. Senza dubbio la situazione che stiamo vivendo non è certamente delle migliori. Dobbiamo guardare avanti, consapevoli che questo brutto momento dovrà finire. Piano piano ne verremo fuori, uscendone più forti di prima.
Il suo calcio ed i social
Il mio calcio, quello che ho amato, si basava principalmente sull’estro, sulla fantasia, sul saltare l’uomo, per dirla in sintesi sulla tecnica. Oggi, la prestazione, si caratterizza per fisicità. Mi confronto spesso sui social. Avere la possibilità di potersi ritrovare in gruppi come quello di cui io faccio parte – Quando i calciatori avevano facce da calciatori – è una cosa molto importante. Per me è davvero una bella opportunità e mi fa piacere risentire compagni e avversari di un tempo.
La sua chiacchierata ritorna com’è ovvio sul Granillo e sulla Reggina. La freccia del Sud, non nasconde la voglia, nonostante siano passati tanti anni, di voler ripercorrere sulle ali dell’entusiasmo, la fascia sinistra del rettangolo di gioco, che lo ha visto protagonista indiscusso.
Toschi amarcord
Quello che sto vedendo, mi riporta indietro nel tempo ed esattamente al mio primo allenamento al vecchio Comunale. Rammento, che all’uscita dal sottopassaggio, c’erano duemila tifosi ad attendermi assiepati su gradoni della curva sud e della tribuna, pronti a tributarmi un grande applauso che non potrò mai dimenticare. Il terreno di gioco, oggi è un bel vedere, specialmente quella fascia sinistra che con grande veemenza ho percorso tante volte nel saltare il mio diretto avversario, proiettandomi verso quella porta che mi ha visto segnare reti indimenticabili.
Tra i tanti ricordi, oltre al tifo incredibile dei tifosi, Giovannino, porta nella mente e nel cuore il primo goal fatto proprio sotto la Sud.
La prima rete al vecchio Comunale
Questo racconto. Era il derby col il Catanzaro. Quel 26 Novembre 1967, il vecchio Comunale era pieno come un uovo. Il mio diretto marcatore era Marini ed il portiere delle Aquile giallorosse era Paolo Cimpiel. Mi trovavo al centro dell’area di rigore avversaria, quando Vito Florio che in quel frangente si trovava sulla fascia sinistra, mi fece un cenno d’intesa. Non attaccai la profondità come facevo di solito, ma di scatto andai incontro al pallone, ingannando il difensore, che mi lasciò aperta la strada verso la porta. Ricevetti così il millimetrico lancio di Florio, che finalizzai al volo con un’imparabile esterno destro, che si insaccò alla sinistra del portiere. Fu per me una gioia incontenibile, tanto che quasi senza accorgermi, feci il giro del campo, che allora era circondato dalla pista di atletica leggera, per raccogliere l’ovazione del meraviglioso pubblico di Reggio.
Doppietta da antologia
Era 14 Gennaio 1968 ed il calendario di serie B, proponeva un derby infuocato. Dovevamo affrontare al Celeste il Messina in un derby testa coda. Dopo la rete di Frisoni, alla quale aveva risposto Vanzini, ricorda l’ala amaranto, ricevetti la palla da Ferrario, che era scattato in contropiede. Mi involai sulla sinistra, lasciando partire un diagonale imprendibile per l’estremo difensore peloritano. Realizzai la seconda rete, ricorda sorridendo, nella ripresa. Con una finta superai Pesce e, entrato in area, battei il portiere, realizzando la mia personale doppietta. La rete di Ferrario chiuse la partita, rispondendo a Pesce, che poco prima aveva accorciato le distanze. I giornali dell’epoca, esaltarono la mia prestazione ed il mio bagaglio tecnico, dandomi nove in pagella.
Guardando lo stadio, il furetto amaranto, ha rivisto il film d’un’un’altra rete a lui cara.
Il gol illuminato
Era il 30 marzo 1969 ed andai a segno anche in Reggina – Lecco. La partita stava finendo e non si riusciva a sbloccarla. Mancava ormai poco al triplice fischio, quando mi inventai un goal di rapina incredibile. Questo l’episodio: Ci fu un disimpegno tra il portiere avversario Balzarin (ex Milan) e Bravi, il difensore che mi marcava. Entrambi – allora si poteva fare – si scambiarono la palla per perdere qualche manciata di secondi. D’istinto mi intromisi tra loro e sul mio tocco non forte ma preciso, la sfera accarezzò il palo entrando in rete. Il giorno dopo, lo rammento ancora, un giornale dell’epoca intitolò così: <<Toschi inventa il successo contro il Lecco>>.
Sono tanti i ricordi particolari. Impossibile per lui, dimenticare la gara in campo neutro a San Siro.
Era un Genoa – Reggina vinta 1- 3. Fu una stupenda partita, dove ach’io, misi la firma. Questo il mio gol, successivo alle due reti di Vallongo. Su lancio di Divina dalla tre quarti di sinistra, presi il pallone e saltai in prosecuzione per l’ennesima volta, Rossetti e Turone. Mi involai così verso l’area avversaria, trovandomi a tu per tu con il portiere, uscito per ostacolarmi e chiudermi lo spazio per il tiro. Di scatto, lo saltai mettendo in rete a porta vuota.
Il Granillo e Reggio
Mi gratifica ricordare gli anni trascorsi con la casacca amaranto, perché non a tutti è capitato e capita di poter indossare una maglia così importante. In tutta sincerità, confesso che ho avuto i brividi nel vedere questa meraviglia di stadio. Poter giocare ora, in una struttura così bella, con i miei vecchi compagni, Luigi Ferrari, Nedo Sonetti, il professore Vito Florio, Luigino Vallongo, supportati dal pubblico che da sempre segue la squadra, per me sarebbe stato il massimo. Ho trascorso tre anni bellissimi a Reggio. I reggini ed i tifosi amaranto, mi hanno fatto sentire a casa, sostenendomi sempre. Questi, sono spaccati della mia vita calcistica, che ancora oggi mi infiammano e che rimarranno sempre scolpiti nella mente e nel cuore.
Il campionato della Reggina
Premetto che la Reggina, quando ci hai giocato, ti rimane dentro. Tutt’ora la seguo, ha detto l’ex amaranto, anche attraverso i giornali. Ho vissuto la serie B come calciatore e per certi aspetti quello cadetto è stato da sempre un campionato lungo, difficile e irto di difficoltà. La squadra amaranto, ha fatto notare, dopo aver trascorso un periodo poco felice, ha avuto il merito di non disunirsi ed i fatti le hanno dato ragione. Sta facendo un’ottimo girone di ritorno, riscuotendo dai più, giudizi positivi. Ha trovato equilibrio e compattezza. Ha in Baroni un tecnico capace ed un’ organico ben assortito e motivato, che sta offrendo prestazioni importanti e convincenti. Il mio augurio, ha concluso, è quello di rivederla presto in serie A. Lo merita la società, la città ed il suo meraviglioso pubblico.
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