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Non è mai facile per un allenatore, prendere in corso d’opera una squadra, limarne con i dovuti correttivi, le imperfezioni ed in breve tempo, come uno scultore del seicento veneziano attento ai particolari, plasmarla a sua immagine e somiglianza. Fa però parte della professione – o del mestiere che dir si voglia – di chi lavora nel mondo del calcio – prendersi certi rischi, portando avanti con convinzione il proprio credo calcistico, basato sulla dinamicità dei singoli e dell’intero organico. Ed in questo si rispecchia il lavoro e la figura di Marco Baroni.
Due date da ricordare
Trentuno dicembre del 1967, allora fu Maestrelli ad espugnare Venezia, grazie ai centri di Toschi, Florio e Ferrario.
Tre aprile 2021, cinquantatrè anni dopo quella impresa, è toccato a Baroni prendersi la scena, insieme alla sua Reggina, incantando la laguna di San Marco, grazie alla lettura di una gara accorta, condotta con il giusto cinismo evidenziato dalle reti di Di Chiara e Situm.
Dicono di lui
Non a caso, l’allora tecnico dell’Inter Luciano Spalletti, ebbe a pronunciare parole di stima per il tecnico fiorentino, allora sulla panchina del Frosinone in serie A. Riconoscendogli la capacità di lavorare sulla testa dei giocatori, disse:
Temo prima di tutto Baroni: un allenatore, ma anche uno psicologo. Mi ha definito un grande e io faccio lo stesso. Tenere in piedi una squadra lavorando in maniera seria in un campionato difficile come il nostro vuol dire tanto.
Fine psicologo
Il Baroni fine psicologo emerge anche dal suo modo indiretto, ma efficace di lanciare messaggi precisi ad un gruppo sempre più coeso:
I giocatori che non giocano devono essere arrabbiati, devono voler dimostrare all’allenatore che si sbaglia e cercare di conquistare spazio. Qui ho trovato tutti ragazzi, che da questo punto di vista lo stanno dimostrando.
Mister Baroni, è rimasto sempre fedele ai suoi concetti tattici, ribaditi più volte nel corso delle sue esternazioni:
Le scelte sulla formazione che parte sin dal primo minuto, vengono effettuate in base a diversi parametri, che rendono ed esaltano quelle che lui chiama staffette, il corso d’ opera.
Nel post gara di Venezia – Reggina
Non esiste più il titolare nel calcio moderno. C’è una rosa che deve crescere insieme, poi l’allenatore deve avere la capacità di andare a prendere le risorse giuste.
Costruzione tattica azzeccata
Al termine di una delle migliori prestazioni, dal punto di vista dell’impostazione tattica, disputate dall’inizio dell’anno, il prestigioso 0-2 maturato, è frutto di un’interpretazione ed una costruzione tattica azzeccata ed efficace, figlia dell’applicazione attenta della squadra e delle considerazioni esternate dal tecnico amaranto, durante la settimana che ha preceduto il match del Penzo.
Sono sempre i numeri a parlare
Sono proprio i numeri – come ha sempre tenuto a precisare – a consacrare il lavoro di Marco Baroni. Il tecnico amaranto, nel lavorare a fari spenti, ha sempre preferito non esaltarsi, continuando a guardare al lavoro svolto tra le mura del Sant’Agata e sul campo partita per partita. Tutte chiavi di lettura che hanno consentito alla squadra di dimostrare le sue reali potenzialità. Come da lui sempre sottolineato, tutti i ragazzi avranno la possibilità di dimostrare le loro qualità in un torneo che sotto questo punto di vista e specialmente in questo mese di aprile appena iniziato, non ammetterà cali di tensione. In un campionato duro ed estenuante, come quello di serie B, si dovrà mantenere alta la concentrazione se si vorranno raggiungere i traguardi prefissati.
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