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Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Massimo Mirabelli ai tifosi del Cosenza calcio:
“Sento di dovermi scusare per il lungo silenzio stampa durato più di due mesi. Ho taciuto e continuerò a farlo per il bene del Cosenza calcio e non per il mio. Se avessi pensato per primo a me stesso avrei fatto bene a rispondere ai continui attacchi che ho ricevuto a mezzo stampa ed ai commenti ingiusti, infondati, mirati a denigrarmi come uomo e come professionista. Ma avrei danneggiato gravemente il Cosenza e, dopo anni di sacrifici, non potevo e non volevo fare il male di questa grande squadra che è una creatura anche mia. Oggi è il momento di ringraziare.
Sono stato “sollevato” formalmente dall’incarico di Direttore Generale del Cosenza calcio direttamente dal presidente, Giuseppe Carnevale e da Luca Pagliuso: soci di maggioranza assoluta.
Accetto serenamente questa decisione, pur sapendo di aver dato tutto me stesso per tutto il tempo che il mio nome è stato legato a quello del Cosenza Calcio.
Non posso però andarmene senza dire ‘grazie’ alle tante persone che mi sono state vicine, ai calciatori, collaboratori, tecnici e dirigenti. Sono stati giorni bellissimi, vissuti intensamente, in cui ognuno ha fatto la sua parte ed ha contribuito in egual misura a costruire anni di successi.
A qualcuno non sono stato simpatico, addirittura c’è chi mi ha definito arrogante e presuntuoso. Di solito questo accade a chi occupa delle posizioni di responsabilità, a chi deve fare delle scelte, scontentando qualche persona, ed a chi riesce a vincere dove altri hanno fallito.
Lascio una società sana (iscritta al campionato a pieni voti dalla CO.VI.SOC.), attiva (saldo trasferimenti di oltre un milione di euro), onesta (certificata da tutti) e soprattutto ricca, grazie ad un patrimonio inestimabile: i tifosi tornati al San Vito.
Ho tante colpe e tantissimi difetti, ma credo di aver parlato sempre guardando negli occhi ognuno di voi. Tra le tante cose dette su di me c’è qualcosa di vero: sono incompatibile con chi non è sincero, trasparente ed attenta alla vita di questa società.
Il calcio è anche un gioco, ma i tifosi non sono giocattoli. Hanno un cervello, una coscienza ed un’anima e va rispettata sempre ed ovunque. Quando ho sbagliato con loro ho pagato in prima persona, mi sono confrontato con ognuno di loro e quando mi sono accorto degli errori ho chiesto scusa. In questo mondo ognuno di noi ha l’obbligo di rivolgersi alla gente con grande onestà, avendo il coraggio di dire cosa si era fatto nel proprio passato, cosa si faceva
nel presente e cosa si sarebbe fatto nel futuro.
Nel calcio ciascuno è marcato dalla propria storia che parla a voce alta e che deve svegliare le coscienze dei tanti tifosi che la domenica vogliono gioire per la propria squadra.
Non sono un figlio d’arte, i miei genitori non si occupano di calcio nella vita. Però devo ringraziarli perché mi hanno trasmesso valori veri: l’onestà mentale e la sincerità.
Ringrazio i ragazzi delle Curve; tutti, nessuno escluso. Potrei scrivere “fiumi” di parole ma rischierei anche di essere banale. Non spetta a me giudicare né questi tre anni, che rimarranno comunque nella storia, né questi ultimi mesi, ma una cosa è certa: grazie a tutti e game over!”
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