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I campionati di calcio stanno per volgere al termine e come di consueto gli animi tra dirigenti, calciatori e addetti ai lavori iniziano a surriscaldarsi in virtù di alcuni obiettivi finali da dover conquistare. Ciò comporta ogni lunedì successivo alle gare, la registrazione di un vero e proprio bollettino di guerra che coinvolge tutti quanti, arbitri compresi. Ma la cosa ancor più grave è che se negli anni passati tali atti di violenza si annoveravano nelle ultime tre-quattro giornate finali del campionato, in questa stagione, purtroppo, già nei mesi di novembre e dicembre si sono verificate le prime aggressioni, con un’escalation preoccupante e in continuo aumento nei mesi seguenti. Ma la cosa ancor più grave è che tali violenze sono per la maggior parte rivolte nei confronti degli arbitri, soggetti preposti alla direzione della gara attraverso l’applicazione del regolamento. Regolamento che molto spesso viene disconosciuto proprio da parte di chi è iscritto alle competizioni calcistiche, surrogandosi il diritto di interpretazione e di conoscenza, secondo una propria visione, sconsacrando anche in maniera plateale alle volte quanto deciso dall’arbitro, o addirittura, prendendosi il lusso di emettere dei comunicati stampa denunciando la cattiva fede della giacchetta nera in quella partita, reo di aver commesso dei torti (secondo il loro punto di vista), e cercando così di uscire puliti rispetto ai loro beceri comportamenti tenuti in campo. Ancora più grave, senza ombra di dubbio, quando si prende la scellerata decisione di farsi giustizia da soli, giustificando il proprio atto di violenza come un qualcosa di scontato e naturale perché è stato commesso un errore da parte di chi sta arbitrando.
E di casi di “giustizia fai-da-te” nelle ultime settimane se ne stanno registrando di continuo; contro ragazzi, giovani e meno giovani, che arbitrano per passione, per crescita personale, perché attratti dal rispetto delle regole; che sacrificano il proprio tempo libero, la famiglia, i weekend, mettendo dinanzi a tutto la passione per l’arbitraggio. Valori che settimanalmente vengono calpestati e sconfessati da pseudo dirigenti e pseudo calciatori in nome di un qualcosa che non esiste, in quanto lo sport è tutt’altro che violenza.
Una domenica di divertimento che viene trasformata in una guerra. E che solo per pura casualità non si è trasformata in un qualcosa di ancora più grave.
Ma se negli scontri tra calciatori, gli stessi si riescono a difendersi tra di loro, «quando si aggredisce l’arbitro, in 10 contro 1, e lui è solo, in questo caso, chi è che lo difende?».
Questo il primo pensiero di Roberto Rispoli, presidente della Sezione AIA di Locri, che ogni lunedì si ritrova a dover confortare un ragazzo della propria sezione, a verificare il referto di gara, a constatare cosa è stato scritto nel referto dell’ospedale, mandato su un campo di calcio a dirigere una gara con l’intento di fargli passare due ore di svago e puro divertimento, e invece si ritrova subissato di critiche, minacce ed insulti, come una “bestia mandata al macello”.
Infatti, solo nelle ultime due settimane, sono ben 5 le aggressioni fisiche subite da arbitri della sezione di Locri. Con il calcio a 5 che non è da meno, soprattutto nelle categorie inferiori e locali.
«Noi chiediamo disponibilità e aiuto alle società – continua Roberto Rispoli –, ma ancora oggi sono troppe le partite che vengono sospese per violenza. Troppi gli insulti e le minacce verso gli arbitri. Troppi gli incidenti in campo. Mentre troppo poche le tutele e i controlli che vengono effettuati. Per questo mi rivolgo a quelle società oneste e serie, affinché proprio da loro possa partire una collaborazione volta ad allontanare tutti quei violenti che stanno rovinando questo bellissimo sport, che sta diventando sempre più pericoloso, come si evince dagli ultimi episodi di pura violenza accaduti in questo fine settimana. Il problema è che una partita di calcio è ormai dimostrazione di superiorità, di prevaricazione sull’altro, di “prepotenza”, e non più di bravura.
Per questo motivo, pretendiamo pene certe e dure da parte della Giustizia Sportiva per chi commette gravi atti di violenza nei confronti degli arbitri, che sono prima di tutto persone con dei valori e sani principi, e solo secondariamente arbitri di calcio o calcio a 5.
Allo stesso tempo, invito tutte le componenti attive nel mondo del calcio a fare un passo indietro per non ritrovarci un giorno a dover piangere per un qualcosa che si sarebbe potuto fare oggi.
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