La difficoltà dei settori giovanili reggini

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Di Pietro Inuso

Come ogni anno, per fortuna si avvicina l’estate, periodo in cui ci si dovrebbe rilassare,…. ed in vece no!!!.

Ci sono delle associazioni sportive dilettantistiche con tecnici competenti e qualificati, che fanno settore giovanile, anche se non “costrette” dalla lega, come avviene per le società iscritte dalla serie “C2” in su, associazioni, che fanno enormi sacrifici per cercare di avviare dei ragazzi allo sport ed a farli migliorare nella loro disciplina fino a renderli dei veri gioiellini, che potranno essere utilizzati , facendo le dovute trafile anche nella prima squadra, apportando benefici alla società stessa che li ha cresciuti, facendo le dovute e graduali esperienze. Tutto ciò non è quasi mai possibile, perché “gli squali” sono sempre li, pronti ad approfittare.

Parlo delle società  sportive più grosse, quelle che non hanno tempo per realizzare un settore giovanile adeguato, quelle che non possono perdere tempo su quattro ragazzi per poi farne uscire uno, quelle che preferiscono venire a casa tua, illudere il giovane, interrompendo così una crescita programmata ed un lavoro serio, per poi usarlo fino che è possibile e mandarlo poi quando non serve più.

Annullando di fatto un lavoro di anni, che magari un tecnico ha cercato di portare avanti con sacrifici, senza nessun ritegno e soprattutto senza il rispetto verso i giovani.

Tutto questo deve finire, ci vuole rispetto prima di tutto per i giovani poi per le società.

Non è possibile ogni estate assistere impotenti ad un esodo verso il nulla.

Ragazzi che illusi da proposte di categorie superiori, per le quali non sono sicuramente pronti, o dal blasone più o meno reale, scappano dal sacrificio di doversi conquistare, anche una sola panchina o solo la considerazione del mister. Tutto questo sta finendo, grazie agli squali, che hanno annullato il senso di competitività dei ragazzi , il sapersi mettere in gioco ed in discussione, l’umiltà che ci vuole per saper fare tutto questo.

Che mi importa se mi alleno o no, il mister ci fa lavorare troppo, tanto c’è la squadra “Tal dei Tali” che mi vuole perche “sono bravo”. Ma chi è ha dirti che sei bravo??? Tu, chi ti sta adulando o il tuo mister che ti ha cresciuto sportivamente e che senza ombra di dubbio vuole il tuo bene e che nel momento che ti ritiene pronto è lui il primo a sponsorizzarti ad una squadra di livello???

Non è facile moralismo, è un allarme che se non ascoltato può  causare, anzi sta già causando effetti sociali negativi.

Per non parlare del rispetto tra le società, che non esiste più.

Con infinita arroganza i presidenti o chi per loro di queste squadre, vengono e si prendono i tuoi tesserati, magari senza chiederteli, nascondendosi dietro di loro o magari te li chiedono e al no ricevuto, li contattano personalmente.

E’  uno scempio che deve finire.

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, E' giornalista pubblicista dal 2008. Vive in Irlanda da circa 10 anni come Digital Marketing Manager, ma porta avanti il giornale con l'aiuto di vari collaboratori che hanno sposato il progetto di Ntacalabria.

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