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Sedici anni e tanta voglia voglia di emergere nel calcio che conta. La vita di un giovane calciatore è molto meno rosea di quello che potrebbe apparire, specialmente se la strada per il successo è ancora lunga e scoscesa. Vincenzo Comandè, portiere classe ’98, ogni giorno dopo la scuola, attraversa lo Stretto per rincorre un sogno, quello di diventare un calciatore professionista. Dopo un passato nell’Hinterreggio, per il giovane portiere è arrivata la chiamata degli Allievi del Messina che gli hanno affidato le chiavi della porta giallorossa. La nostra redazione lo ha intervistato in esclusiva.
Come è nata la trattativa che ti ha portato al Messina?
C’era la voglia di cambiare ed affrontare un campionato diverso. Ho avuto diverse proposte da società di categoria superiore, come il Frosinone e la Virtus Entella ma ho scelto il Messina perché volevo rimanere vicino casa e perché hanno insistito per avermi con loro. Il mister Cosimi e il direttore sportivo Buttò hanno fatto di tutto per convincermi affinché scegliessi il Messina. Voglio ringraziare la nuova società dell’Hinterreggio del presidente Cacozza che mi concesso lo svincolo senza alcun problema e Sergio Campolo che avuto un ruolo determinante nella trattativa con il Messina.
Il mister cosa vi ha detto riguardo il campionato che andrete ad affrontare? Quali obiettivi dovrete raggiungere?
Abbiamo iniziato il campionato incontrando la Juve Stabia, la squadra più forte del girone, che è reduce da un campionato di allievi nazionali di serie a e B. Il mister ci ha preparati bene, facendoci lavorare molto nel mese di preparazione svolto. L’obiettivo è replicare l’annata dell’anno scorso, quando i miei compagni con un organico composto da quasi tutti ’98 sono riusciti ad arrivare alle finali nazionali di Chianciano Credo che sia un obiettivo alla nostra portata considerando la qualità del nostro organico.
Quando si inizia a giocare a calcio, la maggior parte dei ragazzi sogna di diventare attaccante o trequartista, raramente si decide di giocare in porta. Nel tuo caso, cosa ti ha spinto a scegliere di giocare in porta
E’ una domanda che mi hanno fatto in molti. Da sempre quando entravo in un campo da calcio andavo in porta. La mia passione per il calcio è nata guardando il cartone animato “Holly&Benji” e il mio mito era il portiere Benjiam Price. All’età di 4 anni mio padre mi ha regalato il mio primo paioi di guanti e da li ho iniziato la mia avventura in porta anche perché con i piedi non ero un gran fenomeno.
Che consigli ti senti di dare ai tuoi coetani che sognano di far carriera nel mondo del calcio e di approdare in una grande società?
Devono credere nelle loro potenzialità e impegnarsi affinché i sogni si realizzano. Nella mia breve carriera parecchie persone, a causa dei problemi legati alla forma fisica mi avevano detto che non sarei arrivato da nessuna parte, ma con l’impegno e la determinazione alla fine ho raggiunto gli obiettivi, ovviamente ci devono essere anche delle doti tecniche.
Quali sono state finora le altre figure rilevanti nel tuo percorso?
All’Armando Segato il mister Iriti e il presidente Mimmo Barillà che dopo l’esperienza della Reggina mi hanno accolto a braccia aperte e mi hanno formato come uomo e come calciatore. Nel periodo all’Hinterreggio la figura del mister Sorgonà è stata importantissima. Mi ha allenato nei giovanissimi nazionali e negli allievi regionali cercando ogni giorno di tirare fuori il meglio di me.
Ultima domanda, il tuo sogno nel cassetto?
Giocare un mondiale con la Nazionale, ma la strada è ancora lunghissima.
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