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Un brutto episodio di violenza si è registrato alcune ore prime del match non giocato, tra Guardavalle ed Acri. La squadra cosentina, l’Acri, ha subito numerose minacce, tra cui quelle a un suo giocatore al quale è stato puntato un coltello alla gola.
Questo il testo integrale relative all’accaduto, apparso sul sito dell’Acri. “Siamo arrivati – è scritto nella nota – al ristorante e mentre la squadra sedeva al tavolo si sono avvicinati 5 persone i quali intimavano ai presenti di perdere la partita altrimenti gli avrebbero spaccato le gambe. A un calciatore veniva puntato un coltello alla gola”. L’incursione nei confronti dei calciatori dell’Acri sarebbe avvenuta 30-40 minuti. “A questo punto – prosegue la nota dell’Acri – il dirigente accompagnatore di concerto con la società e con la questura di Cosenza decideva di recarsi allo stadio non in tempi regolamentari ma nell’immediatezza dell’orario di inizio dell’incontro, anche per aspettare l’arrivo della forza pubblica. All’arrivo negli spogliatoi, mentre stavamo entrando nei locali riservati agli ospiti, un nostro tesserato, veniva colpito con calci e pugni tra schiena e collo da un soggetto da noi non identificato e davanti agli occhi del commissario di campo. A quel punto la società dell’Acri non ritenendo che ci fossero più le condizioni psicologiche ed ambientali per iniziare una partita di calcio ha deciso di non disputare l’incontro. Questi sono i fatti. Questa partita l’avevamo attenzionata da più tempo tanto da aver fatto richieste alla questura di Cosenza ed alla Lega calabra”. “Avevamo verbalmente più volte – prosegue la nota – sollecitato la stessa, nella persona del Presidente Mirarchi, di segnalarla alla Procura federale perchè varie erano state le minacce ricevute nei mesi scorsi. Ci auguriamo che le istituzioni federali presenti facciano per intero il proprio dovere e soprattutto si assumano il coraggio di dire la verità. Da parte nostra nessuna offesa alla comunità di Guardavalle che certamente non può essere rappresentata da questi soggetti. Anzi il signor sindaco dovrebbe preoccuparsi di più di quello che succede a casa sua che a guardare in casa degli altri”. “Se i valori sportivi – conclude la nota – sono l’essenza di una società civile, forse è il caso che chi li rappresenta e dovrebbe difenderli si assuma le dovute responsabilità, altrimenti ognuno sarebbe legittimato a fare la stessa cosa, altro che crescita sportiva, sociale e culturale. Chiediamo di essere ascoltati dal giudice sportivo in contraddittorio con il commissario di campo prima di ogni decisione, precisando che se non ci dovesse essere giustizia assumeremo ogni determinazione anche in maniera eclatante”.
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