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Gli ultimi fatti che di cronaca che hanno interessato giovani del nostro territorio sono il chiaro segno che qualcosa non sta funzionando. Violenze, suicidi, droghe che portano alla morte.
Credo, però, che non serva più teorizzare sulle cause, le motivazioni e i significati di gesti e parole. La sfida è proporre una radicale alternativa allo spreco della vita, al vuoto, all’analfabetismo dei valori, al “nulla” di molti giovani, attraverso percorsi educativi capaci di generare una vera esperienza di vita.
In un contesto sociale così debole dal punto di vista delle opportunità di educazione e formazione per le giovani generazioni, l’associazionismo, lo sport e la scuola costituiscono senza dubbio un impegnativo banco di prova, una sfida positiva e di enorme utilità per la società civile e per i giovani. Come Educatore e Dirigente Sportivo credo che serve offrire, insieme con l’opportunità di fare sport, che è già una cosa importante, un bene ancora più prezioso: far vivere ai giovani esperienze significative indispensabili per promuovere l’educazione alla vita.
Lo sport non è solo organizzazione, competizione, vittoria o sconfitta. Accanto a questi aspetti, importanti e necessari, ci deve essere l’intenzionalità educativa. Anzi essa è il cuore, è l’anima dell’attività sportiva e va messa al primo posto, ponendo tutti gli altri elementi al suo servizio. Serve però che l’intenzionalità educativa abbia un ancoraggio culturale: quale uomo, quale società vogliamo formare per impedirne la degenerazione mercantile, diseducativa e fine a se stessa. Questa idea-chiave costituisce il filo conduttore del concetto educativo dello sport. Infatti, esso deve essere vissuto come un itinerario, un percorso, un cammino… fatto di attività fisica, di allenamento, di gare, di ricerca interiore, di sacrifici, di migliora mento di se stessi.
E, infatti, l’intenzionalità educativa che suscita e disegna l’orizzonte entro cui spendere i valori, le nuove mentalità e stili di vita e ordinare a buon fine il bisogno di successo, il bisogno di potere, il bisogno di affiliazione che stanno alla base delle dinamiche fondamentali della persona umana. La società sportiva, la parrocchia e la scuola rimangono ancora oggi luoghi privilegiati come avamposti educativi capaci di accogliere tutti a partire dall’interesse per la persona. Questi luoghi dell’educazione devono essere spazi aperti in cui, i giovani, per stili di vita e maturità di fede, possano, in qualche modo ritrovarsi e vivere un’esperienza di convivialità e di maturazione personale.
In realtà, bisogna lavorare per promuovere una nuova generazione di luoghi educativi, in cui si ricostruisca quel tessuto sociale che rimetta insieme la comunità delle persone, che fortifichi i legami tra i cittadini. Bisogna pensare a un luogo che sia la scuola dell’accoglienza, dell’orientamento, dell’allenamento, dell’accompagnamento e della speranza . Rispetto agli spazi esistenti e ai tempi tradizionali dell’azione educativa, i nuovi luoghi educativi devono essere “competitivi” con i solerti mercanti del “nulla”, tutti protesi a magnificare i loro prodotti; venditori di fumo, propagandisti, pronti ad ogni genere di risposta prefabbricata e poco attenti ai bisogni interiori delle persone.
Migliaia e migliaia di ragazzi e di giovani hanno “fame e sete” di vivere relazioni significative,di raccontarsi,di fare sport, di giocare, di incontrarsi, … ma non riescono a farlo: mancano gli adulti, mancano gli educatori, mancano spazi educativi seri,credibili e stabili. Il Csi in questi anni ha promosso diversi progetti sportivi significativi che hanno cercato di raggiungere questi obiettivi. “Vivi L’oratorio” promosso per sviluppare nelle parrocchie esperienze sportive educative. Oltre settanta parrocchie e quasi duemila giovani coinvolti sono numeri importanti.
Ma è più importante, per noi, sentire tra gli educatori parrocchiali la passione di chi crede che lo sport può educare , può cambiare le persone. Nello sport giovanile siamo stati i primi a sviluppare itinerari educativi e polisportivi a partire dai più piccoli. Il Trofeo Piccoli Angeli, le manifestazioni nazionali, le feste polisportive, la formazione per i dirigenti e gli allenatori. Gli arbitri scelti non solo per le capacità tecniche ma soprattutto per le loro storie di vita. Loro sono i primi a dover “parlare” in campo di educazione.
Ogni cosa è studiata, pensata e vissuta come un parte determinante di un tutto che è per noi la formazione della persona. Il Csi crede in quello che fa, altrimenti è difficile spiegare le tante ore di volontariato di tantissimi Dirigenti del Comitato . In un momento storico dove “tutto ha un prezzo” il Comitato CSI si sporca le mani perchè crede che lo sport può educare. A tal proposito significative le parole del Dott. Edio Costantini del Centro studi Csi <Non possiamo continuare a fare convegni e indagini sociologiche, per studiare le problematiche giovanili, il loro comportamento mentre molti di loro continuano a riempire le carceri, le comunità di recupero… e continueranno a morire…di noia, di droga ,di alcool,di solitudine.
E’ il tempo di rimboccarsi le maniche e cercare, tutti insieme, di individuare strade concrete che li aiutino a crescere come persone e come cittadini con meno traumi possibili. Troppe volte educatori appassionati si trasformano nel tempo, e senza nemmeno rendersene conto, in semplici e stanchi prestatori d’opera, appiattiti nella proposta di uno sport asettico, incapace di educare, appassionare e coinvolgere.
Lo sport ha bisogno di “educatori” e non di “prestatori d’opera”. Ciò significa avere la grinta e le motivazioni per andare controcorrente, essere disposti ad abitare i territori più aridi dello sport per portarvi un messaggio di umanità e di speranza .San Giovanni Bosco ha ben descritto quale sia il caposaldo dell’educazione: “Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore… Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore>
C’è bisogno di educatori nello sport capaci di essere ben di più che i maestri di un gesto tecnico o gli allenatori di una disciplina sportiva. Educatori e dirigenti che sappiano promuovere l’attività sportiva dentro un progetto educativo fondato sull’intimo ed inscindibile rapporto tra la pratica sportiva e la promozione della persona umana.
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