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Proviamo a dare i numeri. Non per diventare “matti”, ma per capire. È stata pubblicata recentemente una ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca sul calcio professionistico. I dati riguardano il 2010. Quanto ha perso complessivamente il calcio professionistico in quell’anno? La bellezza di 346 milioni di euro. Bella cifra, non vi pare? Tenete conto, ad esempio, che il Coni riceve ogni anno dallo Stato circa 400 milioni di euro per far funzionare tutto il sistema sportivo italiano (dall’alta prestazione allo sport di base).
Diamo ora un’occhiata ai ricavi della Serie A. Il 63% arriva dai diritti televisivi. Il 24% dal marketing e dintorni. Solo il 13% dai ricavi da stadio. In Europa non sempre è così. In Germania, nella Bundesliga, solo il 30% arriva dai diritti televisivi, il 45% dal marketing ed il 25% dai ricavi da stadio. Sempre il 25% dei ricavi deriva dal botteghino anche in Premier League e nella Liga spagnola.
Tutto ciò si traduce nel mettere la Serie A come fanalino di coda nella media spettatori delle 5 top leghe europee. Bundesliga 42mila a partita; Premier 34mila; Liga 29mila; Serie A “solo” 24mila presenze a partita. Andando avanti così avremo stadi sempre più vuoti. Questo lo capisce un bambino dell’asilo. E un bambino delle elementari capisce perché i Club non sono così preoccupati di questo fenomeno: perché “quota” solo il 13% delle loro entrate. Siamo preoccupati noi. Perché un calcio con gli stadi vuoti perde di “umanità”, di festa, di allegria, di dimensione popolare… E ancora numeri: nel 2010 ben 16 club su 20 hanno chiuso il bilancio in perdita.
Chi ha perso di più è l’Inter, con meno 69 milioni di euro, seguito dal Bari (-19 mln) e dal Palermo (17mln). Perdite per “solo” 11 milioni per la Juve e di 9 milioni per il Milan. A chiudere in attivo Fiorentina, Catania, Livorno e Napoli. Imbarazzanti i dati sugli stipendi dei calciatori. Nel 2006 la spesa complessiva lorda in serie A era di 546 milioni di euro, nel 2011 è arrivata all’impressionante cifra di 1.100 milioni di euro laddove oltre il 70% dei ricavi totali di un club serve a coprire gli stipendi. In nessun altro campionato questo rapporto è così elevato. Altro dato che interessa molto: in questo “mare di soldi” che è la Serie A quanto viene investito nei settori giovanili? Mediamente le società italiane investono il 50% in meno rispetto ai club Europei.
Qualche esempio? Barcellona 12 milioni euro all’anno. Arsenal 10 milioni. Inter, Milan e Juve “solo” 5 milioni. Ovviamente i risultati si vedono. La media europea dei giocatori che esordiscono in prima squadra arrivando dal settore giovanile è del 22%. In Italia “tristemente” solo del 12%. E arriviamo, infine, al “numero che non c’è”. Sarebbe ragionevole aspettarsi che una piccolissima fetta della “montagna di soldi” che ruota intorno alla Serie A venisse destinata a sostenere le società sportive di base.
Quelle – per capirci – di quartiere, di periferia, d’oratorio e dintorni. Una logica di sussidiarietà imporrebbe una scelta di questo genere. Invece nulla. La ricerca non riporta un euro speso in questa direzione. E non è una svista. Al di là di rare eccezioni (ci risultano Inter e Milan) il sistema non pensa proprio a sostenere la sua base. Non capendo che, prima o poi, se la base non sarà più solida crollerà.
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