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Sabato scorso si è svolto a Milano il Consiglio Nazionale del Centro Sportivo Italiano all’interno della Cascina di Exodus al Parco Lambro. Il Csi è stato ospite di don Antonio Mazzi, che è rimasto con il Csi nell’arco dell’intera giornata e che ha aperto i lavori del consiglio con un intervento “significativo” e “provocatorio”.
“E’ un Csi – ha detto don Antonio – più moderno che mai, che deve avere consapevolezza del fatto che nella società di oggi è chiamato a giocarsi il futuro. Incontrai l’associazione negli anni Cinquanta, quando, lavorando a Primavalle, andai a chiedere dei palloni per i miei ragazzi in Via della Conciliazione. Ricordo bene quell’incontro che è stato l’inizio di un grande percorso di collaborazione, durata tanti anni.
La visita storica che il Consiglio Nazionale del Csi fa oggi alla cascina di Exodus mi piace pensarla e viverla come un Primavalle – bis, in altre parole un nuovo incontro tra Csi e Exodus che possa segnare un punto di partenza per il futuro insieme. Oggi i giovani più a rischio sono quelli definiti “normali”. L’educazione delle nuove generazioni passa dalla testimonianza di adulti capaci di dare di più di quanto ricevono.
E’ questa la differenza tra gli adolescenti e il mondo degli adulti. Il gioco e lo sport rappresentano una dimensione imprescindibile per dare risposte alle domande di senso dei nostri ragazzi. Oggi gli adulti devono essere testimoni per i giovani. Significativa, a tal proposito, la parabola del Figliol Prodigo. Il Csi è in prima linea nelle difficile sfida dell’educazione. Lo sport deve testimoniare i valori veri e sani della vita. I nostri ragazzi devono farsi “Ustionare dall’Amore”. Questa è la risposta ai tanti affabulatori che rubano i sogni ai nostri giovani>.
Indimenticabili, durante la giornata, sono stati il “momento di spiritualità” nella “cappellina” di Don Antonio e il pranzo di condivisione con i ragazzi di Exodus. Presenti a Milano anche il Presidente Provinciale di Reggio e Consigliere Nazionale Csi Paolo Cicciù ed il Presidente Regionale Csi Calabria Renzo Ambrogio. Paolo Cicciù nell’suo intervento ha rimarcato il ruolo dello sport nell’educazione dei giovani. <A giudicare dalle statistiche e dai ricorrenti episodi di cronaca, il tempo libero dei giovani sembra essere sempre più un “vuoto a perdere”.
Si calcola che i giovani abbiano a disposizione in media, durante i giorni feriali, circa tre ore da dedicare ai propri interessi e al divertimento che crescono sino a 4 ore per la fascia 18-20 anni. Le statistiche dicono anche che per gli adolescenti le due attività più gradite quando sono fuori di casa sono andare in discoteca e frequentare il bar del quartiere. A notevole distanza si collocano altre attività, come la pratica sportiva. Cresce il numero di ragazzi dipendenti da gioco d’azzardo, gli ultimi dati sono allarmanti. Accusare i nostri ragazzi di non saper sfruttare in modo costruttivo il loro tempo libero però è ingiusto.
Quali alternative gli abbiamo proposto? Quali spazi? Se piazze, bar e discoteche sono dappertutto, non accade altrettanto per gli impianti sportivi, le biblioteche e i teatri. L’emergenza educativa nasce da queste basi mancate. Cosa fare? La prima risposta che viene in mente è che la rete educativa in teoria è nei 95.000 punti di attività messi a disposizione dallo sport, tra club e società sportive. Basterebbe che tutte loro se assumessero per intero la responsabilità di offrire educazione per “riempire” il tempo libero giovanile. Ora non sempre è così, poiché solo una parte ridotta della rete sportiva è significativa sotto il profilo della qualità educativa.
Una congrua parte dell’attività sportiva giovanile è oggi piuttosto un fenomeno di consumo, una moda, la risposta ad una generica istanza salutista o, peggio, l’ennesimo parcheggio dove ancorare i figli. Educare nella società complessa e globale è compito complesso e globale, che va condiviso tra le diverse componenti sociali. Lo sport può essere un buon punto di partenza solo se avrà il coraggio di mettere fuori i “cattivi maestri”. Oggi servono adulti capaci di testimoniare i valori veri e autentici dello sport>. Il presidente ha anche avvisato che <nelle prossime settimane sarà presentato il Progetto Nazionale Csi che prevede l’introduzione del bollino di qualità “arancio – blu” per le società sportive più virtuose.
Questo è il primo passo per promuovere, in Calabria, lo sport come processo educativo e di prevenzione e non come contenitore “sterile”di logiche “imbriglianti e disfunzionali alla crescita dei nostri ragazzi”. Non serve predicare da altri pulpiti, da altre cattedre: i ragazzi hanno bisogno maggiormente di chi condivida con loro un pezzo di strada – ha aggiunto Cicciù – piuttosto di chi si limita ad indicagli un percorso. C’è un antico sapore di vangelo in questo stile: educare strada facendo, camminando insieme, coinvolgendosi l’uno nella vita dell’altro, sperimentando fianco a fianco fatiche e speranze nella ricerca della verità.
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