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Cala il sipario sulla terza edizione del memorial di calcio a 6, dedicato a “Salvatore Mantuano”, brillante imprenditore e uomo di sport prematuramente scomparso. La sfida sportiva, partorita dal felice connubio tra calcio e beneficienza, ha incoronato la squadra “Da Palmerino/Vesuvio”. Il team ha raccolto un pingue bottino, imponendosi anche nei premi individuali: il nocerese Francesco Grandinetti ha incassato il titolo di “miglior portiere” mentre Riccardo Floro, bomber del Costa del Lione, ha meritato quello di capocannoniere. Secondo classificato il collettivo dei “Tira e ‘mbutta” mentre “La Giostra” ha guadagnato il terzo posto ed il terzo piazzamento in tre anni.
Alla serata conclusiva, condotta da Armido Cario, hanno preso parte Aldo Riccelli ed Annamaria Colosimo, rispettivamente presidente regionale e coordinatrice della sezione ACMO di Lamezia Terme, oltre all’oncologo Roberto Squillace. Ancora una volta, infatti, la famiglia Mantuano, promotrice dell’evento, ha scelto come partner l’Associazione calabrese malati oncologici, proprio per dare un taglio solidale all’iniziativa. Non a caso, per tutta la durata dell’evento, è stato allestito un gazebo per la raccolta fondi destinata al nobile sodalizio che, da anni, nel nome di Ida Ponessa e Mimma Colosimo, sostiene nelle cure i malati di cancro e le loro famiglie. Nell’occasione, ha avuto luogo la “lotteria di solidarietà”, con premi messi a disposizione dall’ACMO, tra cui alcuni centritavola ricamati da una combattiva donna, che lotta per sconfiggere il tumore: premi, dunque, dal profondo valore simbolico.
È Vincenzo Mantuano, figlio dell’indimenticato presidente del “Castiglione Mare” e patron del torneo, a tracciare il bilancio. «Il Memorial è, ormai, una realtà consolidata, un’autentica tradizione per gli sportivi del Tirreno. I numeri lo dimostrano: 3 scuole calcio coinvolte, 13 squadre partecipanti e più di cento giocatori impegnati. È la prova che l’impegno paga sempre, soprattutto se è sostenuto da valori veri, come quelli promossi dall’ACMO. È questo il filo che lega l’Associazione alla mia famiglia: nel perdere un nostro caro, non ci siamo rinchiusi nel dolore ma ci siamo vestiti d’altruismo e siamo diventati testimoni di una speranza».
ARMIDO CARIO
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