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Nel post-partita di Bagaladi, il presidente della Carmelitana Archi, Domenico Tripodi, aveva comunicato le sue dimissioni alla stampa. Al termine della partita contro la squadra della valle grecanica, valida per la sedicesima giornata del campionato di Terza Categoria, il presidente aveva avuto qualche dissidio con un dirigente circa alcune valutazioni tecniche che andavano a minare la tranquillità del gruppo. Pertanto Tripodi, in un momento di rabbia e in difesa dei suoi calciatori, che in quanto a impegno e a sudore per la maglia che indossano non sono secondi a nessuno, aveva rassegnato le sue dimissioni e il giorno seguente era pronto a formalizzarle, inviando tutti i documenti necessari per l’espletamento in Lega. Poi, il ripensamento:
“Questa squadra è nata per infondere attraverso il fenomeno calcio, quei valori di cultura, fratellanza e aggregazione sociale, di cui i nostri ragazzi di Archi ne sono portatori, per il loro paese e anche per i loro avversari – ha esordito Tripodi – In passato siamo stati macchiati di un’onta che non ci appartiene all’indomani dei fatti di Ravagnese, ma ad ogni modo la Carmelitana Archi ha avuto la possibilità di riscattarsi, dando prova di quali siano i suoi veri ideali, sia contro il Rhegium che contro la Bovese e in generale ogni domenica, dove lancia un messaggio di spiritualità collettiva, di rispetto reciproco e di determinazione verso l’obiettivo di cogliere quanto più gli è possibile di raggiungere i risultati sportivi che ogni squadra si prefissa e vuole raggiungere, in ragione delle proprie risorse, non sicuramente economiche dato il nostro progetto volto a far crescere umanamente e sportivamente i nostri ragazzi in un campionato dove il solo scopo è quello ludico.
Pertanto – ha continuato Tripodi – non abbandonerei mai questa società e questa squadra. Sono stati molti i messaggi d’affetto che mi sono arrivati dai ragazzi della squadra e da alcuni che ci danno una mano a livello di immagine ed è stato anche questo motivo del mio ripensamento. Lì per lì, in un momento di rabbia, ho comunicato quella che era la mia vera intenzione, seppur colmo di esasperazione per un comportamento poco gradito che qualcuno ha riservato ai nostri ragazzi dopo la sconfitta. Chi ha a cuore la Carmelitana, non la sminuisce. Per dovuto rispetto di questi ragazzi, ho ritenuto opportuno dimettermi, ma adesso è un pensiero che non mi scalfisce più.
Mi rendo conto – ha concluso Tripodi – di avere, assieme ad altri dirigenti come Franco Giunta e Paolo Martino, una grande responsabilità verso questi ragazzi, che in noi vedono come una guida. Per tutta questa serie di motivi, ritiro le mie dimissioni e continuo a prendermi cura del progetto Carmelitana e di chi lo ha sposato, dai giocatori all’allenatore”
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