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Nell’ultima giornata del campionato cadetto, che decreta la prima promozione nella serie maggiore del Sassuolo, la Reggina raggiunge l’agognata salvezza a scapito del Vicenza che retrocede dopo 20 anni passati tra A e B. Bastava un punto e un punto è arrivato. Una situazione incerta fino al fischio finale data la contemporaneità degli altri incontri che modificavano le posizioni sia nella parte alta che bassa della classifica.
Al “Menti” si affrontano squadre speculari con il classico 4-4-2. Il tecnico Pillon conferma gli uomini dell’ultimo incontro, con la variante di Armellino nell’insolito ruolo di esterno di centrocampo, Antonazzo alle sue spalle, e Campagnacci a far coppia con Di Michele in avanti.
Pronti via e i ritmi sono subito alti. Il Vicenza cresce minuto dopo minuto, con la Reggina che contiene le sue iniziative. Data l’importante posta in palio, i veneti sono più incisivi e volitivi ma i loro propositi si limitano solo su tiri dalla distanza, trovando difficoltà nel fraseggio stretto, grazie a una difesa amaranto impenetrabile, in cui spicca un superbo Adejo pronto a sventare ogni velleità dell’avversario che capiti dalle sue parti. Gli amaranto si evidenziano per un tiro dalla distanza di Barillà ampiamente alto sulla traversa. Nella ripresa il tecnico dei veneti Dal Canto gioca tutte le sue carte, inserisce prima Malonga e poi Bojinov, aumentando l’offensività della sua squadra. Ma l’artiglieria pesante non produce i suoi frutti, intasando il traffico nella metà campo avversaria.
Non certo una gara spettacolare, avara di occasioni. Entrambe le squadre non concedono nulla all’avversario, con i portieri inoperosi per l’intero match. Solo all’ultimo minuto Baiocco con un intervento prodigioso, chiude lo specchio della porta e sventa il tentativo del difensore avversario Gentili, con grande disperazione di quest’ultimo.
Nonostante lo sforzo profuso sotto la spinta dei tifosi che li spronavano, i vicentini sono costretti ad arrendersi all’amaro epilogo. I calabresi invece potevano esprimere la loro gioia per un traguardo che rischiava di sfuggire di mano.
Angelo P.
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