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La toxoplasmosi in gravidanza è un’infezione molto diffusa. Di solito non ci si accorge di averla contratta, ma se succede durante l’attesa può causare seri problemi al bambino.
Toxoplasmosi
La toxoplasmosi in gravidanza è una malattia infettiva, causata dal protozoo Toxoplasma gondii. Questo può vivere nelle cellule degli uomini e degli animali, in particolar modo gatti e animali da allevamento.
E’ un’infezione asintomatica o con sintomi comuni ad altre malattie, come febbre, stanchezza e ingrossamento dei linfonodi che si trovano alla base del cranio; per questo motivo molto spesso non ci si accorge di averla contratta.
Una volta contratta la malattia, il sistema immunitario umano sviluppa gli anticorpi necessari alla difesa dell’organismo dagli attacchi del parassita. Si tratta quindi di un’infezione molto frequente. Idati confermano infatti che il 60-70% della popolazione italiana ne è colpita e che l’80% degli italiani l’abbia contratta entro i primi 20 anni di età.
Il meccanismo di diffusione è talmente semplice che ne facilita ulteriormente la trasmissione. Questo parassita completa il suo ciclo solo all’interno dell’organismo di gatti e di altri felini. Questi organismi acquisiscono l’infezione mangiando mammiferi (principalmente roditori) o uccelli infetti e raramente entrando in contatto con le feci di altri gatti infetti.
La forma infettiva
La forma infettiva (oocita) si sviluppa nell’intestino dei gatti dove avviene lo stadio sessuale del suo ciclo vitale e viene poi rilasciata nell’ambiente attraverso le feci dopo circa 10-20 giorni.
Gli ospiti intermedi sono pecore, capre, roditori, suini, bestiame, polli e uccelli; tutti possono essere portatori di uno stadio infettivo del parassita attraverso alcuni tessuti, specialmente il tessuto muscolare e nervoso. Queste cisti rimangono trasmissibili per lunghi periodi, forse per l’intera vita dell’animale.
La toxoplasmosi viene trasmessa agli esseri umani attraverso l’ingerimento dei cibi contaminati dal parassita: verdura cruda, prosciutto crudo, carne cruda, uova crude, salami e salsicce crude.
Il cibo non è il solo veicolo di infezione, è possibile infatti entrare in contatto con il toxoplasma attraverso gli escrementi infetti degli animali, soprattutto dei gatti e manipolando la terra durante il giardinaggio. Il rischio che il parassita si trasmetta dalla madre al bambino varia a seconda del momento in cui la madre si ammala: in generale aumenta man mano che la gravidanza si avvicina al termine.
Nelle prime settimane di gravidanza è molto raro che l’infezione possa trasmettersi al bambino, ma quando avviene possono verificarsi gravi danni al bambino, come lesioni neurologiche o aborto spontaneo.
Nel terzo trimestre di gravidanza la malattia si trasmette con più facilità (il rischio di trasmissione raggiunge il 70-90% dopo la 30esima settimana), ma nella maggior parte dei casi senza alcuna conseguenza. Quindi, in conclusione, man mano che la gravidanza si avvicina al termine i rischi di contagio al bambino aumentano ma diminuisce la probabilità che l’infezione gli provochi danni.
Per sapere se si è a rischio
Sintomi della toxoplasmosi sono silenti e “traditori”.
Uno dei primissimi esami cui la donna deve sottoporsi a inizio gravidanza è il toxo-test. Permette di verificare se si è a rischio toxoplasmosi in gravidanza. Si tratta di un banale esame del sangue con cui si vanno a ricercare gli anticorpi anti-toxoplasma. Ovvero le immunoglobuline di tipo M e di tipo G, da cui prendono il nome le sigle identificative IgM e IgG. L’IgM è tipico della fase acuta della toxoplasmosi. Lo si trova quindi nel sangue di chi ha appena contratto il virus – mentre l’IgG rappresenta la ‘memoria’ dell’infezione ed è presente nell’organismo di chi ha avuto la malattia ed è guarito.
Le 4 regole della prevenzione della toxoplasmosi
Le regole della prevenzione della toxoplasmosi in gravidanza sono varie.
Il parassita si annida in alcuni alimenti, ma può arrivare anche dal gatto di casa o da pratiche di giardinaggio.
Quindi se la futura mamma non è immune alla toxoplasmosi, è importante che segua per tutta la gravidanza queste regole igieniche e comportamentali:
• non mangiare carne cruda o poco cotta, evitando ogni caso tutti i cibi crudi (sushi, uova etc…), compresi gli insaccati
• congelare la carne per qualche giorno prima di cucinarla
• come salumi, sono consentiti quelli cotti, come la mortadella e il prosciutto cotto. No invece a prosciutto crudo, salame, bresaola, speck, a meno che non si consumino cotti nelle pietanze
• lavare sempre accuratamente frutta e verdura
• nessun divieto per la verdura cotta, dal momento che la cottura è in grado di distruggere il germe
• lavare accuratamente dopo ogni uso i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata
• nessun rischio toxoplasmosi se si consuma pesce crudo, come il sushi, però in gravidanza è consigliabile evitarlo perché può contenere altri germi, come la salmonella
• lavare accuratamente le mani prima e dopo aver toccato gli alimenti
• bere acqua minerale o depurata
• evitare il contatto con il terreno (se si ama il giardinaggio utilizzare sempre i guanti)
• è consigliabile far pulire agli altri membri della famiglia la lettiera del proprio gatto o farlo indossando i guanti.
Articolo a cura della dott.ssa Ostetrica Nancy Alati
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