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di Raffaella Caruso, Tiziana Pezzimenti, Giusy De Giovanni*
È significativo il pensiero espresso da Piero Calamandrei riguardo alla Costituzione Italiana. In particolare, le ultime parole racchiudono tutto un senso, che difficilmente sfugge anche al più disattento lettore. << Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione>>.
Un significato profondo emerge: gli Italiani morti per la libertà della loro patria assediata dallo straniero, sono morti non solo perché dovevano, ma soprattutto perchè credevano nella possibilità di un riscatto. Un paese sconfitto, provato nel profondo da una guerra distruttiva che ha portato via cose e persone: così si presentava l’Italia nel 1946, quando i suoi cittadini furono chiamati alle urne per scegliere la forma istituzionale per il loro Paese. Per la prima volta, il suffragio fu universale e anche le donne poterono votare. Fu un grande passo verso quella libertà che i partigiani sulle montagne, combattendo, invocavano a gran voce.
Un’assemblea redasse il testo delle Costituzione che, come esprime Calamandrei, fu esattamente l’espressione del grido di dolore di chi con il sangue lottò per la Patria. Una patria, l’Italia, che potrebbe essere personificata in una donna, proprio come le 21 donne che varcarono le porte del Palazzo del Parlamento per prendere parte alla nascita della Costituzione. Un diritto che fino a quel momento non era stato rispettato, come tanti altri diritti che dovrebbero essere riconosciuti ad ogni singolo cittadino, uomo o donna, adulto o bambino. A partire dal diritto naturale, alla vita, che la nostra Costituzione difende, nell’articolo 2, nella sezione dei Principi Fondamentali.
Infatti, si afferma il rispetto dei diritti dell’uomo come singolo e in collettività. Il diritto naturale che gli viene riconosciuto in quanto cittadino, ma in quanto uomo. Ogni nascita ha la sua morte e il ciclo naturale deve svolgersi, appunto, in maniera naturale. A questo proposito, si può notare che la legislazione italiana non prevede l’eutanasia e, anzi, la condanna considerandola “suicidio assistito”(art. 580 c.p.). I diritti naturali sono dei principi immutabili, universali ed eterni e non considerarli tali è già una violazione di essi. Ma l’articolo 2 parla di uomo anche in quanto uomo sociale e facente parte di una società. Una società formata a sua volta anche da donne, che hanno gli stessi diritti degli uomini, compreso quello di partecipare alla vita politica del proprio Paese.
L’Italia fece un grande passo avanti quando permise a quelle 21 donne, una buona percentuale su 556 membri dell’Assemblea Costituente, di partecipare alla stesura della Costituzione. Oggi in Italia la donna può partecipare alla vita politica senza restrizioni e questo fa riflettere sulla nostra legislazione, e quindi sulla Costituzione, un grande capolavoro, frutto della collaborazione di più di 500 membri, che hanno saputo trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di quel popolo che avevo bisogno di una grande forza per riprendersi e rialzarsi dalla terribile esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
*Allievi Corso comunicazione giornalistica Adap
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