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di Vincenzo Cosenza
A vecchiaia… prima giaceva dimenticata e custodita da pochi, ora tutti ne pretendono una fetta se non l’intera torta. Questo destino spetta alla celebre canzone folk “A vecchiaia” nata, incisa e registrata in terra tedesca da parte dell’artista Gaetano Rocca e resa celebre grazie anche e soprattutto all’ausilio di un altro “colosso” del folk, l’artista Paolo Aloe.
Da cronista conosco perfettamente la storia, il racconto di Rocca ed Aloe alla distanza di mesi non cambia a differenza di altri che, non utilizzano mai il tempo verbale “ho scritto” ma bensì “ho fatto” come nessuno impedisce di dire al sottoscritto: “ho fatto l’immensità” ben altro se dico “ho scritto l’immensità”. È questo il concetto che esprime e sottolinea “l’autore” e per avvalere il concetto linguistico diremo l’autore del testo e musica Gaetano Rocca e Paolo Aloe come interprete riconosciuto dall’autore che ci porta tranquillamente a parlare dopo più di 30 anni di duo Rocca-Aloe. Negli ultimi anni ho conosciuto tanti pseudo autori (ancora stanno cercando le prove di quello che non hanno mai scritto…ho detto scritto e non firmato che è diverso) ma sono pochissimi coloro che ti guardano dritti negli occhi e ti fanno vivere quel momento raccontando quel testo come se fosse appartenuto al proprio vissuto, la propria quotidianità.
Gaetano Rocca è un autore che ha impugnato la penna (oggi si usa poco ma anni fa era importante) e regalato una bellissima opera che inserirò nella mia Enciclopedia Folk di Calabria. Ci racconta Rocca: Il testo era lì, nel ritrovarsi ad ogni arrivo nella terra amata. I familiari più stretti solamente se vivi un distacco fisico come l’emigrazione ti raccontano il proprio intimo con una certa comicità, se li vivi giornalmente cambia tutto (solamente chi ha ideato l’opera può farti capire la nascita di un testo con queste parole armoniose e collanti tra loro certamente non il porgere lo sguardo altrove, il dire e non dire… si ma… e si… no perchè… quello… ma si). Quindi quando rientravo a Belvedere dalla Germania e gli domandavo come stai? Lui sempre la solita… non posso camminare, non sento quasi più… mi fanno male tutte le ossa e questo fu il calderone che ispirava la canzone lungo il percorso degli anni 80. La canzone era quasi pronta, la melodia ed il resto ma mi mancava sempre qualcosa, mi serviva una frase forte così arrivai a scrivere: Ma sta menti m’arricorda quannu iu era cirasu, u cori si rattrista su cussì purtroppo i cosi… ma na cosa mi consola e coraggio a mia mi duna a i su fiarru ormai arruzzatu piezzi i d’oru sunu nati (da questo vecchio ferro ormai arrugginito pezzi di oro sono nati e sarebbero i figli). Parole che dal punto di vista dialettale si deformano nel contesto linguistico ma in un principio fuori alla lingua madre, il tutto prende forma e si rafforza magicamente. Realizzammo e producemmo il lavoro come al solito con la sigla MRM (A.Mesoraca, G.Rocca e R.Menniti) dal titolo MRM Folk 3, i lavori erano tanti e nel 1990 si concretizzò questo della Vecchiaia come terza canzone del lato B. DEPOSITATI tutti i testi nella busta con sigillo in cera come testimonianza del deposito (valevoli in qualsiasi sede in base al trattato internazionale sui Diritti d’Autore) iniziammo a registrare nello studio E.T. Jans Rossi di Munchen. La canzone fu incisa da Paolo Aloe da Noce Sound perchè elegantemente mi chiese l’autorizzazione qualche anno dopo (su invito di amici comuni) la realizzazione e nessuno può prendersene la paternità. Gaetano Rocca e Paolo Aloe tengono a ringraziare gli amici Artisti Antonio Londino e Isabella Longo che stanno portando alla ribalta la canzone con oltre 8 milioni di visualizzazioni nei contest dei Social ma soprattutto stanno rispettando gli Autori in Tutto. Rocca conclude ringraziando l’amico Paolo Aloe e promette provvedimenti disciplinari qualora la canzone dovesse circolare sui canali con aggiunta di autori e baipassando gli originali.
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