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di Vincenzo Pitaro
Lo strepitoso successo che il film di Antonio Albanese, «Qualunquemente», sta riscuotendo in questo periodo nelle sale cinematografiche di tutta Italia, rappresenta per il calabrese Maurizio Comito (validissimo interprete da tempo conosciuto e stimato anche fuori regione) una sorta di consacrazione da parte del Cinema italiano.
Un giusto e meritato riconoscimento, insomma, per un attore catanzarese (nativo di Stalettì ma cresciuto a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio) che vanta una lunga e dignitosa carriera alle spalle, fatta di teatro (locale e regionale) e di alcune piccole parti sia sul grande che sul piccolo schermo.
Non si contano i personaggi che Comito ha infatti interpretato, con verve e simpatia, nel corso della sua attività artistica. Il premio più grande in assoluto, fino ad oggi, tuttavia, è stato proprio questo, sul set con Antonio Albanese, anche perché – come si dice in gergo – ha potuto finalmente scrollarsi di dosso l’«etichetta della partecipazione occasionale», interpretando un ruolo quasi da co-protagonista, costituito da ben dodici pose.
Maurizio Comito, che in questo film è l’unico ad essere stranamente chiamato col suo vero cognome, indossa i panni di un amico che si dà anima e corpo per sostenere Cetto La Qualunque, un becero imprenditore, dedito a loschi affari nell’edilizia, che – tornato dall’estero dopo quattro anni di assenza – decide di candidarsi alla carica di sindaco, nel suo paese, Marina di Sopra, sotto il simbolo del «Pdp – Partito du’ Pilu».
«Comito», sostiene il regista Giulio Manfredonia, «non è stato per questa pellicola soltanto un bravissimo protagonista ed interprete ma un vero e proprio motore. A lui dobbiamo dire grazie per aver portato, non solo grande entusiasmo nel corso delle riprese, ma anche tantissima fantasia e voglia di inventare ogni giorno qualcosa di nuovo, qualcosa di straordinario. È un attore che incarna l’anima vitale di una Calabria che al resto del Paese potrà dare molto in futuro; un attore che ha deciso di restare nella sua terra – nonostante le carenze e l’assenza di centri di produzione sia televisivi che cinematografici – riuscendo a vincere ugualmente la sua sfida e a realizzare così buona parte dei suoi sogni, lungamente inseguiti».
Progetti che, ovviamente, per l’attore catanzarese, all’indomani di questo film, non si fermeranno certamente qui. A Maurizio Comito, d’altronde, la stoffa non manca. A mio avviso, è un vero caratterista, nel senso più ampio e positivo della parola; un attore capace di «caratterizzare» fortemente i personaggi, al punto che ogni regista potrebbe tranquillamente ritagliare delle parti su misura per lui. Comito è un attore capace di ottime performance in tutti i settori, con una indiscussa capacità di passare da ruoli drammatici (ad esempio, come quelli del tipo pirandelliano) a quelli più brillanti e, perché no?, anche comici.
Un attore dalle doti innate, dunque, che merita di interpretare ruoli sempre più di primo piano nel cinema. Il suo primo approccio col grande schermo risale al 1992, quando il regista Massimo Scaglione lo fa debuttare con un ruolo da comparsa in un film drammatico girato ad Acri, in provincia di Cosenza. Il titolo è «Angeli a Sud» e nel cast, oltre a Nathalie Caldonazzo, figurano nomi ancor più altisonanti come quello di Nando Gazzolo. Due anni dopo, poi, il regista Alessandro Benvenuti gli affida un’altra piccola parte in «Belle al Bar», al fianco di Eva Robin’s ed Andrea Brambilla e nel 2009 partecipa al film «Oggi Sposi», sotto la regia di Luca Lucini. Sempre con parti più o meno brevi, successivamente approda anche in alcune fiction televisive di successo, come «Gente di mare-2» e la terza serie di «Capri», entrambi andate in onda sulla prima rete della Rai, o come «L’ispettore Coliandro», seguitissimo sceneggiato trasmesso da Raidue.
Nel cinema o in tv, si sa, è così: si va avanti a piccoli passi. Sicché, dopo anni e anni di «comparsate» e di gavetta, l’atteso e meritato riconoscimento per Maurizio Comito doveva per forza arrivare. Questo suo importante ruolo nel film «Qualunquemente», difatti lo annovera meritatamente tra gli attori calabresi che contano, tra coloro cioè che sono riusciti a sbarcare con successo nell’«Olimpo della celluloide». Non a caso, la critica cinematografica lo menziona tra gli attori più promettenti del panorama artistico italiano.
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