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Nella solitudine e nella pace espressiva (custodita all’interno della luce dei paesaggi meridionali dei tempi più remoti) si staglia la forza travolgente e incantatrice di uno dei pittori contemporanei più floridi e perfezionisti della Calabria: Pino Giordano.
Nella opera prima, in gergo tanto generosamente denominata: “All’umbra da cerza” si contraddistingue una giornata di inizio primavera, dal cielo terso meridionale, in quei remoti distretti (che appianano la strada all’anima) laddove l’opera in sé si pronuncia in un continuo orchestrare di immagini, più che visive verosimilmente sonore, con intuibili cinguettii di cardellini, di profumi e di momenti di vera magia, dove è la vita ad esplodere in un magnifico connubio di colori.
Nella opera seconda “Sotto il cielo di Ardore”, si coglie il silenzio rintronante dei ruderi, in un complesso strutturale che, seppure in stato di abbandono, trabocca di vita anche se dà l’impressione di aver consumato le forze nell’intento di opporsi allo scorrere del tempo, ma che comunque fa da tramite a una verità che non vuole soccombere alle sconsideratezze di un processo che tutto travolge al suo passaggio.
In entrambe le opere si denota, nondimeno, la equilibrata e quanto mai autentica combinazione di colori, che riesce a smarginare dalle comuni contingenze, assegnando al dipinto una identità propria, mai vista prima. Da ciò si evince che artisti perfezionisti e propugnatori delle immagini più simili al reale sono quei pochi che, come Pino Giordano, riescono a conferire all’arte una forma eterogenea e resa sempreverde da una quasi realtà visiva fotografica.
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