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“La crescita è la vera priorità: senza di essa potremo avere singole imprese di successo ma il Paese non crescerà e assisteremo ancora alla chiusura di migliaia di imprese e alla perdita di tanti posti di lavoro. Va ricordato che 100 mila imprenditori autonomi hanno chiuso le loro attività senza poter contare su alcuna tutela sociale. E sono 800 mila i posti di lavoro bruciati dalla crisi”. Questo uno dei passaggi salienti della relazione introduttiva all’XI Meeting Confesercenti in avvio a Perugia. “Il nostro sistema economico – ha spiegato Venturi – deve fare i conti con tre fattori condizionanti: debito pubblico eccessivo e che l’anno prossimo si attesterà oltre il 124% secondo il rapporto Confesercenti-Ref, difficoltà del sistema bancario, politiche di bilancio inevitabilmente restrittive. Solo per garantire un indispensabile avanzo primario nei prossimi anni consistente ed in grado di favorire la discesa del debito pubblico occorreranno dai 70 ai 90 miliardi di entrate fiscali”.
Le previsioni per il 2013 sono tutt’altro che tranquillizzanti con Pil, consumi e occupazione in territorio Negativo. Se con l’azione del Governo ed il senso di responsabilità delle parti sociali abbiamo evitato il default dell’Italia l’anno prossimo impone una sfida comune a tutti, Governo,partiti,forze sociali: trasformare quei segni meno in segni positivi a partire dal -0,4% del Pil.
Sul piano internazionale la speculazione finanziaria è in grado di spostare grandi capitali, di incidere su investimenti e lavoro, di condizionare i Governi, di influire sulle prospettive del mondo intero.
La risposta possibile che va data è una sola: buon governo dell’economia, conti pubblici sostenibili, maggiore coesione sociale.
Il tema della produttività è importante ma Confesercenti ritiene che ancora più rilevante sia il fatto di garantire alle imprese già esistenti stabilità e futuro, di ridurre l’insostenibile pressione fiscale,di agire con più coraggio sulla via dei tagli della spesa pubblica, di valorizzare opzioni fin troppo trascurate come il turismo, il commercio,l’innovazione. La proposta del patto sulla produttività da raggiungere con un’intesa fra imprese e sindacati non può prescindere da un esame delle cause che hanno provocato ritardi di competitività, ostacoli burocratici all’attività delle imprese, le difficoltà di accesso al credito, i condizionamenti della criminalità organizzata, le arretratezze infrastrutturali che pesano in particolare sullo sviluppo del sud e del turismo. Vorremmo capire se questi nodi sono affrontabili in poco tempo o se divengono la base per un progetto di crescita futura con impegni certi anche da parte delle forze politiche.
Anche per questo motivo chiediamo un tavolo di confronto al Governo sulla delega fiscale in quanto siamo convinti che occorre avviare un progetto complessivo di alleggerimento della pressione fiscale sempre più insostenibile. Affermazioni come quelle che invocano meno tasse sul lavoro ci fanno piacere ma quello che più ci interessa è un progetto organico e condiviso.
Il nostro sistema economico deve fare i conti con tre fattori condizionanti: debito pubblico eccessivo e che l’anno prossimo si attesterà oltre il 124% secondo il rapporto Confesercenti-Ref, difficoltà del sistema bancario, politiche di bilancio inevitabilmente restrittive. Solo per garantire un indispensabile avanzo primario nei prossimi anni consistente ed in grado di favorire la discesa del debito pubblico occorreranno dai 70 ai 90 miliardi di entrate fiscali.
Ma debito vuol dire anche il permanere di sprechi ed abusi, risorse sottratte agli investimenti, la difficoltà delle banche si traduce in minori finanziamenti ad imprese e famiglie, la politica di bilancio restrittiva ha dato origine ad una crescita debordante della pressione fiscale la cui inversione di tendenza è ormai urgente.
In questo scenario sono le piccole e medie imprese, unitamente alle famiglie ad essere le più colpite.
La zavorra fiscale è impressionante: 40 miliardi di maggiori entrate nel 2012, cui seguiranno 51 miliardi nel 2013, 52 nel 2014. Cifre imponenti che si sommano a 204 miliardi aggiuntivi rastrellati fra il 2006 e il 2011.
E resta l’incognita dell’aumento dell’Iva che il Governo ha messo fra parentesi ma che deve essere tolto definitivamente dalle ipotesi in campo se non vogliamo che i consumi, in calo quest’anno del 2,3 e l’anno prossimo dello 0,9%, crollino ancora di più con conseguenze devastanti per imprese e lavoro.
Noi chiediamo con forza che si rompa la spirale spese/tasse ed a questo proposito riteniamo che razionalizzando a fondo la montagna di spesa pubblica centrale e locale si possano reperire 20 miliardi l’anno da destinare alla crescita,alleggerendo il carico fiscale su imprese e famiglie.
In una fase tanto difficile è fondamentale che vi sia da parte di tutti una costante assunzione di responsabilità. Le forze politiche e le rappresentanze sociali devono collaborare per stabilizzare la nostra economia rilanciando la crescita.
In questo senso sarà importante anche il come si caratterizzerà la prossima campagna elettorale: noi non vogliamo il ripetersi di confuse risse politiche, né il manifestarsi di promesse mirabolanti ma non credibili.
Al Paese serve un confronto serio e misurato su progetti attuabili,concreti, con indicazioni precise di tempi e risorse.
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