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di Stefano Calogero
La Varia di Palmi, insieme con i Gigli di Nola, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, è in lizza per l’ingresso nella lista Unesco dei beni immateriali dell’umanità. Ne abbiamo parlato con Patrizia Nardi, responsabile del progetto e coordinatrice della Rete delle macchine a spalla.
Quali sono state le tappe fondamentali della candidatura?
«Il progetto “Prospettiva Unesco” nasce nel 2010 nel contesto del programma di valorizzazione previsto dal Protocollo di Nola del 2006 che aveva messo in rete, su una mia idea, alcune tra le più importanti feste cerimoniali della cultura della tradizione italiana. E nasce nel momento in cui ci siamo resi conto che il percorso fatto dalle comunità rispondeva perfettamente ai criteri previsti dalla Convenzione Unesco del 2003».
Cosa si aspetta dall’edizione 2013 della Varia? Gli occhi dell’Unesco saranno rivolti alla festa, servirà un gran lavoro?
«Non sono convinta di dovere essere io ad aspettarmi qualcosa; mi chiedo cosa farò io per la Varia. Io so che mi impegnerò come, sono certa, si impegnerà tutta la città, affinché la Varia di quest’anno sia una grande Varia, che ritrovi la dimensione soprattutto religiosa; che sia vero momento di condivisione; che sia “ponte verso” per l’economia della nostra città».
Al Salone del Libro di Torino, il convegno “Intangibili tesori” è stato l’occasione per affrontare i temi della candidatura. Quali elementi positivi sono emersi?
«Torino è stata una vetrina importante e un punto d’incontro. E’ stato un punto d’incontro che ha aperto anche un’importante sinergia tra la Regione Calabria – rappresentata dall’assessore Mario Caligiuri che ringrazio molto per il sostegno che ci sta dando – la commissione nazionale Unesco e il MiBac».
Quanto è importante il coinvolgimento delle associazioni e delle forze che ruotano attorno alla festa?
«E’ fondamentale. Il coinvolgimento viene addirittura richiamato tra i criteri d’iscrizione alla lista Unesco, tale è l’importanza della comunità nelle politiche di salvaguardia. Detto questo, ogni comunità è perfettamente consapevole del suo ruolo e fanno molto bene quegli amministratori che, avendo il compito istituzionale di realizzare la festa, demandano alla comunità l’organizzazione della stessa. Fermo restando il rispetto dei ruoli che io mi auguro molto presto anche a Palmi, così come nelle altre città della Rete, possano essere regolati in un protocollo sulla festa che coinvolga comunità, istituzioni religiose e civili».
Nel caso dovesse ottenere il riconoscimento Unesco, come cambierà la Varia?
«La Convenzione del 2003 nasce non per modificare, ma per salvaguardare il patrimonio culturale immateriale, per favorirne la valorizzazione, la promozione e la trasmissione. L’Unesco chiederà alle comunità una cosa soltanto: di continuare a mantenere “vivo” il patrimonio culturale che rappresenta, perché sarà finalmente anche patrimonio dell’umanità».
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