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Riceviamo e pubblichiamo:
A Reggio Calabria è urgente far partire un dibattito serio sull’infanzia, perché essa è un tema centrale per lo sviluppo futuro della nostra città. Abbiamo troppi ritardi, che non possono essere superati con interventi sporadici e scoordinati fra loro.
La Uil Scuola di Reggio Calabria, dopo i giorni scorsi, lanciaancora una volta l’ulteriore appello alla politica e alle tante associazioni impegnate per e con i bambini.
I servizi all’infanzia sono palestre di opportunità, una sfida su cui investire, eppure non si fa abbastanza per investire in questo settore (a Reggio Calabria solo il 2,2% di bambini accede agli asili pubblici) e quello che si spende si spende male. L’investimento sociale e pedagogico nella prima infanzia (0-6 anni) è fondamentale perché influenza gli esiti nel corso della vita, i risultati scolastici e contribuisce a ridurre le disuguaglianze.Un’occasione di sviluppo sociale, culturale e intellettuale per tutti i bambini e le bambine di oggi, è una grande opportunità di coesione sociale.
Serve una rinnovata attenzione collettiva sull’infanzia, della politica e dell’opinione pubblica, fondata su una grande condivisione con tutti coloro che rappresentano la nostra città e con il mondo associativo, che mai come sull’infanzia è la vera forza della nostra comunità. Ma per arrivare a questa coesione servono dei contenitori in cui le riflessioni possono essere fatte.
L’infanzia in questa città ha bisogno di recuperare il gap infrastrutturale e di servizi che esiste rispetto alle altre realtà italiane, non solo in termini di copertura del servizio ma anche sul piano qualitativo,e per fare ciò ha bisogno di un riferimento istituzionale esclusivo. Esistono competenze sfilacciate tra una miriade di soggetti che spesso non parlano fra loro: pari opportunità, istruzione, politiche sociali, commissioni consiliari, associazionismo sociale. C’è confusione, sovrapposizione, nessuno che abbia la regia e una strategia condivisa.
Facciamo un appello al Sindaco della città affinché affidi una delega specifica ad un rappresentante delle istituzioni che possa essere un punto di riferimento formale e sostanziale e che si occupi esclusivamente di infanzia. Oggi non c’è nessuno che sia un punto di appoggio esclusivo, gli stessi assessori di riferimento alle politiche sociali e alla pubblica istruzione condividono il loro tempo con altre deleghe a loro affidate, alle quali probabilmente dedicano maggiore attenzione, pertanto lavorare per le associazioni è difficilissimo non avendo un punto di riferimento esclusivo. È un problema che non si riesce a risolvere. L’esito è la mancanza di una politica concreta e puntuale sull’infanzia, con sprechi di risorse perché manca un vero coordinamento. Non si riesce a usare bene i fondi europei dedicati e di conseguenza si perdono opportunità, perché le competenze spalmate tra politica,dirigenti, funzionari degli uffici e mondo dell’associazionismo si perdono in una filiera non coordinata.
A nostro avviso è necessario scegliere una figura di riferimento coinvolgendo molto di più il mondo associativo. Per essere incisive queste figure devono nascere dalla collettività, devono essere fortemente sostenute, appoggiate, stimate da chi è esperto di questi ambiti. Ma anche avere la forza di farsi ascoltare dalle istituzioni, perché le cornici istituzionali servono.Non è un caso che si continuano a dare ai bambini solo risposte occasionali.
Questo è un grande problema, si cita spesso l’infanzia ma essa non è al centro delle politiche di questa città. Facciamo un esempio: la giornata dei diritti dei bambini, il 20 novembre? Vogliamo paragonarla con l’attenzione che i rappresentanti istituzionali hanno avuto per altri grandi temi o diritti, ad esempio, visto il recente 8 marzo, le donne?
I bambini faticano ad essere al centro delle politiche e degli interessi collettivi e pertanto in questa assenza totale di interesse si fa un’enorme fatica oggi ad operare.Le nostre recenti considerazionisul tema non sono state molto ascoltate. Su 32 consiglieri comunali abbiamo riscontrato, l’interesse al tema, esclusivamente da parte di un solo consigliere. Se non siamo stati ascoltati da chi dovrebbe programmare per l’infanzia significa che qualcosa non ha funzionato e dobbiamo capire perché nessuno, in politica, da spazio alle stimolazioni che arrivano dal mondo dell’infanzia.
Ci auguriamo ancora una volta che i nostri rappresentati istituzionali possanofinalmente capire che l’infanzia è un tema centrale, non marginale, che il suo stesso ruolo non venga percepito come secondario, che le nostre considerazioni riscuotano una maggiore attenzione da parte di tutti, che si generi una visione collettiva e che si facciano cose concrete.
Occorre trovare nuove soluzioni, altrimenti non ce la facciamo in un clima di recessione del welfare, i servizi del futuro devono essere diversi da quelli che abbiamo conosciuto finora e che prevedono soluzioni standardizzate, codificate e certificate. Bisogna innovarsi con approcci generativi, che passino dal dire al fare, per alimentare sistemi di fiduciache mettano la persona e non solo la comunità al centro.
Il futuro della nostra città è nelle nostre mani solo se sapremo manifestare un vero interesse pubblico attorno al tema dell’infanzia e se riusciremo a costruire modi diversi di pianificazione dei servizi pensandoai bambini come soggetti di diritto e cittadini attivi della nostra città.
Attendiamo fiduciosi risposte dai rappresentanti istituzionali!
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