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UNA PARTE DELLA LETTERA CONSEGNATA IERI, PRIMO MAGGIO, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AL QUIRINALE:
Signor Presidente della Repubblica, in questa mia lettera non posso non menzionare la situazione dei giovani calabresi di cui mi faccio portavoce.
La nostra è una realtà di difficoltà estreme, spesso rese insormontabili dalla presenza pregnante e pressante della criminalità organizzata in ogni settore e dalla conseguente impossibilità, in alcuni luoghi, di poter fare impresa malgrado vi siano tentativi di incentivi fiscali. Queste problematiche sono oramai esasperate anche a causa dell’ulteriore isolamento generato dal sistema dei trasporti, dalla cattiva politica collusa e corrotta da troppi anni.
Ci sono realtà come la città di Nicotera(VV), dove il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose per ben due volte in dieci anni, dove i contributi erogati per i giovani imprenditori non sono affatto, come lo sarebbero nel resto della nazione, un input per cominciare un’attività economica, poiché manca la garanzia della presenza della difesa e dei sistemi di sicurezza. Atti di micro e macro criminalità sono oramai all’ordine del giorno, senza che nessuno abbia preso alcun provvedimento d’urgenza o quantomeno accettato le richieste fatte dai cittadini di avviare sistemi di videosorveglianza che possano monitorare alcuni punti nevralgici. In tale contesto, comprenderà come sia facile che le mani ‘ndranghetiste trovino terreno fertile per entrare anche nelle vite dei giovani più retti. In Calabria però, non è tutto mafia. Ci sono singoli individui che per stare dalla parte giusta, rischiano anche la loro vita pur avendo la triste consapevolezza della mancanza di tutela e dell’assenza Istituzionale. Alcune persone, come Tiberio Bentivoglio di Reggio Calabria gambizzato circa un anno fa, che hanno denunciato i loro estorsori mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri familiari. In tale contesto il giovane cittadino/imprenditore pretende che lo Stato stia vicino a talune persone coraggiose: deve potersi avvertire, vedere e sentire l’interesse dell’amministrazione pubblica e degli organi preposti alla sicurezza. La corruzione dilaga ovunque, la politica ed i suoi rappresentanti da troppo tempo ne danno un cattivo esempio: lavora chi conosce il politico di turno o chi riesce ad inserirsi in certi meccanismi “massonici”. Si dovrebbero mettere in risalto i buoni esempi; punire i corrotti ed i collusi; controllare gli sprechi; monitorare i concorsi pubblici; controllare chi gestisce grosse somme di denaro pubblico e infine, pene esemplari per chi viola la legge nonché la certezza della pena stessa. A nostro avviso, inoltre è tanto importante quanto necessario che la Calabria abbia, oggi come non mai, un’informazione corretta e libera. Occorre che le poche realtà positive non vengano frustrate da logiche economiche e di partito e che i giovani non vengano sottopagati o non retribuiti affatto, costretti alla censura o scoraggiati a portare avanti la loro missione fondamentale per il cambiamento culturale tanto atteso. Occorre che i giovani laureati non debbano emigrare perchè “superati” in graduatorie di concorsi pubblici dai vari raccomandati.
. Abbiamo più volte chiesto un confronto con i ministri, senza mai ricevere risposta. Siamo nati in una terra contaminata per scelte altrui, non vogliamo assistenza, non pretendiamo che siano altri ad agire o lavorare per noi. Forse siamo in pochi a darci concretamente da fare, a voler cambiare la mentalità di queste Regioni ma siamo pronti a rischiare in prima persona, lo facciamo ogni giorno rimanendo al di fuori dei sistemi corrotti, dalla criminalità organizzata, dalle raccomandazioni. . Abbiamo più volte chiesto un confronto con i ministri, senza mai ricevere risposta. Siamo nati in “terre” contaminate per scelte altrui, non vogliamo assistenza, non pretendiamo che siano altri ad agire o lavorare per noi. Forse siamo in pochi a darci concretamente da fare, a voler cambiare la mentalità di queste Regioni ma siamo pronti a rischiare in prima persona, lo facciamo ogni giorno rimanendo al di fuori dei sistemi corrotti, dalla criminalità organizzata, dalle raccomandazioni. Non si può chiedere di essere portavoce di legalità e di lotta alle ‘ndrine laddove, soprattutto sul nostro territorio, il ritorno alla legalità non viene perseguito dallo Stato, con atti visibili e reali. Saranno proprio questi atti e fatti che, soprattutto nel lungo periodo, potranno essere in grado di aiutare e sostenere le lotte di quella parte del Mezzogiorno che cerca di contribuire al cambiamento, che non accetta la cultura mafiosa e la “comoda rassegnazione” di star fermi ad aspettare l’agire altrui. A nostro avviso, solo così si potranno smuovere le coscienze, stimolando quel coraggio di denuncia da parte di chi viene vessato.
Per chi come noi, si impegna contro il sistema corrotto e per chiunque denunci, la presenza dello Stato non può rimanere una vana richiesta ma una legittima pretesa.
Giulia Meliti
Coordinatrice Regionale UGL Giovani Calabria
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