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«È assurdo, alla fine dello scorso luglio la presentazione ufficiale del Tropea Festival e dopo poche settimane lo stravolgimento del programma. Fatti fuori Marc Augé, Ramin Bahrami, Salvatore Settis e ‘Il Teatro dell’Acquario’ perché non graditi, pare, a un pezzo della politica». Lo dice a voce alta Dalila Nesci, deputata tropeana del Movimento Cinque Stelle, che chiede: «Come mai? A chi è venuto in mente? Siamo alle liste di proscrizione?». «Sembra – sottolinea la parlamentare – che il potere abbia voluto levare di mezzo intellettuali critici, dunque scomodi, e mettere il suo marchio politico, rovinando un appuntamento di grande successo in Italia, ottenuto anche per l’autorevolezza della presidente del Premio, Isabella Bossi Fedrigotti».
«I fatti direbbero – continua la deputata M5S – di un tentativo di colonizzazione politica che potrebbe imbarazzare la signora Bossi Fedrigotti, estranea a queste logiche». «Inoltre è finita – prosegue Nesci – la collaborazione tra il Sistema bibliotecario vibonese e il progettista e direttore artistico Maria Faragò, addirittura sostituita, per i giornali, da Domenico Gangemi, vincitore della passata edizione del Premio Tropea. Fosse vero, sarebbe una vergogna».
La parlamentare denuncia: «Di fatto Tropea ha perduto la sua centralità nel Festival, per motivi interni alla politica. Ciò è molto grave e bisogna parlarne. In Calabria si subordina ogni aspetto della vita alla politica, che spesso pretende di assumere con estrema pochezza qualsiasi decisione, a danno del bene comune». Nesci conclude: «Chiedo a Caligiuri, in quanto assessore regionale alla Cultura, di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità istituzionali, ripristinando le cose e allontanando la politica dalle scelte culturali, queste spettando agli addetti ai lavori».
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