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Aumenti delle tariffe e diminuzione dei servizi, questa è soluzione individuata dalla Giunta regionale per quanto riguarda il Trasporto pubblico locale.
Un’azione che farà precipitare il settore in una condizione inammissibile per i cittadini, per le lavoratrici e lavoratori del settore e per le aziende concessionarie pubbliche e private.
L’ultima Deliberazione di Giunta, la n° 380 del 25 ottobre 2013, in continuità con le deliberazioni precedenti, continua ad usare le tasche dei cittadini come un bancomat per finanziare il servizio e a limitare, contestualmente, il diritto alla mobilità dei residenti.
Nessun processo vero di riforma e di sviluppo del settore sembra interessare la Regione Calabria, alle prese solo con strumenti contabili utili a far quadrare il bilancio, senza tener conto che, l’adozione di un sistema di mobilità moderno ed efficiente, potrebbe realmente attivare in processo di crescita sociale ed economica.
L’attuale programmazione del servizio ci consegna una situazione tragica: corse insufficienti, servizi carenti e non coordinati tra le diverse modalità e, cosa ancora più grave, non coordinati con i pochi treni a lunga percorrenza rimasti per quanto attiene il servizio regionale affidato a Trenitalia.
Non si capisce dunque, come sia possibile, in una regione dove gli indicatori economici certificano una situazione disastrosa, disoccupazione oltre il 27% con quella giovanile oltre il 43%, dove il reddito pro-capite è il più basso d’Europa, chiedere ai cittadini di aumentare la loro partecipazione al costo del servizio.
Ci chiediamo come sia possibile nel vortice della crisi economica, che ha colpito duramente il reddito delle poche famiglie che ancora lo conservano, tagliare i corrispettivi del servizio su gomma del 5% e, contestualmente, aumentare il costo del biglietto del 42% per coprire tale taglio, che sommato all’aumento già attuato nel 2013, ha fatto lievitare il costo del biglietto di oltre il 100% rispetto al 2012, oltre alla soppressione della norma che prevedeva la libera circolazione degli ultra settantenni su tutti i servizi regionali.
La stessa cosa è prevista per i servizi ferroviari; soppressione di fermate, adeguamenti degli orari per rendere compatibili i costi industriali, soppressioni di treni e attivazione di servizi sostitutivi e, ovviamente, aumenti delle tariffe del 15% dopo l’aumento del 10% del 2013 il che significa che complessivamente abbiamo avuto un aumento del 27% in un anno.
Una condizione che peggiorerà in considerazione del fatto che il Governo ha bocciato la proposta di utilizzare, per il biennio 2014/2015, 40 mln di fondi ex Fas per sostenere il settore e che il Decreto legge del governo Monti (Spending review) prevede per gli anni a venire un adeguamento del 3% annuo dei ricavi rispetto ai costi.
Tutto questo associato alla inopportuna dichiarazione dell’assessore Fedele che gli interventi tariffari e i tagli si sono resi necessari perché testualmente “siamo stati fortemente sollecitati ad applicare al più presto l’aumento delle tariffe, avendo rilevato tra l’altro che quelle della Calabria erano le più basse d’Italia” dimenticando, come già detto la condizione sociale ed economica della Calabria e che coloro che utilizzano i servizi fanno parte di quella parte di popolazione e di famiglie con redditi sempre più spesso insufficienti a coprire i bisogni primari.
Forse non è una dimenticanza, l’assessore Fedele, insieme all’intera classe politica di questa regione, vive in un mondo tutto suo dove questi problemi non sono altro che motivo di esercizio matematico.
Rivendichiamo l’universalità del servizio di trasporto pubblico locale come Bene Sociale, parte del nuovo welfare.
E’ urgente adottare provvedimenti diversi, magari calibrando le tariffe di accesso in base ai redditi, con agevolazioni ai pensionati e con l’accesso gratuito ai disoccupati, ai precari, agli studenti, finanziabili eliminando gli sprechi della politica, le agevolazioni e le tessere di libera circolazione regalate ai portatori di consenso.
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