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Riceviamo e pubblichiamo:
Lo scrivente comitato nel far seguito a quanto rappresentato con le precedenti segnalazioni deve rilevare che sebbene si sia proceduto a eseguire dei sopralluoghi presso il torrente Oliveto gli stessi non sono stati finalizzati a rilevare le situazioni che possono determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale, per le persone e le cose, e a identificare gli interventi più urgenti da realizzare. Infatti, i tecnici dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria, in sede di sopralluogo si sono limitati a riscontrare semplicemente il pericolo rappresentato dall’apertura dei varchi ed invitare il Sindaco e il Responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Motta San Giovanni a provvedere alla chiusura degli stessi.
A nostro avviso c’è da dire che l’apertura dei varchi, che sicuramente andranno chiusi, acuisce il pericolo ma non lo determina e riteniamo corretto evidenziare che non si possono attribuire soltanto all’Amministrazione comunale le responsabilità di questo allarmante stato di pericolo per la collettività.
A tal riguardo si pone in risalto che la competente Amministrazione Provinciale, sebbene a conoscenza delle risultanze dei vari sopralluoghi della Protezione Civile a far data 2007, che ravvisavano tra l’altro la necessità e l’urgenza di chiudere i varchi, avrebbe rilasciato nel mese di febbraio 2010 le autorizzazioni per l’attraversamento nell’alveo fluviale delle condotte idriche e fognarie e successivamente l’autorizzazione per la realizzazione della condotta sottomarina del nuovo polo depurativo da realizzarsi lungo l’alveo fluviale. Sono stati inoltre rilasciati in sede di conferenza dei servizi i pareri favorevoli per costruire un nuovo polo depurativo da realizzarsi a ridosso del torrente Oliveto in zona vietata dalla legge, perché ricadente in area di rischio molto elevato per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale. La distruzione di attività socio-economico.
La situazione determinatasi nel torrente Oliveto richiede lavori urgenti per ragioni di tutela della pubblica incolumità tendenti ad eliminare un reale pericolo gravante su pubbliche strutture con il rischio di isolare il centro abitato. Per tale motivo in sede di sopralluogo ci si doveva attivare secondo le modalità della somma urgenza.
Si pone in rilievo il disastroso effetto combinato, in caso di piena del torrente, dal concatenarsi di alcuni fattori, tra cui: riduzione della sezione idraulica in corrispondenza delle luci dei ponti della Ss 106 e di quello ferroviario posto più a valle, la distanza tra il fondo del nuovo alveo formatosi e la quota di sottotrave del ponte stradale è di mt.1,20 circa, mancanza di muri d’argini, grossi alberi posti sull’argine eroso dalle acque torrentizie pronti a crollare, mentre alcuni sono già crollati, presenza nell’alveo fluviale di massi da cava, ricca vegetazione spontanea, depuratore a ridosso del torrente privo di muri d’argine, abitazioni poste lungo l’argine in prossimità della foce, tra cui un popoloso villaggio abitato anche d’inverno, stazione di pompaggio delle acque reflue posta nell’alveo fluviale sullo stesso piano di campagna, condotte idriche e fognarie situate in alveo fluviale e nella sottotrave del ponte stradale.
In caso di piena del torrente le conseguenze anche dal punto di vista igienico-sanitario per la collettività sarebbero gravissime e catastrofiche. Infatti, riteniamo che qualora si dovesse rendere concreta la succitata fattispecie, la popolazione rimarrebbe senza acqua, non sopporterebbe gli asfissianti odori fognari, le aree e le unità abitative circostanti sarebbero inondate anche dai liquami fognari e alto sarebbe il rischio d’insorgenza di qualche epidemia.
E’ inevitabile che l’attuale situazione di grave pericolo ci riporti alla memoria l’inclemenza della natura che nel passato ha fortemente scosso la popolazione di Lazzaro e ci evidenzia che nella realtà l’uomo tiene in scarsa considerazione gli eventi del passato. Infatti senza andare tanto lontano nel tempo dobbiamo registrare che nulla ci ha insegnato l’alluvione del mese di dicembre 1972 – gennaio 1973 che causò ingentissimi danni a beni pubblici e privati nell’intero territorio comunale mettendo a serio repentaglio l’incolumità degli abitanti del Centro e delle Frazioni. Tali eventi pluviometrici hanno recato danni anche alla statale 106 e alla via vecchia provinciale nel tratto che attraversa i torrenti OLIVETO e Ferrina per il crollo delle gabbionate che sostenevano la sede viaria. A seguito del crollo di una briglia è stata danneggiata la condotta idrica posta nel torrente San Vincenzo, in prossimità dell’abitato di Paolia di Lazzaro completamente isolata per interruzione strada collegamento e rete idrica. Un’altra briglia più a valle è stata danneggiata oltre il 70%. (nonostante ciò l’Ente preposto continua a rilasciare autorizzazione per l’attraversamento in alveo delle condotte idriche e fognarie). Ingenti danni anche al torrente Catrica. Il tecnico comunale di fiducia ha certificato la situazione gravissima e allarmante nella frazione Valanidi ricadente nel Comune di Motta SG, ma non meno grave in tutto il territorio del Comune. L’intero territorio comunale per oltre tre giorni è rimasto senza energia elettrica, circa 50 abitazioni sono state evacuate ed altri immobili resi inagibili. Successivi danni sono stati recati al territorio di Motta e Lazzaro anche dal nubifragio del 1996.
Questo stato di grave pericolo che incombe sulla collettività lo si deve anche alle opere che sono state realizzate o permesso di realizzare in violazione della legge e al mancato controllo da parte di alcuni Organi preposti. Ogni anno si assiste al ripetersi di tragedie e dopo l’evento si prende coscienza che alcune di esse potevano essere evitate. Nonostante ciò non si assumono provvedimenti preventivi. Ci domandiamo se ci dobbiamo trovare anche noi di fronte al dramma delle vite umane perdute, ai feriti, alle famiglie che hanno perso tutto, affinché si decida di porre qualche azione di rimedio.
Per meglio rappresentare la situazione di potenziale pericolo che incombe sulla popolazione è opportuno evidenziare che nel raggio di circa tre chilometri scorrono cinque torrenti: Ferrina, Oliveto, Saetta, San Vincenzo e Catrica, a rischio esondazione. Inoltre in località Comunia sovrastante il torrente Saetta, a meno di un chilometro dal Centro del paese vi è la discarica comunale di rsu dismessa nel 2003 che presenta un rischio frana unitamente alla vasta area circostante l’attiguo impianto di compostaggio. Si tenga quindi conto che solitamente nella zona di Lazzaro le piogge anche se violente hanno breve durata, (meno di un’ora) e in caso di precipitazioni piovose di maggiore durata non si esclude che l’intero costone e parte della discarica si potrebbero staccare e trasportati a valle provocherebbero conseguenze tragiche per la popolazione. Se si aggiunge che in concomitanza a tale evento potrebbe verificarsi l’esondazione dei torrenti, sono immaginabili le conseguenza disastrose per la collettività.
Stante ciò, invitiamo ancora una volta gli Enti preposti a voler assumere i provvedimenti più opportuni ovvero a sollecitarli alle Autorità e/o agli Enti locali che manutengono le strutture che determinano il pericolo, per scongiurare il rischio di altre tragedie.
Comitato Spontaneo “Torrente Oliveto” rappresentato da Vincenzo Crea
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